Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
“Ho sempre considerato importante che un essere umano, quando ha raggiunto con me una certa intimità, mi comunichi la gioia di rivedermi. La perfetta indifferenza che invece Emerenc mostrò l’indomani mattina, dopo la notte irreale che aveva trascorso al mio fianco svelandomi parte della sua remota infanzia, non ferì quindi la mia vanità, bensì questo sentimento”.
Il libro che c’è sul mio comodino (anche se non ho un comodino), il libro che sta lassù sul soppalco (diciamo) è di Magda Szabó e si intitola La porta. Uno di quei libri che non sapresti scrivere e che non pensi neppure di saper leggere. E non perché non lo capisci. Tutt’altro. Magari sei lì che ti domandi se capisci davvero quello che dice davvero. In questo caso, una signora che ha portato il marito anziano all’ospedale passa una notte con la sua anziana donna di servizio. Ho letto questo brano e mi sono messo da una parte e dall’altra di questa linea di demarcazione. Una linea dietro e davanti alla quale credo di essere stato più di una volta. Ero io quello che diceva “non ti aspettare che io scriva”, quello che sottolineava “guarda che io non sono uno che telefona”. Sono io quello che rimaneva male se non sentiva quella necessaria intimità seguente un incontro, una frequentazione. Non sto parlando di amore. Sto parlando in senso generale dell’amicizia. Sto parlando di relazioni in senso generale. E neppure di me sto parlando. Perché di me ho informazioni troppo contraddittorie per potere concludere, riassumere. Sto parlando di un libro che racconta di una signora e della sua donna di servizio. Sto parlando di vanità e di intimità. Due cose che, se ci pensate, si assomigliano e invece sono profondamente diverse. Di questo sentimento, parliamo.
Avevo visto a Londra un paio di mesi fa e segnalo un film in uscita in Italia. Tourneè. L'ho visto e mi è piaciuto. Nasce sull'onda dell'interesse per il burlesque ma rende efficacemente il tono con l'effetto docu. Bravo il regista-attore Mathieu Almaric. Belle le atmosfere. Il film è un po' lungo. Un disargine che lo aiuta all'effetto del vuoto e lo comprime ma lo rende un po' noioso. E inefficace.
Giovedì siamo andati a mangiare al cinese, venerdì all'africano, sabato al giapponese. Io ero uno (e trino) e gli altri cambiavano. Così ho mangiato in un'escalation della cucina etnica.
Sabato ci stava che mi facessi un kebab o un couscous e invece sono andato a vedere Il gioiellino e mi è piaciuto. Bravi Girone e Servillo. Chi lo vedeva con me era in visibilio per Servillo io un po' meno. Rideva a ogni piè sospinto mentre a me la sua parte sembrava tragica. Differenti percezioni.
La scritta di ieri è stata subitaneamente coperta da una vernice grigia.
Me la dici una cosa bella? - ha chiesto lei. Una cosa bella. - ha detto lui. E lo era una cosa bella. Davvero.
Ieri sera mi sono trovato questa scritta a pochi metri da casa. Fa riferimento, lo sapete, allo stupro in caserma che ci ha fatti assurgere agli onori della cronaca. A parte il refuso che, stante la mia esperienza avrei potuto provare a correggere, il mio marciapiede verrà storicizzato da questo infausto accadimento. Ogni giorno il mio buongiorno troverà specchio in queste parole. Sperando che chi prova a dimenticare non dimentichi.
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