Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Oggi vi parlo di un film che ho visto ieri: Les neiges du Kilimandjaro (Le nevi del Kilimangiaro) di Robert Guediguian. Un piccolo film di un regista marsigliese che fa in pratica sempre lo stesso film. Stessi attori, stessa città (Marsiglia appunto), spesso stesso tema. Il film che ho visto ieri (come anticipazione, ma coda di Cannes) è sul tema del conflitto generazionale. I nostri predecessori non ci hanno saputo trasmettere la fatica dell'aver combattuto per degli ideali che ora diamo per scontati o retro. E non sanno capire noi che non ne godiamo né ne godiamo i privilegi nel frattempo evaporati, l'inconciliabilità di quelle lotte con l'inaridimento del contesto sociale ed economico non preventivato. Ma il film è più di questo. C'è una scena assolutamente toccante ed è quando il protagonista in cima a una terrazza con un bicchiere di pastis chiede alla moglie "chissà che cosa avremmo pensato anni fa, ragazzi, se avessimo visto due come noi in cima a una terrazza che bevevano in tranquillità un pastis?". A me questa cosa mi ha un po' commosso anche se non ho capito perché. Né ho capito perché (ma chi mi segue da un po' se ne farà una ragione) tornando a casa ho bevuto un pastis e ho fatto un gesto che si farà ricordare.
La primavera ha la felicità della colazione in giardino. Un rito più lento, distratto e smarginato. Per un tempo che non conta e che non sembra un anno, una stagione, un'occasione.
Antonio Gramsci "Nel succedersi delle generazioni può avvenire che si abbia una generazione anziana dalle idee antiquate e una generazione giovane dalle idee infantili, che cioè manchi l’anello storico intermedio, la generazione che abbia potuto educare i giovani.”
Nei film d'azione a un certo punto c'è qualcuno che rimane indietro (colpito dalle frecce, sbranato dai leoni, i lupi, inseguito dagli zombies, azzoppato, rallentato da una storta...) è allora che uno dice all'altro (a malincuore, molto a malincuore) "andiamo, ormai per lui non c'è più nulla da fare" e se ne vanno alleggeriti anche se cupi. Beh ragazzi, stavolta non ero io.
Nel libro di Lydia Davis c'è un racconto che è una mini-biografia di Marie Curie che curiosamente mi rimbalza davanti più volte negli ultimi tempi. A un certo punto, davanti a un ragazzo che per attirare la sua attenzione tenta il suicidio lei così commenta: "Quel giovanotto non ha il minimo senso delle priorità". Davanti alla morte del marito invece domanda a chi gli dà la notizia: "Pierre è morto? Completamente morto?" Questa domanda mi ha fatto venire in mente un mio commento simile al mio amico Mario che mi telefonò di sera tardi (io ero a lavoro) per annunciarmi la morte del mio caro amico Anthony. "Ma sei sicuro? Controllate bene, chiamate l'ospedale?" Era morto davvero.
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