Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Voglio morire tante volte. Senza il pianto di nessuno. Qualche lacrima mia, al limite, ché non ci si separa senza dolore da qualsiasi cosa. Anche da quello che ci fa stare male. Voglio imparare l'arte di nascere più volte e senza pancia altrui. Voglio essere l'esempio dell'eternità in pochi minuti. Come compilassi una schedina, sottolineassi con l'evidenziatore, stringessi un bullone.
Il letto lo chiamò quadro. Il tavolo lo chiamò tappeto. La sedia la chiamò sveglia. Il giornale lo chiamò letto. Lo specchio lo chiamò sedia. La sveglia la chiamò album fotografico. L’armadio lo chiamò giornale. Il tappeto lo chiamò armadio. Il quadro lo chiamò tavolo. E l’album fotografico lo chiamò specchio.
L'oggetto dei tuoi desideri non è di carne. L'oggetto dei tuoi desideri è di spirito. Non ha nome. Non ha istruzioni. E neppure funziona. L'oggetto dei tuoi desideri ha nuovi desideri - e questo è sconveniente oltre che scomodo. Fa fumo. Fa fiamme. Fa male quello che deve fare l'oggetto dei tuoi desideri. Ma lo hai cercato tanto che ora non puoi dire che non lo vuoi più e che non è, ora che ci pensi, l'oggetto dei tuoi desideri.
A mio giudizio, disse Austerlitz, noi non comprendiamo le leggi che regolano il ritorno del passato, e tuttavia ho sempre l'impressione che il tempo non esista affatto, ma esistano soltanto spazi differenti, incastrati gli uni negli altri, in base a una superiore stereometria, fra i quali i vivi e i morti possono entrare e uscire a seconda della loro disposizione d'animo, e quanto più ci penso, tanto più mi sembra che noi, noi che siamo ancora in vita, assumiamo agli occhi dei morti l'aspetto di esseri irreali e visibili solo in particolari condizioni atmosferiche e di luce.
W.G. Sebald - Austerlitz - Adelphi
Essere un buon operaio, far bene il proprio mestiere era per lui la chiave, la base di tutto. Dipingere bene significava vivere bene. Dava tutto se stesso, si calava con tutta la sua forza in ogni colpo di pennello. Bisogna averlo visto dipingere, dolorosamente teso, la preghiera nel volto, per immaginare quanto della sua anima egli mettesse nel lavoro. Tremava tutto. Esitava, la fronte congestionata quasi enfiata da invisibili pensieri, il busto raggomitolato, il collo incassato nelle spalle e le mani frementi fino al momento in cui, solide, volitive, tenere, posavano il tocco, sicure, e sempre da destra a sinistra. Allora indietreggiava un po', e i suoi occhi si posavano di nuovo sugli oggetti. Rainer Maria Rilke
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