Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Quello che inizia e che non finisce, come prosegue? Dici che è tutto un po' lacunoso, dici. ma non potrei purtroppo fare altrimenti. Inizio e lascio tutto un po' così, aperto. Poi, se riesco aggiungo. Mai finisco. E ciò non è bello, lo so. Ma, mi domando, mi sentirei meglio a sapere che lì più nulla: nulla da aggiungere, nulla da omettere, nulla da levare, sostituire. E' che penso di no. Tutto da lì a cascata ne viene.
La volgarità, da dove a dove? La volgarità: una definizione? In quali ambiti, in quali campi, come varia? Esistono situazioni che spostano la soglia di accettazione? Non sarà che in casi, per quanto sporadici, possa presentarsi come il necessario ingrediente della naturalità? Non so eh... la butto lì. Mica ho termini teoretici per dire però, da un punto di vista pratico...
Mi prendono in giro. In specie una mia collega. Dicono (dice) che riesco a ottenere tutto quello che voglio dalle persone. In realtà è solo che a vedere da fuori sembra così. Ma sembra solo: mi sento di poter dire. Qualche volta anche io, forse influenzato, mi accorgo che mi succedono cose singolari. Coincidenze molto fortunate. Ieri, ad esempio, che partivo, Valentina, hostess di terra, mi accoglieva molto al di sopra delle mie possibilità, capacità e meriti. Già da subito, al banco check in (ecco forse il rimprovero: quello di entrare subito in un'empatia forte). Un po' è che era tardi eppure io non potevo rinunciare a comprare un libro (La versione di Barney - che sto ancora leggendo) cosa per cui Valentina mi aveva un po' sgridato. Beh Valentina mi rivede uscire dalla libreria e mi porta con lei dall'ingresso riservato al personale (forse cose così non andrebbero raccontate). Eppure avrei fatto in tempo a sopportare la coda sterminata degli imbarchi, in fondo in fondo. Ma la verità secondo me è solo che esistono persone gentili e mi capita d'incontrarle. Non lo so. Forse so solo che tutto quello che voglio è essere felice e che gli altri lo siano e magari un po' si sente. Tutto qui. E un po' me ne vergogno. Comunque alla domanda di che tratta La versione di Barney ora mi sento di rispondere (ieri no e domani cambierò) che tratta di uno che così e così... che devo ancora leggere un po' per capire. E che non mi va di dire cose che ancora non so e non capisco.
Stamattina il cielo limpido, il sole. ma come se tutto fosse grigio, oscurato. Come se il sole fosse coperto da un velo di pallore. Tolgo e metto gli occhiali da sole come per capacitarmi di questa oscurità luminosa o luminosità oscura. Boh. Qualcosa di strano sta succedendo o succederà. O forse no. Forse sono solo gli occhi che cambiano. Un modo diverso di vedere. Questo solo.
Intanto scrivo. Nell'attesa metto tutto nero su bianco. Scrivo e rileggo e metto da parte. Così dovrebbe essere. Tenere una dispensa di parole per l'inverno mentre è giù autunno qui e a Berlino. E nelle città da cui ci leggiamo. I letti qua su che scorrono nelle versioni estive o invernali. Qui forse piove, altrove forse pure. O no. Siamo o saremo felici. Siamo o saremo in compagnia. Siamo o saremo lontani e ripenseremo con dolcezza a questo momento che è autunno ed eravamo tutti insieme.
Di Carvelli (del 16/10/2008 @ 15:37:04, in diario, linkato 1646 volte)
La figlia piccola
Pensa a quando saremo solo un ricordo nella sua mente adulta e ritorneremo, un giorno tra i tanti, come un cambiamento di luce in una giornata nuvolosa - ci udrà passare? Quando guardando un piatto dei suoi si commuoverà per aver mangiato insieme a noi prugne dolci seduta sulle tue ginocchia al tavolo di cucina un pomeriggio inquieto - che cosa le lasceremo di noi per rassicurarla ancora una volta?
Non ti ci vedo. Che curiosa espressione per formalizzare i nostri limiti che usano. Non ti ci vedo. Eppure se lo racconti... Nessuno è mai un'evidenza di niente. Le cose stanno così. Eppure non a tutti è chiaro che cambiamo sempre e che non saremo mai la stessa cosa che siamo sempre stati. Posso aggiungere "per fortuna"?
Fantasie di allunati
Roberta Salardi
I
Chiudo le tende. Oggi resto in casa. Mi faccio far le carte da un'amica per telefono. Esce una carta brutta e lei me la rigira come può. Ma io ho capito.
Per delle ore vado su e giù come una talpa che scava i suoi cunicoli. Poi mi metto a letto. Mi tiro fin su su la coperta della pioggia e penso a un sogno che vorrei rifare.
Andavo e andavo con l'acqua a mezza gamba, ma non so verso dove né perché. Non so se mi trovassi in una palude, se fossi inseguita da qualcuno o se stessi cercando io qualcosa. Prima ero inseguita, poi cercavo… Raccoglievo delle pietrine colorate ben visibili sul fondo in trasparenza.
II
Mi alzo in piena notte e accendo il televisore. C'è un programma di storia interminabile di cui ho seguito tutte le puntate. Una volta mi capitò di parlare con il lettore dell'ultimo tg. Rimase alcuni minuti a ringraziarmi poiché ero stata l'unica ascoltatrice ad averlo seguito fino alla fine. Quasi tutti se n'erano andati all'interruzione pubblicitaria: lui vedeva tutto. "Ci tengo a essere sempre informata," pronunciai con lieve imbarazzo. Vedendo il suo sorriso, ebbi il coraggio di domandare: "Questo canale si riceve pure nell'aldilà?". Ma la mia domanda lo deluse; mi voltò le spalle senza salutare.
III
Il solito locale del nostro sabato sera. Menù fisso, gli sguardi appesi ai lampadari. Con tutta probabilità, la nostra ultima cena.
Non terminiamo. La luna cade nel piatto e resta lì. Ce ne andiamo senza distinguere la strada.
IV
Ho gli occhi rivoltati e vedo le cose che si vedono di là. Una nebbia lattiginosa, forse. O delle stelle, che son di qua e vorrei portare giù con me. Vorrei portarmi anche il libricino su cui mia madre teneva i conti della spesa. Ai margini io ci disegnavo.
V
L'ho trovata che parlava sotto il letto. Era mia moglie morta due anni fa. Mi ha detto: "Portati qualcosa per il freddo e pochi spiccioli".
VI
Una telefonata a notte fonda. Nessuno rispondeva. Mi affaccio alla finestra caso mai fosse il citofono. Nessuno per la strada. Eppure qualcuno sarà stato… Provo io a fare un numero a caso: tutti zeri. Dall'altro lato del microfono qualcuno sillaba il mio nome lentamente.
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