Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 03/11/2010 @ 09:30:47, in diario, linkato 1123 volte)
Cito dal dizionario del futuro pensato da Douglas Coupland alcune voci che mi hanno colpito.
CECITA’ ALLA VOCE INTERIORE: la quasi universale incapacità degli individui di articolare il tono e la personalità della voce che forma il loro monologo interiore. DENARRAZIONE: il processo attraverso il quale la nostra vita smette di sembrarci un racconto DISFORIA IDENTITARIA DA AEROPORTO: definisce la misura in cui i viaggi moderni spogliano il viaggiatore della sua identità quel tanto che basta a creare il bisogno di acquistare adesivi e articoli regalo per puntellare una personalità lievemente erosa: bandire del mondo, stemmi nobiliari, gadget di scuole e università. DISINIBIZIONE SITUAZIONALE: situazioni sociali in cui si è autorizzati a essere disinibiti, cioè momenti di disinibizione culturalmente approvata: quando si parla con un’indovina, con un cane o altri animali domestici, con estranei e baristi di locali pubblici, o con un medium. DOMENICOFOBIA: paura delle domeniche, una condizione che riflette la paura del tempo libero. Anche nota come ansia calendarica. Da non confondersi con domingofobia o kyriakofobia, paura del giorno del Signore. MIOTTRIE: l’incapacità dei vederci chiaramente come ci vedono gli altri. POSTUMANO: qualunque cosa sia quello che diventeremo poi. REINCARNAZIONE LAMPO: il fatto che quasi tutti gli adulti desiderano un cambiamento radicale anche quando hanno una vita fantastica. Il desiderio di reincarnarsi è universale. TEOREMA DI ROSENWALD: la convinzione che solo le persone sbagliate sono dotate di autostima.
Il resto, un po' del resto, lo trovate qui. http://tutaonline.wordpress.com/2010/11/01/a-dictionary-of-the-near-future-by-douglas-coupland/
Mi è piaciuta questa lettera su Il Primo Amore di Moresco. La linko.
Ci sarò di meno, ci sarò di più
di Antonio Moresco
Oggi compio sessantatré anni e sono alla vigilia di una svolta. D’ora in poi ci sarò di meno. Per lunghi periodi dell’anno non sarò più rintracciabile nella mia casa di Milano e al mio numero di telefono, perché vivrò altrove.
Approfitto di questo spazio pubblico per farlo sapere a chi segue il sito e magari anche a qualche lettore dei miei libri. Se mi telefonerete, è probabile che non mi troverete. Se mi scriverete, è probabile che non vedrò le vostre lettere fino al mio ritorno. Se mi lascerete un messaggio in segreteria, è probabile che potrò richiamarvi solo a distanza di un mese o due, quando passerò da casa e l’avrò potuto ascoltare, se sarà ancora memorizzato.
Non traete delle conclusioni affrettate, non pensate male di me. Non è che sono cambiato, che non rispondo più alle lettere e alle telefonate perché sono diventato uno stronzo. È solo che non sarò più lì, che dove mi troverò non sarò raggiungibile e collegato.
La spiegazione di tutto questo è semplice: sto cercando di cominciare a scrivere il nuovo romanzo che concluderà l’opera cominciata nel 1984 con Gli esordi e proseguita con Canti del caos, e che sarà portata al suo compimento e al suo inveramento da quest’ultimo azzardo. È un lavoro che mi impegnerà per anni e di fronte al quale -in questo momento- provo addirittura una paura fisica, che richiederà lunghi periodi di solitudine e di isolamento.
Perciò, esauriti gli ultimi impegni presi nei mesi scorsi, cercherò di non prenderne altri, se non in rarissimi casi. L’unico impegno stabile che manterrò è quello con il Primo amore.
Sono arrivato tardi a quest’ultima prova, perché nella prima parte della mia vita, per lunghi anni, ho fatto altro, perché la rincorsa è stata per me terribilmente sofferta e lunga.
Ma adesso sono qui, a questa età, di fronte a questo cimento, e non so se avrò gli anni, la salute e le forze. Per questo devo concentrarmi al massimo, aumentare il mio peso specifico, farmi fessura per questa cosa aliena che aspetta di irrompere nella mia vita.
Due notti. Due sogni. In uno c'è Rita Levi Montalcini. E' tutta testa, una testa enorme, quasi una caricatura a cui si attaccano due braccette e due gambette piccolissime. Con le braccette tiene in alto sulla testa una poltrona grande quasi quanto la testa e si muove agilissima. Provo ad aiutarla ma mi manda a quel paese. Nel secondo sogno do da mangiare con il cucchiaino a king kong (qui c'è una spegazione, la notte di halloween ho visto un paio di scimmioni in un bar) steso su una specie di dormieuse ma di tipo sanitario. Mi devo preoccupare?
Avete presente la felicità? Beh dimenticatevene! O meglio dimenticatevi della felicità che vi aspettate. E più bella. E non si spiega. Lo penso oggi dopo aver sentito il racconto di una tipa domenica, o era ieri, a casa mia. Mi racconta la sua storia d'amore che è una storia d'amore strana. Lei sta male per una cosa che è successa in famiglia. E' in preda all'ansia. E prende psicofarmaci. Conosce un tipo. In realtà è talmente stordita che manco sa se le piace. ma un po' le deve piacere e ci fa quello che si fa in questi casi. E, in questo caso, l'atto non è senza conseguenze. Una bellissima conseguenza che oggi ha tredici mesi. Non fa neppure in tempo a pensare se ama o no questo uomo anzi pensa che no e che lo vuole lasciare coma ha fatto varie volte nella vita ma poi pensa alla bimba e dice no, stavolta non andrà così. E infatti questa volta cambia. E lo racconta con tutta l'aria di non sapere questa volta come è successo. Ecco, la felicità succede e quanto dovremmo essere distratti per potercene accorgere. Dico distratti e accorgercene pensando che la felicità passa per una dimenticanza. Di se stessi.
Di Carvelli (del 02/11/2010 @ 09:22:24, in diario, linkato 1029 volte)
Ho visto due mostre: Bronzino a Firenze e Cranach a Roma. Un po' di film che sarebbe lungo qui menzionare. Dico solo dell'ultimo. L'llusionista, opera che segue il bellissimo Appuntamento a Belleville. Siamo andati a vederlo tutti memori del bellissimo precedente. E tutti siamo rimasti un po' delusi dalla storia troppo debole (commissionata in un'operazione pro-Tati?) per disegni bellissimi durati ben sette anni. Chissà perché Sylvain Chomet da dato tutto questo tempo e la sua maestria al così poco di questa storia.
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