Ogni tanto andare al cinema mi sembra uno slalom tra cose vuote
Ogni tanto andare al cinema mi sembra uno slalom tra cose vuote. Prive di peso. Che non si ancorano a nulla pur pretendendo di aderire a qualcosa. “Bling ring” a un reportage sui nuovi adolescenti americani a caccia di lusso e soldi. Un altro film a biografie sottolineate, rimarcate. Ma mi succede anche con storie di fantasia, film meno realistici. Andare al cinema diventa un percorso a ostacoli tra l’inessenziale. Una gincana tra cose che non ti interessano, cose di cui faresti o vorresti fare a meno. Pur non volendo risultare retorico mi domando a quale ostacolo andrei incontro se decidessi di non evitare gli ostacoli. Se, vinto dalla pigrizia, andassi a impattare su tutto quello che mi trovo davanti allo schermo. Gli ostacoli più evidenti e visibili. E, pur essendo io non dotato di tv, quali rischi ulteriori affronterei se questa passività mi venisse replicata in casa. Delle volte penso a me come a un esperimento di biologia. Mi chiedo cosa ha prodotto e produrrà negli anni questa selettività. Questo schivare ostacoli molto ingombranti e difficili da girarci intorno. Anche l’idea che in fondo tutto questo tempo e spazio è sostituito da altro. Leggere. Studiare. Scegliere film. Dedicare del tempo alla spiritualità. Vedere amici o amiche e in che modo. Mi chiedo ovvero se questa infinitesima deformazione rispetto ad un’altra forma di realtà che non pratico mi porterà a occupare un posto diverso in questo spettro di vita. Emarginato? Problematico? Insulare? E cosa comporterà rispetto agli altri, se avrà ricadute minime su qualcosa o qualcuno.
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