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 Il letto di ML... di Carvelli
 
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Dunque, poiché la cosa della quale si parte in cerca non può né deve avere un volto, come riconoscere i mezzi per raggiungerla se non dopo averla raggiunta, e che mai potrà essere la meta se non una meta apparente? Un precettore orientale non parla diversamente, là dove asserisce che il discepolo deve camminare per arrivare, spingersi avanti con la forza del suo spirito al fine di ricevere la sua illuminazione. Il compiersi dell'illuminazione è pari al subitaneo schiudersi del loto o al ridestarsi del sognatore. Non è dato aspettarsi la fine di un sogno, ci si desta spontaneamente quando il sogno è finito. I fiori non si apriranno se ci si aspetta che s'aprano, ciò avverrà da sé quando il tempo sarà maturo. L'illuminazione verso la quale si procede così non si raggiunge. Essa verrà da sé, quando il tempo sia maturo.

Cristina Campo
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 21/10/2009 @ 12:15:41, in diario, linkato 675 volte)
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Di Carvelli (del 21/10/2009 @ 14:40:54, in diario, linkato 836 volte)

Il bellissimo lavoro di Sophie Blackall sugli incontri metropolitani.
http://www.repubblica.it/2006/08/gallerie/spettacoliecultura/illustratrice-incontri/1.html

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Di Carvelli (del 22/10/2009 @ 08:57:19, in diario, linkato 618 volte)
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Di Carvelli (del 23/10/2009 @ 08:41:17, in diario, linkato 625 volte)

Ieri sera ho visto Tokio-Ga. Rivisto, meglio. Documentario del 1985 (ma girato nel 1983) di Wim Wenders. penso al 1983 in Italia e a oggi. provo, per ricavo, a immaginarmi come sarà cambiato il Giappone e Tokio. Miscelo il tutto con un po' di racconti di amici recentemente lì. Aggiungo qualche articolo e filmati tv, letture recenti e vado a dormire. Sogno me con capelli lunghie arruffati. Mi sveglio alle 5e30 sotto la pioggia che ticchetta dalla finestrella e mi riaddormento. Mi risveglio con la pioggia che ticchetta. Mi ritorna in mente l'immagine dell'attore di Ozu che Wenders intervista (qui nella copertina). La sua grande umiltà. Un'umiltà da imparare. L'immagine del bambino che si rifiuta di fare un passo e si butta a terra di continuo. la pazienza della donan che lo rialza senza mai sgridarlo. Un'ostinazione che non dovremmo mai perdere di fronte alle difficoltà prima di cercare soluzioni facili o scatti.

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Di Carvelli (del 23/10/2009 @ 14:56:45, in diario, linkato 664 volte)

Gentile A.

 

grazie del suo apprezzamento che purtroppo è stato surclassato da contemporanei inviti alla leggerezza e all’allegria. Anche a me De Andrè piace e anch'io in genere preferisco il tormento a certe radiose mattine di primavera. Anch’io ho sempre pensato che da quelle parti succedessero cose più interessanti ma devo dire che spesso mi sono dovuto ricredere. La vita mi ha insegnato che sì è bello guardare in basso, in fondo, nel buio ma bisogna cercare di non farsi risucchiare dai crateri del mal di vivere che hanno bei colpi d'occhio verso il basso ma bordi scivolosi. Eccoci, siamo lì, inutile dire che l'atmosfera di quel magma di sotto è seducente. Bello fissare la lava infuocata. A guardarla si perde la dimensione del vuoto, del tempo (che passa). E' narcotica l'osservazione e deresponsabilizzante. Dolorosa ma avvincente. I tempi di ripresa da quel viaggio d’osservazione sono lunghi e sembra che in questa dilatazione sia vinta la battaglia con la fine. Diciamo che l’impressione della vittoria è accentuata dalla dilatazione che suona come una dilazione. Mi viene in mente Sherazade. Forse vincere la morte è ritardarla. Scacciarne la sensazione. Eppure sempre più spesso ho la percezione che il ritardo che realizziamo fissando quel punto vuoto lì in fondo sia solo il ritardo del tempo che percepiamo, non esattamente di quello in cui viviamo. Il ritardo vero lo mettiamo in piedi nello sforzo continuo di migliorarci, di migliorare gli altri, aiutare, compiere sforzi per il bene. Senza risparmio e senza attesa di premi. In denaro o in stima.

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Di Carvelli (del 23/10/2009 @ 16:00:04, in diario, linkato 728 volte)
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Di Carvelli (del 26/10/2009 @ 09:22:28, in diario, linkato 629 volte)

Se pensi che mi hai
mi perderai
se pensi che mi hai perso
mi perderai
come sia
se pensi
hai già perso.

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Di Carvelli (del 26/10/2009 @ 10:07:45, in diario, linkato 615 volte)
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Di Carvelli (del 26/10/2009 @ 16:17:41, in diario, linkato 1010 volte)

 

Giorni fa una mia amica si lamentava dell’amore e, ironizzando, mi coinvolgeva nel suo lamento “parlo anche per te” diceva. Un po’ pavidamente non me la sono sentita di dire nulla (un po’ perché è più facile sottoscrivere i lamenti altrui) ma poi ho pensato che non mi riconoscevo in quel lamento. Che non potevo sottoscriverlo. Ho avuto molto amore. Molto ancora ne ho. Non penso solo a quello che chiamiamo e definiamo “amore” in senso stretto. Compiuto. Concluso. Se devo rimproverare qualcosa a qualcuno preferisco rimproverarla a me. Ho dato meno di quel che ho ricevuto. Se ci penso bene penso di aver dato sempre meno di quello che ho ricevuto e spesso è ancora così. Così preferisco dire che vorrei ripromettermi invece di lamentarmi delle mancanze altrui di fare in modo che il futuro sia traboccante di una offerta riparatrice anche a perdere.

 

Ieri il mio gatto Google, rimproverato per aver finito la mia colazione – un uovo fritto (una distrazione può essere fatale con lui) – ha pensato di disobbligarsi stamattina portandomi sull’uscio di casa un pettirosso non vivo. Che pena vedere quel petto rosso tutto smagrito e l’occhio chiuso. Peccato che avrei preferito finirmi l’uovo fritto invece di immaginare qualsiasi fine alimentare del povero uccelletto.

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Di Carvelli (del 27/10/2009 @ 08:48:23, in diario, linkato 997 volte)

Finito di vedere Guida galattica per autostoppisti. E tre (tre volte che l'ho iniziato e che non riuscivo a finirlo causa sonno). Sono giorni che non farei altro che dormire. Notti, piuttosto. Non farei davvero altro. E senza il minimo senso di colpa. Sono capace di mettere insieme 10 ore 10 di sonno senza fare una piega (al cuscino). Una mia collega mi ha detto di aver sognato la mia casa. Non la mia mia. Una possibile mia: con giardini pensili. Forse il mio cedimento al sonno contagia i sogni altrui. Un qualcosa dio aborigeno, chissà. Tornando a Guida galattica: è un film che merita: divertente, spensierato, positivo e ottimista nelle debolezze che lavora di sistemi di mondi che penseremmo perfetti. Per chiosarla con lo strillo di presentazione, sarà bene tenere a bada il panico. Sempre.  

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