Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Non so cosa è successo ma è successo. So dov'ero. Non lo dimenticherò, no. Non tanto facilmente. E' successo a casa mia e precisamente...non importa. E' successo nell'unico posto dove poteva succedere. E l'ora. Era tra le 6e30 e le 7e15. In mezzo a questo tempo ho sentito una specie di clic e nulla tornerà uguale a prima. Non so bene parlarne ma è successo qualcosa che non so cosa ma è successo e io non sono più quello. Si è pigiato un piccolo interruttore. Se qualcosa era ON ora è OFF. O viceversa. Ma non so parlarne. Né so dire come mi sento. Con le parole, no. Vorrei dirlo con altro. Ora ci penso. Anzi no. Forse fra poco o fra molto farò qualcosa e sarà tutto più chiaro. Cosa è successo. Perché. E tutte le conseguenze.
Ti faccio un test (fallo se vuoi) le risposte te le do domani
1 In un quiz puoi scegliere A o B ma non sai la risposta. Che scegli? 2 Non ti piace tanto tanto la cioccolata ma il dolce è alla cioccolata. A Non lo prendi proprio. B Lo mangi un po' e poi lo lasci. C Lo prendi e vai in un'altra stanza lo appoggi casualmente su una mensola. (Ripeti il test con il vino se astemio/a ecc.) 3 Ti ha chiesto "cosa pensi di me". Gli/Le dici la verità che non è proprio bella da sentirsi dire ma... 4 C'è scritto NON CALPESTARE L'AIUOLA ma è la strada più breve... Che fai? 5 Si è sbagliato a darti il resto. A di tanto: A1 Lo prendi in fondo qualche volta ti potrà pure dire bene, no? A2 Glielo dici. B di poco: B1 Glielo dici. B2 Lo prendi ma dici C--z- una volta che mi capita! 6 Ha(nno) lasciato un lettino al mare e se ne sono andati. A Raccogli l'asciugamano e ti ci siedi. B ti rifiuti ma poi ti adonti se qualcuno va a sdraiarcisi. 7 Al ristorante cinese. Ti lasciano la bottiglia della grappa al ginseng: A te la finisci, una volta che una cosa è gratis anche se non è un granché... B Ne lasci un goccetto e deve essere un fatto di classe... C Puntini puntini... (riempili) 8 Ti metti contro o a favore di vento? 9 Ti cade la panna a terra in gelateria. A Glielo dici al tipo. B Prendi la salvietta e pulisci. C fai finta di nulla 10 Sono finiti i posti in doppia fila. Pensi che stia male parcheggiare in terza e te ne vai. O no (parcheggi in terza).
A sapertelo spiegare che filososo sarei...
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Di Carvelli (del 25/03/2010 @ 10:52:37, in diario, linkato 1024 volte)
Cose che Anna ha detto a Carlo
Ma torniamo ora, dopo questa parentesi su Giuseppe, ad Anna e Carlo. Archiviata la serata al messicano come non particolarmente riuscita, chiunque a questo punto penserebbe che non potesse o dovesse seguirne una seconda. Ma – e anche questo è un discorso molto femminile – ne segue una seconda. Riassumo: Anna ha accettato in prima istanza il bacio di Carlo, in seconda lo ha rifiutato. Poi ha ricevuto una serie di chiamate e nuove proposte di lui – tutte contenenti l’incombenza del suo appartamento – a cui ha detto no. Alla fine ha ceduto a una semplice birra in un pub in una zona neutrale. E la zona neutrale è di nuovo Prati – non il quartiere di lui, non il quartiere di lei. Non lo stesso pub dove si sono conosciuti forse per non creare tradizioni né sentimentalismi ancora del tutto assenti. La birra – quanto dura una birra ormai lo sappiamo – una birra lunga. Cose dette. Parlare tanto di sé (lui). Raccontare i propri successi (lui). Valorizzare i propri pregi (lui). Le avventure di viaggio (lui). Le persone incontrate (lui). Amici o persone famose conosciute (lui). Ecco, ma Anna ha parlato? Forse no. Forse, se non lo ricorda, ha fatto da spalla servizievole al monologo di lui. Forse ha solo fatto tante volte di sì con la testa. Poi si sono alzati. Sono rientrati in macchina e Carlo ha provato di nuovo a baciare Anna. Un bacio che non è stato un bacio. Quasi il suo movimento di prova come di un lanciatore di giavellotto che scalda il braccio. Bocca che non arriva alla bocca. E poi. E poi le parole di Anna.
