A Karen
di Franz Krauspenhaar
Mia cara,
fino a pochi giorni fa non sapevo nemmeno chi tu fossi. In un pomeriggio di agosto, nel marasma di una vita sempre indietro e in ritardo, nella ricerca di qualcosa che allontanasse per un poco la grigia noia, ho visto un film porno, Fuga dall’Albania, nel quale apparivi proprio tu. Facevi la parte di una giovane che lascia clandestinamente quel paese per sfuggire alle violenze del padre, finisce in Italia e qui diventa una prostituta per gente ricca e influente. Ecco, di albanese e di slavo non avevi proprio niente, così che pensai tu dovessi essere di un altro paese d’ Europa, molto più occidentale. Il tuo viso dai tratti raffinati e dai colori scuri mi fece subito pensare alla cugina Francia. Quando alla fine del film vidi scritto il tuo bel nome, Karen Lancaume, ne fui certo senza controlli, eri francese. Non eri proprio una delle solite facce magiare o ceche, belle ma plastificate, che circolano a tonnellate nel porno d’ogni provenienza e ordine e grado. Eri un bel corpo estraneo. Bella di una bellezza ben diversa. Karen Bach, o Angel Paris, o Carene Lancome, o Karen Lancom, insomma sempre tu con tanti nomi diversi ma tra loro simili, e in trenta film, ho saputo poi, su internet - che ogni volta che un volto d’attore o l’intelligenza di uno scrittore o di un regista mi colpiscono m’informo, affamato di vita e di vite come sono – e ragazza di Lione, della buona borghesia, vissuta spesso in campagna. Che si sposa presto con un dj e sempre presto si divide. Che si dà al porno per pagare i troppi debiti. Bum. Una vita buttata in pasto ai cani dalla bava lunga, sporchi, cattivi. Eri un corpo estraneo. Con quel viso di una dolcezza disperata; e il corpo certo lo avevi bello, ma come mille altri corpi di quell’ambiente, dove è il mezzo di sussistenza dell’essere. Così, quando ho letto su Wikipedia che eri morta – nata nel gennaio del 73, morta a Parigi nel gennaio del 2005 – sono rimasto molto male, colpito duro, sì. Eri morta a 32 anni appena, giovane e per me molto bella, e anche se avevi lasciato quei mattatoi a luci rosse e adesso non sapevi bene più che fare, in fondo eri sempre giovane e avresti potuto rifarti bene, la tua grande partita in fondo era solo iniziata. Nel 2000, col tuo vero nome di Karin Bach, avevi partecipato a quel film “normale”, Baise-moi, che aveva anche avuto successo. E forse avresti potuto tentare persino strade molto alternative a quella del cinema - che comunque tu avevi studiato, da ragazza, comunicazione. Ma insomma, difficile entrare nella vita di chi ha scelto il suicidio per terminarla, come tu avevi fatto. Sonnifero in una dose ingente, in un weekend a casa di amici, in pieno inverno, a Parigi, tutta sola. Hai detto infine basta al cinema del mondo, a questo spettacolo mortale, anche alla speranza che è davvero alla portata di tutti, inclusi i moribondi. Tu hai detto un enorme no, dolce, splendida Karen. Hai preferito chiudere nel sonno più profondo, hai voluto cadere nel sonno del sempre, di prima che tu nascessi, nel sonno prenatale. Sei tornata ad essere stella dopo la caduta. Tu, tesoro, non ce l’hai fatta a sopportare il tuo obbrobrio di fronte alla grandezza della tua stessa vita. E’questo.
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