Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Notte
Mi sono sognato un film intero. Bello. C'è una pistola, una pistola che spara. Una pistola che finisce in mani sbagliate. Un giallo involontario. Un film dell'amicizia.
Giorno
Mi sveglio con questa canzone di Vasco. Una delle sue rare cover. Da Creep dei Radiohead.
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Di Carvelli (del 21/10/2009 @ 08:52:00, in diario, linkato 1135 volte)
LA VITA TRANQUILLA
Sei alla finestra. C’è una nube di vetro a forma di cuore. Sei il fantasma sull’albero lì fuori. La strada è muta. Il tempo, come il domani, come la tua vita, è in parte qui, in parte sospeso in aria. Non puoi farci niente. La vita tranquilla non dà preavvisi. Consuma i climi dello sconforto e compare, a piedi, non riconosciuta, senza offrire nulla, e tu sei lì.
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I giorni sono in vantaggio 1.926.346 a 1.926.345. Poi le notti li raggiungeranno.
da Mark Strand Il futuro non è più quello di una volta (minimum fax)
Ieri sera ho visto Tokio-Ga. Rivisto, meglio. Documentario del 1985 (ma girato nel 1983) di Wim Wenders. penso al 1983 in Italia e a oggi. provo, per ricavo, a immaginarmi come sarà cambiato il Giappone e Tokio. Miscelo il tutto con un po' di racconti di amici recentemente lì. Aggiungo qualche articolo e filmati tv, letture recenti e vado a dormire. Sogno me con capelli lunghie arruffati. Mi sveglio alle 5e30 sotto la pioggia che ticchetta dalla finestrella e mi riaddormento. Mi risveglio con la pioggia che ticchetta. Mi ritorna in mente l'immagine dell'attore di Ozu che Wenders intervista (qui nella copertina). La sua grande umiltà. Un'umiltà da imparare. L'immagine del bambino che si rifiuta di fare un passo e si butta a terra di continuo. la pazienza della donan che lo rialza senza mai sgridarlo. Un'ostinazione che non dovremmo mai perdere di fronte alle difficoltà prima di cercare soluzioni facili o scatti.
Gentile A.
grazie del suo apprezzamento che purtroppo è stato surclassato da contemporanei inviti alla leggerezza e all’allegria. Anche a me De Andrè piace e anch'io in genere preferisco il tormento a certe radiose mattine di primavera. Anch’io ho sempre pensato che da quelle parti succedessero cose più interessanti ma devo dire che spesso mi sono dovuto ricredere. La vita mi ha insegnato che sì è bello guardare in basso, in fondo, nel buio ma bisogna cercare di non farsi risucchiare dai crateri del mal di vivere che hanno bei colpi d'occhio verso il basso ma bordi scivolosi. Eccoci, siamo lì, inutile dire che l'atmosfera di quel magma di sotto è seducente. Bello fissare la lava infuocata. A guardarla si perde la dimensione del vuoto, del tempo (che passa). E' narcotica l'osservazione e deresponsabilizzante. Dolorosa ma avvincente. I tempi di ripresa da quel viaggio d’osservazione sono lunghi e sembra che in questa dilatazione sia vinta la battaglia con la fine. Diciamo che l’impressione della vittoria è accentuata dalla dilatazione che suona come una dilazione. Mi viene in mente Sherazade. Forse vincere la morte è ritardarla. Scacciarne la sensazione. Eppure sempre più spesso ho la percezione che il ritardo che realizziamo fissando quel punto vuoto lì in fondo sia solo il ritardo del tempo che percepiamo, non esattamente di quello in cui viviamo. Il ritardo vero lo mettiamo in piedi nello sforzo continuo di migliorarci, di migliorare gli altri, aiutare, compiere sforzi per il bene. Senza risparmio e senza attesa di premi. In denaro o in stima.
Se pensi che mi hai mi perderai se pensi che mi hai perso mi perderai come sia se pensi hai già perso.
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