E ora ecco cosa Anna ha detto a Carlo. “Quello che mi colpisce degli uomini che incontro, la prima cosa che noto in loro è la loro capacità di farmi sentire speciale. E’ una cosa bella a cui poi penso per un po’. Una cosa piacevole che mi accompagna in tutti i giorni a seguire e che mi fa stare bene. Ma un momento dopo, o forse insieme, provo a sentire se quel modo speciale di quella sera o di quella telefonata è una cosa che dura, che può durare. Non è una valutazione casuale, una scommessa. Si tratta solo di concentrarmi e di sentire. Per ogni donna credo sia la stessa cosa. Una donna sa sempre quello che un uomo vuole, quello che offre e quello che nasconde. Poi magari fa finta di non sapere, di non credere che ha detto la verità, che si è proposto nel modo sbagliato o che, in fondo, neanche lui sa bene cosa vuole e che può cambiare. Che sia un problema di educazione sentimentale. Ma una donna lo sa. Quello che mi colpisce in un uomo, la seconda cosa dovrei dire o la cosa che mi fa decidere – e qui parlo solo per me – è se ha il ritmo dello stare in coppia, come un allenamento, una capacità, una disponibilità all’ascolto, all’attesa... ecco che se provo a spiegare mi riesce tutto banale. Non so davvero come spiegartelo: in un uomo è questo quello che mi fa stare davvero bene. Sentire che sa stare in coppia come se fosse un piccolo anticipo di quello che verrà. Una cauzione. Il segno che ritornerà, che non andrà via tanto facilmente. Anche quando starò male, quando avrò le mestruazioni, quando sarò intrattabile, inavvicinabile, non disponibile. Deve essere una cosa che facciamo per biologia noi donne. Sapere che per mesi non siamo pronte all’accoppiamento, sapere che in quel tempo quell’uomo continuerà ad amarci. Questa disponibilità allo stare insieme non è una cosa che hanno tutti. Tutt’altro. E’ la cosa più difficile da trovare in un uomo. Tu mi hai fatto sentire speciale e questo mi ha dato piacere, gioia. Ho passato una serata molto bella al ristorante messicano. E anche stasera sono stata bene. Ma tu non hai comunicato questo ritmo dello stare in coppia, non comunichi questa capacità e questo non mi fa stare davvero bene. Non mi fa sentire a mio agio e non riesco a dire a me stessa di provare lo stesso, di dare, darti, darmi una possibilità”.
Questa volta è stato Carlo a fare qualche volta sì con la testa e tante facce perplesse. Anna si sarà chiesta: ma ha capito? Anna si sarà detta: forse non è chiaro il mio discorso? Ma subito dopo, quando era già a casa.
Di Carvelli (del 26/03/2010 @ 10:15:36, in diario, linkato 1435 volte)
CANDEGGINA CRICETO SOTTACETI
Potrei mettere i sottaceti nella candeggina e che succede? Si sbiancano? Mai visti cetriolini bianchi? Carote pallido salmone? Boh. Magari do al criceto un sottaceto - gli andrà? - e poi lo sbianco in candeggina. Ma io non ho un criceto e i sottaceti non li compro mai. Ma l'arcano lo voglio risolvere a costo di comprare il piscioso topolino e una bella giardiniera (un barattolo). Vi prego aiutatemi a risolverlo.
Ora, se mi segui nel discorso, ti faccio vedere come si precipita. Ora, se mi segui, ti faccio vedere come si cade in una buca senza riuscire a rialzarsi. Ora, se vieni con me, ti faccio vedere come si sopravvive dormendo 11 ore in 3 giorni. Ora, se ti fidi, ti faccio stare male di un male che dopo starai meglio. Ora.
Altre vite insieme a te.
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Ieri ho visto il film di Ozpetek e non mi è dispiaciuto. Dopo due o tre film ampollosi e iper-retorici il regista italoturco sembra essere ritornato (pur nelle mosse di film di sentimenti e quindi al brivido del sentimentalismo) alla misura più moderata di Fate Ignoranti. A proposito del quale domenica la mia casa sembrava l'appartamento fluttuante di quel film e non c'è dubbio che fossi io la più fata e il meno ignorante. E questo la dice lunga sul resto. In un viavai in crescendo di bisogni e generosità abbiamo messo alla storia piante e persone e le parole che non passano. Neanche quelle che non diciamo. E sono tante quelle che non diciamo. E' strano (ed è casuale) che in questi giorni una delle espressioni che ho usato di più è stata proprio "mina vagante". Per quel che riguarda il test propostovi giorni fa non ho le soluzioni né i punteggi, né i profili e questo rientra nella mia sfrenata necessità d'inganno. Di cui, qui, mi pento. per quel che serve.
E comunque il film di Ozpetek, Mine vaganti, finiva così, con questa canzone di Patty Pravo, Sogno.
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Di Carvelli (del 30/03/2010 @ 12:10:16, in diario, linkato 1071 volte)
Voci del verbo "bere". Del verbo "bere bene". Non troppo, non troppo poco. Buono. Scegliere una buona bottiglia e raggiungerla tutte le volte che senti. Come la statua di un santo, come una foto di famiglia, di una figlia. Ma senza adorazioni inutili. Senza essere baciapile. E poi. Poi quello che ci pare. Quello che ho bevuto ultimamente.
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