Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 25/03/2011 @ 15:04:14, in diario, linkato 1077 volte)
Clouds Gathering, Charles Simic
It seemed the kind of life we wanted. Wild strawberries and cream in the morning. Sunlight in every room. The two of us walking by the sea naked.
Some evenings, however, we found ourselves Unsure of what comes next. Like tragic actors in a theater on fire, With birds circling over our heads, The dark pines strangely still, Each rock we stepped on bloodied by the sunset.
We were back on our terrace sipping wine. Why always this hint of an unhappy ending? Clouds of almost human appearance Gathering on the horizon, but the rest lovely With the air so mild and the sea untroubled.
The night suddenly upon us, a starless night. You lighting a candle, carrying it naked Into our bedroom and blowing it out quickly. The dark pines and grasses strangely still.
E si ammassavano le nuvole
Sembrava il tipo di vita che volevamo. Fragole di bosco e panna al mattino. La luce del sole in ogni stanza. E noi a camminare nudi sulla riva.
Qualche sera, però, ci siamo trovati incerti sul domani. Come attori tragici d’un teatro in fiamme, con gli uccelli a ruotare in cerchio sulle nostre teste, ed i pini scuri inspiegabilmente ancora lì fermi, abbiamo calpestato ogni roccia insanguinata dal tramonto.
E poi di nuovo sul nostro terrazzo a sorseggiare vino. Perché sempre questo senso di tragico finire? Nuvole dalle sembianze quasi umane si ammassavano all’orizzonte, mentre ogni cosa era piacevole nell’aria mite ed il mare sereno.
Poi la notte ancora ci sorprese, una notte senza stelle. Mentre tu accendevi una candela, nuda la portavi in camera da letto ed in fretta la spegnevi, ancora lì, inspiegabilmente fermi nel buio, i pini e l’erba.
trad. n.c., 2009
da http://viadellebelledonne.wordpress.com
Charles Simic qui è di casa. Ve lo ho anticipato venerdì per rendervi conto oggi di un articolo (che avevo già visto venerdì) su Internazionale. Recensisce un libro di Robert K. Elder dal titolo Last words of the executed. Quali parole dicono i condannati prima di morire? Pancho Villa: "Non lasciate che finisca così. Dite alla gente che ho detto qualcosa". Nathan Hale: "Rimpiango solo di avere una sola vita da dare al mio paese". Oggi, in attesa di uan burrascosa mattinata, direi "un uragano, non solo d'acqua, ci sommergerà".
Sempre più difficile
vederti una volta sola e poi mai più
dev’essere più facile che vederti ancora una volta e poi mai più
Vederti ancora una volta e poi mai più dev’essere più facile che vederti ancora due volte e poi mai più
Vederti ancora due volte e poi mai più dev’essere più facile che vederti ancora tre volte e poi mai più
Ma io sono uno sciocco e voglio vederti ancora molte volte prima di non poterti vedere mai più.
Erich Fried
Di Carvelli (del 29/03/2011 @ 16:35:35, in diario, linkato 1639 volte)
D'accordo, non è precisamente un'attività faticosa, problematica, onerosa. Dissalare il baccalà non si può definire una fatica ma necessita di una sua sciapa (mi viene da dire) efficienza. E' una delle attività di questi giorni: non so a quale cena votata. Baccalà: chissà perché è sinonimo di stoltezza. Forse viene proprio da questo essere destinato a questo via vai passivo nell'acqua. Dall'acqua all'acqua come dalla padella alla brace.
Di fronte a campane a morto sulla nostra cinematografia mi preme dirvi quello che un critico non vi direbbe. Perché paludato o coscienziosamente concentrato su un prontuario d'arte e impegno (spesso viceversa). Ma io sono un consumatore. E un semplice cosumatore critico (per quanto laureato...nella materia o quasi). Non viceversa. E quindi mi posso permettere di dire (da consumatore critico, solo quello) che il nostro cinema gode di buona salute ma il merito non è spiccatamente di quelli che ci vengono venduti come capolavori, come nuovi o novelli Antonioni, Fellini. Per quanto qualcuno si distingua e ora mi vine da pensare ai travolgenti esordi e seguiti di Mereu e Diritti. Dicevo: il merito è della commedia. Di quella schiera di registi e soprattutto sceneggiatori come Brizzi, Genovese, Miniero, Bruno. Sono loro gli eroi di questa reinassance (qui sì c'è un filo comune, una scuola per quanto non un'università, una corrente vitale) e dispiace che ciò passi inosservato, pur preceduto dai dovuti distinguo, ai nostri corsivisti ed esperti e pluridecorati critici cinematografici.
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