Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Una poetessa - che conosco solo per scritto - giorni fa mi scriveva un suo credo/monito: "se sei troppo affezionato a una parola levala". Molti scrittori, si sa, familiarizzano troppo coi loro personaggi e questo è un conflitto di interessi. O questo è un modo per dire che non va bene. Molti sceneggiatori scrivono dei dialoghi che amano senza esserne ricambiati. Che funzionino oppure no diventa in fine accessorio. O credono che lo sia. Molti registi lasciano spazio ad attori che poi ingigantiscono la loro parte. Nel loro personaggio o fuori di esso. E questa è quasi extraterritorialità. Quanto almeno innamorarsi di un luogo o di una location. Del libro da cui si è tratta una sceneggiatura o un testo teatrale. Tutto questo e altro ancora ho pensato ieri. Non perché riguardasse il film che vedevo. Non perché serva a vederlo per chi ci andrà. E comunque ieri ho visto Padroni di casa.
la domenica pensavo a dio
la domenica pensavo a dio mentre giravamo la città in autobus. alla pozza per gli incendi sulla strada una cabina elettrica & quaranta & tre cavi correvano dall’aria in quella cabina di compatti mattoni cotti; là nella cabina sulla strada abitava dio. lo vedevo accovacciato nel suo nido di cavi in mezzo ai muri di mattoni senza finestre al fondo nel buio della strada dietro una porta d’acciaio sedeva il buon dio; era infinitamente piccolo & rideva o dormiva
Lutz Seiler - La domenica pensavo a dio - Del Vecchio editore
capo good evening
fuori qui amano i loro piccoli cani dimessi. e qui non è tanto lontano dal divano al recinto come in america. e la sera quando la luce si spegne su, tra gli alberi si appoggia una piccola ombra dimessa al portone e dice: fuori qui sono amato, capisce, amato
wilhelmshorst, 17 giugno 1994
Trad. di Paola Del Zoppo da Lutz Seiler - La domenica pensavo a dio - Del Vecchio editore
Rubare pensieri, legare il fazzoletto per dimenticare e ridere. Cose che fai nel mio nome. "Sono qui e qui rimango". Cose che dici a nome mio. Come se io non fossi io. Cosa che è, in parte, vera. Come vero è, in parte, che non sarai mai me. Cavare ragni dai buchi è il mio sport. Il tuo è rimetterceli. Nel mio nome e ancora nel mio nome. E - dici tu - in nome nostro. "Nostro" lo pronunci ancora con troppa poca convinzione. Poi passi da un lato all'altro della barricata (una barricata che solo tu vedi). Vai per una strada da cui sai che tornerai. E prima di andare dici cose che non pensi. O, dovrei dire, che non sai. Ma sono io che parlo. Mentre tu, come sempre, non ascolti.
La struttura dell'idiozia
La struttura dell'idiozia. Un eroe che sorride perché nessuno lo conosce, nonostante sia proprio lui il centro. Con indolenza si fa portare dalla corrente sulla sua barca a remi. La follia è il suo fiume. Tutto è aperto.
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