Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Punto n. 1 Il blog è andato in tilt (e non era per troppi accessi). I commenti non ci sono più causa spam molesto. Non si commenta più. Si accetta o si protesta via mail.
Punto n. 2 Sto leggendo Max Frisch Il mio nome sia Gantenbein (Feltrinelli) e come mio solito cito: "Un uomo ha avuto un'esperienza, ora cerca la storia che le si attaglia - non si può vivere con una esperienza, che rimanga senza storia, così mi pare, e certe volte m'immagino, che un altro possieda proprio la storia, che s'attaglia alla mia esperienza..."
Punto n. 3 Ho visto Silvio forever e non mi è sembrato che aggiunga molto di più al culto di questa personalità. Né tantomeno che gliene tolga.
Punto n. 4 Ho sentito Mahler e parlato dopo con due musicisti che parlavano un linguaggio loro che io non capivo e mi sono sentito inadeguato.
Punto n. 5 Mi sento inadeguato pure adesso. Causa sonno. Causa confusione. Causa incomprensione. Ma il mio nome sia...
Punto 1 al Punto 2. Chi avrà la storia perfetta per la mia esperienza? O: di chi avrò la storia io perfetta per la sua esperienza? Ci penso un po' su. Non troppo però.
Hai detto "un the" ma non era l'ora giusta o forse non ero io giusto. Hai detto "un the" come uno o una che dica una cosa che non pensa. Che sente di dover dire. Hai detto "un the" come qualsiasi cosa che si possa dire al posto di un'altra cosa che non sai dire. E ora siamo qui. Ognuno a casa sua. Senza the. Entrambi.
Ieri sono andato a vedere La fine è il mio inizio, il film tratto dal libro ultimo (postumo) di Tiziano Terzani. Un libro sulla morte, un testamento. Che è un libro che non ho letto. Per cui, diciamo che sono andato a vedere un film su un uomo che sa di morire e vuole lasciare una sua testimonianza. La lascia la figlio ché ne sia lui l'ambasciatore definitivo. So poco di tutto quello che riguarda Terzani. Diciamo che però il tema è di mio interesse. La morte suscita in me un naturale interesse. E' proprio una cosa che mi piace, che mi interessa. Diciamo che - il tempo dirà perché - è qualcosa che mi sta a cuore da ora. da un po' e con forza assertiva. Non so se so qualcosa che non so o che non ho coraggio di dire. Di certo da un po' penso alla mia vita come alla mia morte nella stessa identica urgenza. Ho tempo da vivere? Sì ma non so quanto. Nessuno lo sa. Vivo così come se fossi nel giorno ultimo o provo a vivere la definitività della fine che è poi l'inizio di ogni giornata. Solo il tempo dirà il senso di questa urgenza. Odio perdere tempo. Le persone che fanno perdere tempo. Anche se mi fa piacee perdere tempo con le pesone perché mai è tempo perso quello che si spende per gli altri. Ma è tempo. Tempo che va impiegato nella consapevolezza che c'è e che va. Per cui credo al bene del tempo che passa con le persone nella salvaguardia di questa rara bellezza che è essere insieme in questo ultimo giorno delle nostre vite. E ho scritto "nostre" pensando che il discorso riguarda non solo me. E questa è alla fine quello che penso della fine.
Ringrazio per le attestazioni di stima al mio thè senza te. Il punto saliente a questo punto è quale sia (annosa questione) la dicitura più consona. Qualcuno mi dice di preferire l'anglo-tea, qualcuno una accentazione che la distingua dal pronome. Qualcuno comunque continua a preferire il caffè.
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