Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
In anticipo sullo stupore di chi non l'ha riconosciuta mi preme dirvi che la scritta a Ferrazzano (di cui ieri) era citazione da qui
">."L'amore è come l'alcool, più sei impotente e sbronzo e più ti credi forte e scaltro, e sicuro dei tuoi diritti". Letto all'alba dal Viaggio al termine della notte di Celine.
Lo vedo ballare spesso ai concerti. Nella mia zona soprattutto. E' un vecchietto un po' ingobbito e bianco, gli occhi piccoli, il corpo tozzo, vestiti dignitosi. Ai concerti si mette sotto il palco e rivolto verso il pubblico rotea tutte e due le braccia in entrambe i sensi come se tenesse in mano la corda dei pugili, senza saltare. Stava da un tabaccaio e diceva che ieri aveva ballato bene che è più facile quando hai il cemento sotto. Che però gli era dispiaciuto che gli avessero impedito di ballare. Che fastidio davo?, ha chiesto.
Strappo definitivo: Berlusconi caccia Fini e dice che si è tolto un peso come era successo divorziando da Veronica.
Leggo tutte le volte che posso su Il Sole 24 Ore della Domenica la rubrica di Armando Massarenti. http://armandomassarenti.nova100.ilsole24ore.com/Recentemente citando questo spezzone da Woody Allen
">.difendeva le ragioni della monogamia sostenendo come da studi scientifici sia stato dimostrato che non cambiando partner, baciando ovvero lo stesso partner per almeno sei mesi si negativizza il virus dell'herpes (spero di ricordare bene) da cui l'idea che la continuità crea solidità.
"L'immagine di me che cerco di creare nella mia mente per potermi amare è molto diversa da quella che cerco di creare nella mente degli altri perché possano amarmi". Questa frase che ho appuntato tempo fa è del grande poeta W.H. Auden. Mi è tornata in mente ieri mentre dal negozio di un barbiere vicino casa mia uscivano queste note di Mal. C'è questo barbiere vicino casa mia che nella pause tra un cliente e l'altro si mette alla tastiera e canta. Col microfono. C'è qualcosa di catartico e filmico in questo passare e sentire le note giungere dalal sua vetrina tutta spruzzi di profumo e sciabolii di forbici. E' un po' come si dice nella canzone se il tempo si fosse fermato. Per il negozio, per questa musica e un po' anche per me.
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Di Carvelli (del 04/08/2010 @ 08:29:51, in diario, linkato 1166 volte)
Ieri sera - era tanto che non andavo - sono andato al giapponese. Stavo lì e mi guardavo attorno. E' una cosa che faccio con un po' più di circospezione rispetto ad anni fa quando mi poteva accadere di estranearmi persino in una fissazione visiva. Mi domandavo se mangiare giapponese ha in sé qualcosa di snob. Mi chiedevo, in definitiva, se io e gli altri lo eravamo. Ho fatto anche un salto indietro. Nei tempi in cui mangiare cinese rappresentava (ha rappresentato) un salto nel vuoto, una vera rottura che nessuno di noi ha lasciato uguale. C'erano molte coppie, ieri. Qualcuna male assorbita. Nessuna tavolata conviviale alla "cinese". Da cui ho ricavato una mia piccola legge: che mangiare giapponese sia uno snobismo a due o quattro. Ma, dunque, ho accettato di classificarlo nel girone degli snobisti? Non so. Forse mi sono chiesto se mi piaceva davvero quello che mangiavo e se davvero piaceva agli altri. Poi mi sono chiesto se avrei digerito bene. Poi se era stata una bella serata. Se il conto era salato. Se ce la facevo a guidare la moto così lontano. Ed ecco che era finito tutto il mio snobismo. In un colpo di sushi.
Stamane, per rimanere al vizio capitale di cui sopra, mi viene da pensare se possa considerarsi del pari snob l'attendere i titoli di coda dei film al cinema. In fondo - faccio l'avvocato del diavolo - che ce ne frega dell'ultimo runner, dell'accompagnatore della diva. Mi sono trovato delle attenuanti non generiche nell'attesa delle musiche e delle locations. Dove è stato girato? Quale comune, vallata, lago, albero deve essere gratificato di un saluto? Ovviamente ho omesso la possibilità di secondi fini - tipo evitare qualcuno che si è visto e non si vuole per qualche ragione salutare, essere in buona compagnia e attendere il vuoto della sala per avere l'impressione di una visione privata, sentimentale. Qui non ho una legge se non la mia: non sto lì per inseguire nomi come se sfogliassi un paginebianche a rullo, né come se leggessi le infinite clausole di un contratto in corpo2. Sto lì solo per sapere dove passerò una vacanza o quale CD mi comprerò. Ed ecco che anche qui tutto il mio snobismo è capitolato. In un colpo di coda.
Mi chiede se ho presente questo e quello? Sì che ho presente. E poi hai presente quando? Sì. Fa un'infinità di premesse a cui non dà alcun seguito. Mi chiedo se alla fine avere presente tante cose non sia poi d'altronde un limite. Se non ci sono conseguenze. Se tutto rimane uguale. Se niente succede. Questo il limite di noi essere razionali. Siamo animali scientifici e questo ci nuoce. Meglio sarebbe essere animali animali. Magari un po' scientificamente ma animali. Il pensiero di oggi è una dedica all'animalità. Quella che è in noi e quella fuori di noi. Avete presente?
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