Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Pur avendo molte cose da dirvi sarò breve (non come alle conferenze si sente dire prima dei pistolotti). Ho visto due film e ve ne parlerò nel prossimo. Ho avuto - non so come - il tempo per leggiucchiare Antonio Tabucchi - Viaggi e altri viaggi (Feltrinelli). E mi dispiace aver scoperto di essere stato a Kyoto senza aver visto la tomba di Tanizaki su cui c'è scitto un solo ideogramma. Si traduce SILENZIO. Oppure NIENTE. Sarà per un altro viaggio.
Di Carvelli (del 24/01/2011 @ 14:54:33, in diario, linkato 1285 volte)
Parlando di Kyoto, Tabucchi cita questi versi.
Kyoto ha fortuna, fortuna e palazzi, tetti alati, gradini in scala musicale. Attempata ma civettuola, di pietra ma viva, di legno, ma come crescesse dal cielo alla terra. Kyoto è una città bella fino alle lacrime. Vere lacrime d'un certo signore, un intenditore, un amatore di antichità, che in un momento decisivo al tavolo delle conferenze esclamò che in fondo ci sono tante città peggiori - e d'improvviso scoppiò in lacrime sulla sua sedia. Così si salvò Kyoto, decisamente più bella di Hiroshima.
Wislawa Szymborska
Ho visto e non mi è particolarmente piaciuto Qualunquemente. Le battute erano quelle che conoscevamo già (Fazio ecc) e la bravura indiscutibilie dell'attore non emerge. E' schiacciata, soffocata. I personaggi laterali sono abbozzati, prevedibili e dispiace anche per l'uso normalizzato di attori pur bravi. Indispone poi, in un cinema stracolmo la continua risata su un film che è più tragico che comico se uno pensa a quello che viviamo.
Ho visto e mi è molto piaciuto La donna che canta. Un film che, pur a rischio di retorica e di boommalismo (conio qui per dire di "ricerca di effetto") riesce a stare sulla riga. Attori bravi. Ottima costruzione, una costruzione non facile per l'incastro delle storie. Magari ne riparlo.
Di Carvelli (del 26/01/2011 @ 13:57:46, in diario, linkato 1008 volte)
Finalmente è riuscito (ho comprato e, non so come, sono riuscito a leggere un paio di racconti) Sherwood Anderson. Traduzione rivista, copertina sobria (quella della collana repechage della Einaudi) di un bel rosa. Nuovo titolo. Non più Racconti dell'Ohio ma Winesburg, Ohio (titolo originale). Leggo Mani. Mi piace. E' la storia di un ex-maestro di scuola costretto a nascondersi (cambiare città e lavoro) dopo che un bambino ritardato lo ha denigrato e falsamente accusato di molestie. Penso a quanto spesso le parole possano determinare la sofferenza di un uomo. A quanto un giudizio parziale possa rivelarsi assoluto e determinare un'esclusione, una pena, una condanna. Non ho il libro con me. Appena posso vi copio una frase che rivela lo straordinario e visionario talento narrativo di questo scrittore americano.
Di Carvelli (del 27/01/2011 @ 09:40:47, in diario, linkato 1488 volte)
"Occupiamoci perciò brevemente della storia di quelle mani. Forse il fatto che noi ce ne occupiamo farà sorgere il poeta capace di narrare la storia segreta e meravigliosa della ragione per cui quelle mani non furono che bandiere al vento della speranza".
Eccola, la frase da Mani di Sherwood Anderson. Non vi sembra di sentire il brivido delle cose grandi? Il coraggio di un'invocazione laica alla musa della poesia? Un sortilegio? Insomma, qualcosa che ha a che fare sì con l'arte della narrazione ma anche con la invocazione spiritica? Una profonda fede nella letteratura come nel destino?
Non questa notte, la scorsa notte ho sognato. Ho sognato due scimmiette che giocavano con la neve. Facevano delle palle e me le tiravano. Questa notte niente scimmiette. Niente neve. Niente sogni.
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