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 il letto di t... di Carvelli
 
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Per me l'amore è un puro concetto dotato di un corpo inadeguato, che passando attraverso cavi sotterranei, linee telefoniche ecc., riesce faticosamente a trovare il contatto. Una cosa terribilmente imperfetta. A volte ci sono errori di trasmissione. A volte non si conosce il numero. A volte ti chiamano, ma hanno sbagliato numero. Non c'è niente da fare. Finché vivremo in questo corpo, sarà così.

Haruki Murakami
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 17/09/2014 @ 10:06:09, in diario, linkato 1091 volte)
Questo di Giuliano Capecelatro su Roma ("Passeggiate d'autore", Iacobelli editore) è in qualche modo un libro compensativo. Per esagerare, o meglio per estremizzare, vorrei dire che qualunque libro su Roma è compensativo. È quasi una definizione: chi scrive di Roma cerca di compensare un torto. È vero che Roma ha avuto tanto dalla storia e che ha dato tanto a chi vi è transitato, nella sua storia. E diciamo che questa sua attitudine al mito e al rito di sé l'ha resa e la rende immortale. Eppure ogni giorno muore o, come scrive Filippo La Porta, continua a morire. Lui scrive, per essere esatti, nel suo "Roma è una bugia" (Laterza) "Tutto ciò che qui giunge finisce, però non smette di finire". Questa è la ragione della sua eternità. La sua immortalità è qui. In questo present perfect continous. Alla fine chi scrive di Roma si occupa in un certo senso di morte e, magari senza accorgersene, di vita. Ecco che Roma continua a fare il suo dovere balsamico. Vi capita mai di pensare che le strade che spesso si dedicano ai grandi scrittori - e ancor più e a maggior ragione ai piccoli vuoi per ragioni di toponomastica finiscono nelle periferie meno statuite - non sono mai le loro strade? E che quelle che lo sono state spesso conservano dei nomi desueti e che forse meriterebbero nuovi nomi o cobattesimi? Il rito compensativo comunale è la targa. Così ci si riappacifica col fatto che quel personaggio o quel l'evento non ha avuto abbastanza rilievo toponomastico. Dare il nome alle cose o ricordare è il modo più giusto per non perdere. O forse è solo quello che conosciamo. Ma certo qualcosa merita dei ripensamenti. Ad esempio in via Sant'Angela Merici, al Nomentano, già eterna ed eternata dalla parrocchia ha vissuto il grande Cesare Zavattini che è invece ricordato nella periferica Bufalotta senza una ragione biografica. Perché non ripensarlo? Toponomasticamente parlando? E' solo un esempio. Uno dei tanti che si potrebbero fare per non dover chiedere a questo utile libro di Capecelatro un rimborso compensativo della damnatio memoriae che una città pregna di passato è costretta a fare sine die. Uno degli innumerevoli e necessari. Uno, tra le altre cose, alto. Non tarato sul consueto sguardo da vetrina o da marciapiede a cui siamo abituati. Uno, tra le altre cose, nemico dei più piccoli nei suoi intenti educativi o didascalici.
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Di Carvelli (del 13/09/2014 @ 18:22:20, in diario, linkato 1018 volte)
Giorgia - Ti amo settimana prossima che oggi sto un po' impicciata. Ma, se capita, ti chiamo. La vita fa un po' fatica con me: sto sempre di corsa e l'amore mi prende a giorni alterni. La domenica so di riposo gli altri giorni stacco alle nove: se ce la fai bene se no amici come prima. A l'amore ci penso un'altra volta. Ti posso chiedere un favore? Se nel frattempo capiti a Londra mi compri un paio di Dr.Martens rosse a stivaletto? I soldi te li do quando torni.
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Di Carvelli (del 08/09/2014 @ 11:15:24, in diario, linkato 1066 volte)
“Pazza idea (Xenia)” è un bel film greco di Panos H. Koutras. Un film con molte simpatie italiane, non ultima quella per Patty Pravo che è il convitato di pietra di questa rutilante trama da road movie. Protagonisti del film sono Danny e Odysseus, due giovani fratelli di 16 e 18 anni che decidono di partire da Atene (ma il viaggio di Danny inizia da Creta dove vive con la mamma appena scomparsa) alla volta di Salonicco alla ricerca di un padre fuggito lasciandoli bambini. Il film funziona come un viaggio iniziatico con riti dell’amicizia e della conferma del sangue, iniziazioni, animali e oggetti transizionali. Albanesi di nascita i due ragazzi sognano o pretendono un risarcimento che si chiama in mente loro “cittadinanza greca” e che finisce per essere la conferma di un legame di sangue reale contro uno genetico, scientifico che è, al netto di tutto, inutile (e giustifica il bel finale aperto). E serve a rimarcare anche il duro contrappasso che la ricerca della purezza “genetica” può creare. Nella Grecia di oggi: convinta al razzismo per la catarsi di un fallimento economico che è fallimento “politico”, quindi un autodafé un po’ autoriflesso. “Pazza idea” può essere definito un film antigenere. Contro il razzismo in qualsiasi forma e per l’amicizia e i legami reali del sangue, non sessuali né genetici. Qualche sforbiciata nel viaggio e nella fuga (tutta la sequenza centrale, per intenderci) avrebbe reso il film più ritmico.
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Di Carvelli (del 04/09/2014 @ 16:25:03, in diario, linkato 1038 volte)
I golfini, le merendine, le manine. Sudare freddo e caldo. Dopo arriva una leggera brezza e ci si mette a riparo. Roma non è una città dal brutto clima aveva detto rischiando di essere un profeta pessimo. Ma si sarebbero fermati due o tre giorni massimo. Giusto il tempo, per lui, per ricordare una tarda estate di molti anni prima. Per lei un ricordo decisamente lontano, ben oltre la consistenza realistica delle lancette, dei calendari eccetera. In pratica lei no, non era nata. Avevano parlato di procreazione assistita e di premierato, di calcio e di gelati, di una canzone dei Coldplay, di un calciatore che aveva lasciato la moglie. Poi aveva piovuto e lui si era perso in pensieri decisamente lontani.
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