Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Lo confesso: io non ho nessuna speranza. I ciechi parlano di una via d'uscita. Io ci vedo.
Quando gli errori sono esauriti siede come ultimo compagno di fronte a noi il nulla.
Essere un buon operaio, far bene il proprio mestiere era per lui la chiave, la base di tutto. Dipingere bene significava vivere bene. Dava tutto se stesso, si calava con tutta la sua forza in ogni colpo di pennello. Bisogna averlo visto dipingere, dolorosamente teso, la preghiera nel volto, per immaginare quanto della sua anima egli mettesse nel lavoro. Tremava tutto. Esitava, la fronte congestionata quasi enfiata da invisibili pensieri, il busto raggomitolato, il collo incassato nelle spalle e le mani frementi fino al momento in cui, solide, volitive, tenere, posavano il tocco, sicure, e sempre da destra a sinistra. Allora indietreggiava un po', e i suoi occhi si posavano di nuovo sugli oggetti. Rainer Maria Rilke
A mio giudizio, disse Austerlitz, noi non comprendiamo le leggi che regolano il ritorno del passato, e tuttavia ho sempre l'impressione che il tempo non esista affatto, ma esistano soltanto spazi differenti, incastrati gli uni negli altri, in base a una superiore stereometria, fra i quali i vivi e i morti possono entrare e uscire a seconda della loro disposizione d'animo, e quanto più ci penso, tanto più mi sembra che noi, noi che siamo ancora in vita, assumiamo agli occhi dei morti l'aspetto di esseri irreali e visibili solo in particolari condizioni atmosferiche e di luce.
W.G. Sebald - Austerlitz - Adelphi
L'oggetto dei tuoi desideri non è di carne. L'oggetto dei tuoi desideri è di spirito. Non ha nome. Non ha istruzioni. E neppure funziona. L'oggetto dei tuoi desideri ha nuovi desideri - e questo è sconveniente oltre che scomodo. Fa fumo. Fa fiamme. Fa male quello che deve fare l'oggetto dei tuoi desideri. Ma lo hai cercato tanto che ora non puoi dire che non lo vuoi più e che non è, ora che ci pensi, l'oggetto dei tuoi desideri.
Il letto lo chiamò quadro. Il tavolo lo chiamò tappeto. La sedia la chiamò sveglia. Il giornale lo chiamò letto. Lo specchio lo chiamò sedia. La sveglia la chiamò album fotografico. L’armadio lo chiamò giornale. Il tappeto lo chiamò armadio. Il quadro lo chiamò tavolo. E l’album fotografico lo chiamò specchio.
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