Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 11/06/2007 @ 11:57:50, in diario, linkato 1259 volte)
Sto leggendo e mi piace il libro di Andrea Bajani. E' scritto bene e comunica qualcosa che tutto sommato ci può tornare utile. E' un libro che serve, in definitiva. Scusate l'utilitarismo, dice che è il mio segno. Io davvero non so ma (se ne parlava ad una cena ieri sera) un libro mi deve dare altro. Non mi deve intrattenere, non mi deve far passare tempo, né avvincere nei gorghi delle sue trame. Forse è che una cosa mi deve dare un'altra cosa. E' una specie di utilitarismo (è vero) ma della coscienza. Una cosa che mi dà un'altra cosa mi sposta. Mi fa andare un po' più in là e io fermo non ci so stare. Se sto fermo mi sento che ho bruciato al mia essenza.
Di Carvelli (del 07/06/2007 @ 12:28:16, in diario, linkato 1503 volte)
"Amare gli animali può far soffrire. Persiste in loro quanto noi abbiamo perduto di sacro".
Così scrive Vincenzo Pardini parlando della fine del suo mulo Giovale, ancora in Tra uomini e lupi, Pequod) ed è incredibile quanto possa essere vicino al vero questo pensiero così concreto e immaginario al tempo stesso. Persino la morte di un animale ha qualcosa di potente e soprannaturale. Vanno ascoltati i racconti di chi ha assistito.
Insomma, tra le altre sezioni sto cercando di aggiornare la sezione Letti di Amicizia. Chi avesse piacere, può fotografare il suo o un altro letto caro - che non necessariamente deve avere un nome riconoscibile - e mandarmelo roberto@carvelli.it. Come se questa sezione potesse diventare un piccolo luogo di intimità o un posto virtuale dove riposarsi.
Sulla metro, alle fermate degli autobus. Su e giù. La gente lotta. Senza che gli siano risparmiati colpi, senza poterseli risparmiare. La gente lotta ma da lontano non si vede. Non si vede da una poltrona, da un auto blu, dal noleggio con conducente, dall'eurostar, dai vetri azzurrati, dal finestrino di un aereo. La gente lotta senza essere vista e subisce queste sviste. Continua a stare in prima linea senza i soldi dell'armatura come carne che va all'affondo delle altre spade. Spade sorrette da carne analogamente aperta alle ferite. La gente lotta senza protezioni, senza rete, rischiando se stessa. Non è demagogia dirlo è demagogia dire che sia demagogia dirlo.
Dici "è un problema di autostima" e hai ragione. Se sei brava e se te lo dicono. Se sei bella e se te lo dicono. Pure io, dico: se sto bene o se sto male. Se sorrido oppure no. E sto torvo, in un angolo della casa. E' un problema di autostima. Persino se piove o se è nuvoloso, se altro non va e scava una disperazione dentro: anche quello è un problema di autostima. Come mi vorrei piuttosto che come mi vorresti. Tutto è, in definitiva, un problema di autostima. Hai ragione.
Di Carvelli (del 31/05/2007 @ 11:51:20, in diario, linkato 1398 volte)
Tutto in famiglia
di Alessandro Robecchi
Siccome il Family Day è venuto bene, già si pensa di farne un appuntamento fisso. Molte sono le amene località italiane che vorrebbero ospitare il prossimo Family Day. Forte - sull'onda dell'emozione - la candidatura del ridente borgo di Marsciano (Umbria): moglie incinta ammazzata di botte, fermato il marito. Anche Belluno ha le carte in regola per ospitare la sagra della famiglia tradizionale: moglie accoltellata dal marito. Anche Parma se lo meriterebbe: moglie strangolata dal marito. Un gemellaggio per ospitare il Family Day si potrebbe tentare tra L'Aquila e Rieti, dove lo stesso tizio ha ammazzato a fucilate la convivente e la figliastra. Roma si candida soltanto con il triste episodio della figlia malata di mente che accoltella la madre. Mentre Gorgonzola (Lombardia), presenta il caso più standard: uccisa dal fidanzato che la sorprende con l'amante (tutti stranieri, in questo caso: al Family Day si potrebbe unire la tradizionale fiaccolata della Lega). E queste sono solo le candidature degli ultimi cinque giorni: quelle quotidiane celebrazioni della famiglia italiana dove alla fine, invece dei cantanti, intervengono i Ris e la scientifica. Altro che i bambini fanno oh! Sto aspettando con ansia che qualche esponente della sinistra ci spieghi che «bisogna ascoltare quella piazza». Bravo, ma quale? Belluno o Parma? Marsciano o Gorgonzola? Essere più precisi, please! Quanto all'emergenza criminalità e alla voglia di sicurezza, la destra che ha trionfato al Nord al grido di «tolleranza zero» dovrebbe valutare alcune opzioni operative, come ad esempio le telecamere nelle sale da pranzo e le ronde notturne nelle camere da letto. Vedremo. Certo non mancano le note positive: se sono scontente della loro presenza nella politica, nell'economia, nelle istituzioni, le donne italiane possono invece gioire per il loro ruolo preminente in famiglia. Come vittime, sono maggioranza assoluta.
