Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ieri sera. A cena. Mi racconta di una vita. Anzi due. Nella prima lui ama lei (lui 15 lei 10) ma è tutto qui. Nella seconda lui (50) e lei (45) si mettono insieme. Mi parla anche di tutto quello che c'è in mezzo. Figli, divorzio, cose. Non so perché mi interessanto tanto le vite degli altri. Una scarna forma di dipendenza, neppure un ritrarmi rispetto alla mia, né curiosità fine a se stessa. Perché anche mi chiedo mi piacciono tutti i rapporti a due. Uscire in due parlare in due ecc. Mi sembra di prendere sempre di più, di raccogliere meglio, di essere io stesso più adatto. Anche se non è sempre così.
Camminano parlando da soli. Camminano gesticolando tra sé. Camminano parlando con altri. Camminano gesticolando verso altri. Come pensano? Cosa?
Mi metti e mi togli dalla croce. Mi inchiodi e mi schiodi, corona di spine e spugna d'aceto. Mi rimetti giù esausto dal supplizio e mi chiedi un miracolo estemporaneo. Niente da fare non è cosa di ogni giorno. Per uno che riesce dieci volte nulla. Ma questo nessuno lo scrive e la gente non ha tempo di aspettare che faccia un po' di riscaldamento e prove. Mi chiedi i documenti. Non sono io quello che cercavi.
Alla fine tutte e due le unghie di tutti e due gli alluci sono cadute. Come ci si aspettava (ero stato ben informato da premurosi amici estivi...se fossimo stati in inverno non avrei saputo di che morte sarebbero morte le due unghie). Come ci si aspettava sono cadute senza dolore. Ora ci sono due scuole di pensiero, sempre a sentire gli informatori. 1. Si formerà un'unghia strana ("non normale, brutta" dice l'informatore C.). 2. Tutto tornerà nella norma: unghie, alluci e tutto il resto. Aspetto.
Di Carvelli (del 30/09/2009 @ 16:20:03, in diario, linkato 1659 volte)
Ricevo l'ultimo numero di TRATTI, Foglio di letteratura e grafica da una provincia dell'impero, rivista faentina (80). Trovo dentro questo testo di Grazia Verasani, un pratico kit da abbandono che spero vi torni utile all'occorrenza. Anche se certe cose sarebbe meglio che non occorrano.
DEVI MORIRE (Grazia Verasani)
Cazzo, ma chi l'avrebbe detto Stare tanto tanto tempo insieme a qualcuno E poi un giorno, la persona che ami Ti racconta l'entusiamo, i suoi nuovi legami Sai com'è, è la vita È una storia finita già Poi c'è lei che mi aiuta È così bella sai Si tu devi morire morire morire morire perchè non sai soffrire nè amare nè volere bene Sì tu devi sparire dalla faccia del mondo Coi tuoi occhi di ghiaccio Col tuo cuore incosciente e selvaggio Non mi cercare mai Cristo, porca puttana troia resto qui a sentirmi dire che starò meglio da sola Che anche a letto non funzionavo bene non volevo mai giocare con le cose più oscene Certo che lei è una grande esperta Ti capisce, certo è lei la donna della tua vita Ma ma questi anni tu li butti nel cesso Cadi gù come una foglia al primo colpo di vento Sì tu devi morire morire morire morire Perchè non sai soffrire nè amare nè volere bene Sì tu devi sparire dalla faccia del mondo Coi tuoi denti da squalo Con in bocca il sapore più amaro Non mi cercare mai, non mi cercare mai Si tu devi morire morire morire morire perchè non sai soffrire nè amare nè volere bene Sì tu devi sparire dalla faccia del mondo Coi tuoi occhi di ghiaccio Col tuo cuore incosciente e selvaggio Non mi cercare mai, non mi cercare mai Non mi cercare mai, non mi cercare mai
Di Carvelli (del 30/09/2009 @ 08:51:48, in diario, linkato 1163 volte)
Come accade di frequente in Miyazaki le storie rallentano e poi allungano all'improvviso il passo. In questo scarto c'è spesso la sensazione di quando un motore pesca a vuoto. Gran rumore ma il gommone non si muove. Così anche in Tonari no Totoro (Il mio vicino Totoro). Eppure i disegni sono tra i più belli dei lavori di questo regista giapponese. Paesaggi meravigliosi, intyerni, un fiume. Come storia continuo a pensare che tra tutti la palma continua a meritarla La città incantata anche se qualche lungometraggio ancora mi manca.
Di Carvelli (del 29/09/2009 @ 14:29:36, in diario, linkato 1171 volte)
Di Carvelli (del 29/09/2009 @ 09:42:33, in diario, linkato 1057 volte)
C'è questo fatto del tempo. Un argomento estivo a guardarlo dal punto di vista della meteorologia. Questo fatto che c'è un tempo percepito e uno reale. C'è questo fatto del tempo - anche di quello...come dire?...vitale? esistenziale? - che è e non è in realzione a quello che siamo, avvertiamo. Quanto dobbiamo aspettare per essere veramente felici? Quanto possiamo aspettare? Il tempo che ci va. Ma noi? Ce l'abbiamo quello stesso tempo? Di aspettare?
Di Carvelli (del 28/09/2009 @ 16:47:27, in diario, linkato 1105 volte)
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