Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Che bella questa luce che viene da noi, da ognuno di noi. E che peccato che le facciamo ombra con quel piccolo ombrellone delle nostre paure. Che bello che oggi è lunedì se pensiamo che non ci sarà ne un martedì ne una domenica. E parlo anche di quelli di prima. L'urgenza che dici, che dici tu, è quella che sia tutto un po' deciso (un po' no, sottolinei), che dopo si sappia cosa sarà. Ma questo, se ci pensi, è un altro ombrellone che ti va di aprire col sole e con la pioggia. Cominciando da adesso che è solo un po' nuvoloso.
Una volta ero stato a una festa di compleanno. Una volta ero stato a una partita di calcio. Una volta ero stato a un dopocena. Una volta ero stato a un buffet in piedi. Altre volte sono stato in una specie di discoteca dove per parlare ci si doveva urlare da vicino nelle orecchie. Altre ancora in casa d'altri con la musica bassa bassa e nessuno che parlava. Tutte le volte che vado in un posto diverso da quello in cui sono sempre stato penso se mi ricorderò di esserci stato. Tutte le volte che scrivo dei posti in cui sono stato non sono sempre sicuro di esserci stato davvero. E se davvero ricordo un posto in cui sono stato davvero.
Mi chiamavi Bebo e mi dicevi il piatto del giorno. Le carezze le sapevi fare ma ti eri imposta una tua regola. E la regola era "nessuna carezza". Il piatto del giorno era la carezza della sera. O così ti sembrava. Così si ingrassa senza amore. Le calorie non hanno mai sostituito la tenerezza. Ma, secondo me, lo sapevi pure tu. Si cresce così: imparando e disimparando. Sapere cosa è cosa e poi negarla. Con serietà. Con virtù. Una virtù che non fa felice chi non riceve e chi non dà. E si diventa grandi. Senza mai essere stati piccoli. Tutto sommato la felicità è più spontanea di quello che crediamo.
Nonostante la mia irritazione per il precedente "Copia conforme" sono andato a vedere l'ultimo Kiarostami. Qualcuno da amare (titolo originale: Like Someone in Love). E, lo dico subito, mi è piaciuto. Ma è un'esperienza sociologica che vi suggerisco. Andate a vederlo e poi, nel silenzio dei titoli di coda (vedrete sarà breve), registrate i primi commenti. La sorpresa sarà la varietà: l'irritazione (quella che colsi e provai nel precedente), la perplessità, le lodi manifeste. Dire che la sala si spacca di questi tempi di crisi mi sembra un po' ottimistico ma noterete fazioni contrapposte (che di questi tempi politici non fa varietà). Ci sarà chi loda con un po' di erre moscia e chi dissente greve (ma semplifico). Fidanzati che giocano tutto il tempo con lo smartphone mentre le rispettive seguono e si emozionano. Ma non me la sentirei di fare un biologico uomini contro donne pro. Vi lascio insomma il rammarico diffuso dell'impossibilità di una visione comune. Una pia illusione tutto sommato necessaria alla varietà delle cose.
Di tutte le volte che vado. Di tutte le volte che non torno. Di tutto quello che succede dopo. E di quale è il dopo che succede se non torno. L'ultima pietà dell'addio temporaneo. Quella che alleggerisce. Quella che divide. A breve. Al resto. Che poi sarà di nuovo con me. Con il tempo in mezzo. Con mezzo tempo.
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