il manifesto 30 maggio 2007
Di Carvelli (del 30/05/2007 @ 09:23:18, in diario, linkato 2042 volte)
Come sovente accade la tv diventa maestra di vita e prima i giornali. Come sovente accade creano - l'una e gli altri - delle mode. Semplici. Alla fine si tratta di uno spontaneismo imitatorio o, al minimo, di una coazione a ripetere. E ci volevano davvero tv e giornali ché quando eri ragazzino era dura trovare qualcuno che apprezzasse la tua arte, che lodasse la tua composizione, l'uso del colore, la prospettiva e ti dicesse "bello quel comignolo che fuma e quel sole con gli occhi". Ai miei tempi - scusate la vecchiaia - nessuno se la sentiva di riconoscere in quegli sgorbi mammaepapà e nonnoenonna. Tu disegnavi e al limite la galleria era qualche vecchio armadietto o il corridoio grigio di una scuola dove al tuo nome e cognome si associava classe e sezione come se la tua arte andasse contestualizzata, spiegata con l'età. Se portavi a case le tue malefatte-sgorbio era solo un concerto di carezze e frasi fatte tra il denigratorio e il pietistico. Non come oggi che sembra che i disegni dei bambini meritino le analisi di un Longhi o un Argan o, almeno, di uno psicologo. In questi giorni i disegni dei bambini tengono banco - che metafora inversa! - sono usciti dal tunnel grigio (o grigiastro o verdognolino o azzurrognolo) dei corridoi scolastici per assurgere alle pagine e alle altre facce dei media. Chissà che tutto questo possa essere un preludio a futuri radiosi nel puro spirito dell'evoluzionismo in cui tutti nonostante tutto crediamo.
Di Carvelli (del 29/05/2007 @ 13:07:08, in diario, linkato 1378 volte)
Una faccia, un sorriso, un'emozione. Alla fine sto qui come un artefice, un creatore di tutte queste espressioni, un dilettante che si presume artista e che alla fine non riesce a fare altro che a imbrattarla questa tela. Verniciando sull'altra: un colore sull'altro, un faccia sull'altra. Finora ho inventato tutto. Non so se ho fatto bene. Non so se ho ferito e mi sono ferito. Chi mi rivedrebbe e chi no: magari davanti ad un tribunale definitivo o poco fuori. Come prima degli esami: "Cosa chiedono?", "Che domande fanno?". Ci rivedremo lì: uno sull'altro, uno dietro l'altro. A frotte e spauriti. Io dirò: "Ho inventato tutto". E me ne andrò fiero di questa bassezza, di questo nulla che ora riassumo. Non lo farò per un diciotto politico ma solo per coerenza. Che vada come vada: che costa essere onesto?
Di Carvelli (del 28/05/2007 @ 14:31:19, in diario, linkato 1421 volte)
Da qui a lì. Questo al posto di quello. Sposto le cose. Metto uno dove è un altro. Sostituisco. Rimpasto. Deve essere legato la bisogno di novità. Mettere i mobili in un ordine diverso. Il prototipo è il modellismo, il plastico, la casa delle bambole. Il motivo è la vita. Forse.
Di Carvelli (del 25/05/2007 @ 13:53:09, in diario, linkato 1384 volte)
Mi colpisce sempre il modo in cui ci si spazientisce. La via seguendo la quale ognuno esprime il proprio fastidio. Per il tempo che passa, per esempio. Per l'autobus che non arriva. Per la lentezza di una procedura, di una coda. Lei fa fffff, quello tamburella nervosamente le dita, quello accavalla e scavalla la gamba. Lei si ravvia i capelli nervosa, lui si alza e si abbassa le gambe dei pantaloni. Visti da fuori, solo raramente si assumono posizioni piacevoli ma divertenti sì, succede. Anche spesso. E se non si ha fretta
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