Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
A un certo punto ieri eravamo in mezzo al vuoto. Come in un film. Nel nulla. A destra tre cavalli in un campo. A sinistra un frutteto. Siamo scesi ordinati dal pullman e siamo rimasti in mezzo a questo niente senza sapere cosa pensare. E cosa dire. Tutti i nostri piani sono cambiati. Andare all'ospedale uno. Una a scuola. Eravamo vuotati da tutte le nostre attenzioni. Eravamo tutto e nulla.
Pioggia
Mi sono svegliato stamattina con una gran voglia di restare tutto il giorno a letto a leggere. Ho cercato di combatterla per un minuto.
Poi ho guardato fuori dalla finestra alla pioggia. E mi sono arreso. Mi sono affidato totalmente alla custodia di questa mattinata piovosa.
Rivivrei la mia vita un'altra volta? Rifarei gli stessi imperdonabili errori? Sì, se appena potessi, sì. Li rifarei.
(Da Raymond Carver, Racconti in forma di poesia, Minimun Fax)
Ho visto sabato scorso questo piccolo film francese Angèle e Tony e mi è piaciuto. L'amica che l'ha visto con me a un certo punto ha dissentito ("questo film potevo scriverlo anche io...ci sono solo quattro dialoghi") ma poi è capitolata di fronte alla scena finale. La differenza tra il pianto di un uomo e quello di una donna è che dopo lei va in bagno e tu puoi risparmiartelo. A lei scola il rimmel, la matita e a te no. D'altro canto lei viene guardata con più tolleranza tu meno. Ma non è questo che volevo dire ma quello che ho detto a lei ovvero che secondo me se un film è scritto bene (e, ovvio, non dico che è o non è un capolavoro) succedono queste cose. Che una scena apparentemente semplice come quella che chiude questo film chiama un bel pianto liberatorio, un transfert, una soluzione. Un film che si potrebbe consigliare a chi crede convintamente che l'amore non potrà mai più essere. Ma deve essere davvero convinto/a.
Metti in versi la vita, trascrivi fedelmente, senza tacere particolare alcuno, l’evidenza dei vivi.
Ma non dimenticare che vedere non è sapere, né potere, bensì ridicolo un altro voler essere che te.
Nel sotto e nel soprammondo s’allacciano complicità di visceri, saettando occhiate d’accordi. E gli astanti s’affacciano
al limbo delle intermedie balaustre: applaudono, compiangono entrambi i sensi del sublime - l’infame, l’illustre.
Inoltre metti in versi che morire è possibile più che nascere e in ogni caso l’essere è più del dire.
(Giovanni Giudici)
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