Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 29/09/2008 @ 09:27:59, in diario, linkato 1153 volte)
Di Carvelli (del 29/09/2008 @ 14:47:10, in diario, linkato 1181 volte)
Nel dolore e nel dolore siamo qui. Nel dolore di questo viaggio che cerchiamo di andare dove non vorremmo essere. Nel dolore di doverci andare e per la fine. (Per il riconoscimento della fine). Andiamo verso la fine a una distanza para di anni e di famiglie. Che brutti i funerali lontani. Che male che fa la strada, per assistere a un non più andare, per ricordarsi la naturalezza con cui si viene meno.
Di Carvelli (del 30/09/2008 @ 09:21:59, in diario, linkato 1444 volte)
Oggi ho messo una giacca di plastica trasparente per confondermi con lo schermo del PC e rifletterne le luci. E' sempre un grande successo per un'azienda avere impiegati riflessivi e d'altronde il camaleontismo deve rimanere patrimonio di tutte le specie animali noi compresi.
Di Carvelli (del 30/09/2008 @ 18:01:08, in diario, linkato 1254 volte)
La distanza da qui a casa è esattamente otto minuti. Ho otto minuti. Otto pensieri. Otto cose da vedere. Otto ricette per la cena. Otto cose da salvare di questa giornata. Inizio da ora. Faccio che siano pensieri felici, momenti leggeri. Incominciando dai prati. Incorniciando i prati e l'acquedotto. Otto volte felice. Otto volte sereno. Otto volte. Non una di meno. Prometto.
Con che devozione scrivi. Come sei fedele. Mi pari un sacerdote. Se non ti piace, un monaco. Con che spirito sei lì a ticchettare. Persino esili ti si sono fatte le mani che persino viene difficile pensare che mani come le tue possano stringere altre mani, toccare il corpo di una donna, sollevare pesi. deve venire ora qualcuno lì a da te a sollevarti quel pacchetto leggero che porti dall'alimentari. E che sguardo sereno e pensoso che hai. Sono passati venti anni e non ti riconosco più. I libri ti hanno cambiato il corpo. Prima pensavo il contrario. E ora? Cosa cambierà ancora. Ora e fra vent'anni.
Da Nuovi Argomenti, da Il primo amore...
12. Che il meglio sia nemico del bene, lo sostenne Voltaire in una sua poesia. Bisognerebbe tuttavia precisare che il filosofo francese, per rafforzare la propria affermazione, l'aveva attribuita a un nostro compatriota: "Dans ses écrits un sage Italien / dit que le mieux est l'ennemi du bien". Ovvero: "Nei suoi scritti un saggio italiano / dice che il meglio è nemico del bene". Non so chi fosse la fonte di tanta sapienza, ma è già una soddisfazione immaginare i nostri antenati decisamente più avveduti di noi. Il perché è presto detto, e ci riporta dai cieli del pensiero, alla terra, e più in particolare al risorto problema delle centrali atomiche. Il motivo per cui diffido del nucleare risiede appunto nell'esempio di Voltaire. In una società incapace di dividere i resti umidi da quelli cartacei, prostrata da incompetenza e corruzione, come sperare nella complessa manutenzione di un impianto? Anche senza affrontare la questione sollevata dallo smaltimento delle scorie di uranio, è ovvio che l'Italia andrebbe trattata alla stregua di quegli "stati canaglia" cui viene proibito l'accesso al nucleare, e questo non per dichiarata aggressività, ma per conclamata insipienza. Non sarebbe più auspicabile dedicarci a sistemi eolici o solari, facilmente controllabili anche con la nostra scarsa affidabilità tecnica e il nostro inesistente senso civico? Questo intendeva dire l'antico motto "il meglio è nemico del bene", nato da una tradizione che da noi sembra ormai tristemente declinata.
www.ilprimoamore.com/testo_1101.html
Capire, non capire, sapere non sapere. Spiegare e correggere. Eccola la commedia umana. Tragica e ridicola. Rappresentata coi difetti dei pupazzi, grossolano espressionismo per risate e pianti facili. Che tristezza tutta la nostra piccolezza, la rappresentazione fatua della nostra grandezza. Dell'intelligenza, del potere, delle capacità. Sì, la commedia umana.
Perdo il mio tempo. Con (segue elenco). Per (segue elenco) Perdo il mio tempo inutilmente e per nessun ritorno. Perdo il mio tempo, regalo il mio tempo. Perdo il mio tempo e sorrido e stringo la mano. Perdo il mio tempo con la falsità malcelata nelle facce buone (ne sono circondato). Perdo il mio tempo nel sorridere di quella bontà, nel compiacermene. Perdo il mio tempo e basta Forse basterebbe utilizzarlo un po' meglio per non essere ora qui a dirselo "Perdo il mio tempo".
La casa di cui parliamo non esiste. Voglio dire, quella casa non c'è. Sei tu che la dici, la immagini. Io ne immagino un'altra. Non è la stessa casa quella di cui parliamo eppure ne parliamo come se fosse una. Quella. Ma non torna. Stanze spostate, mobili diversi: come se parlassimo di due case ma è una. Una che non c'è e che non potrebbe esserci nella realtà di tutte le nostre incongruenze.
Dove sono finiti questi chili? E cosa c'era dentro? Cosa si è perduto? Cosa resta? In dieci chili c'era qualcosa che ora non c'è e non è la sostanza specifica di questa mancanza (grassi, liquidi ecc). Altro manca. Altro è andato via e senza neppure avvisare. Non è come con le taglie: una di meno, due di meno. Una specie di metro secondo. Qui qualcosa è sparito e cercarlo appare quasi inutile, fuori dalla storia.
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