Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Mobile universo di folate
Mobile universo di folate di raggi, d’ore senza colore, di perenni transiti, di sfarzo di nubi: un attimo ed ecco mutate splendon le forme, ondeggian millenni. E l’arco della porta bassa e il gradino liso di troppi inverni, favola sono nell’improvviso Raggiare del sole di marzo.
Fai tre giri nel mio mondo poi ti metti in piedi come se avessi concluso un esercizio. Nessun applauso. Ancora tre giri nel mio mondo e applaudo io. Non sei più in piedi. Bisogna imparare a cadere. Se c'è una morale è questa.
Lo dico in brutta copia, a voce bassa
Lo dico in brutta copia, a voce bassa, ché non è ancora venuto il momento: il gioco del cielo irresponsabile si attinge col sudore e l’esperienza.
E sotto il cielo dimentichiamo spesso - sotto un purgatoriale cielo effimero - che il felice deposito celeste è una mobile casa della vita.
Di Carvelli (del 11/06/2013 @ 08:48:03, in diario, linkato 1484 volte)
Ciao labile
domani vado e non ritorno più. Quante cose ho imparato da te. Non rispondere alle domande. Non dare ragione a nessuno. Non prendere parte a discussioni. Non essere mai dalla parte sbagliata ma neppure troppo da quella giusta. A meno che sia quella di tutti. Tutto da te, labile. Tutto da te ho imparato. E ora posso dire di essere un po' meno dove sono. Forse un giorno come te potrò dire di non essere da nessuna parte. Avere quella piccola pena con cui senti che nulla appartiene a nulla. Che tutto va come deve andare. Provare quella piccola aritmia e poi rimettere tutto come deve stare. Come sempre è stato. Ho fatto tesoro di ogni tuo silenzio. E adesso posso dire che è inutile cercare di capire a cosa risponde una non risposta. Ora è ora di andare. Cercare un posto dove la gente non ha pretese di lucidità, fame di parole, assertività. O ti incontrerò lì o mai più.
La persona semplice che non sono fa le cose che la persona difficile gli intima di fare. La persona semplice che non sono fa male le cose difficili che pensa di dover fare. Non è il suo genere. Non gli viene bene fare cose difficili che non capisce, non sente. La persona difficile si arrabbia. Poi apre un dialogo con la persona semplice che vorrebbe essere. Il dialogo è in realtà una discussione da cui entrambi pensano di dover uscire con un vincitore. La persona semplice che non sono se ne va irritata, dispiaciuta, delusa. Rimane la persona difficile. Che ora, però, si accorge di non poter fare a meno della persona semplice. La richiama. Inutilmente.
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