Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ho visto da poco Diaz. Un po' resistendo a quel "ci devi andare" che mi faceva fare resistenza. Avevo visto a suo tempo Romanzo di una strage. E mi trovo qui ora a pensarli insieme. Come due film che andavano fatti. Due film che hanno uno lo svantaggio e l'altro il semivantaggio del tempo. In realtà erano e sono due film che andavano fatti ma che raccontano una realtà a cui la finzione poco può dare se non le macchiette o il "al posto di". Come si dice con parole abusate "la realtà supera la fantasia". E così mi sono commosso e indignato ma interessato meno (meno dei reportage fatti al tempo). Ma, ripeto, capisco e approvo i perché della realizzazione. Fare un film storico-civile - per dire: un Le mani sulla città - non è cosa facile. Più facile tirare su un Gomorrafilm da un Gomorralibro. In tutti i casi anche se non riescono o riescono parzialmente (qui i due registi sono stati bravi uno a far parlare realtà e ricostruzione insieme, lì a distendere una verità un po' asseverata per quanto poi surgelata) le operazioni di questo tipo hanno a dispetto di loro stesse un perché più grande. Che noi facciamo nostro. In un paese che ha più gambe di memoria corte. Voglio dire: una paese che fatica ad allontanarsi quanto basta (cioè molto) dai suoi errori.
Tempo verrà in cui, con esultanza, saluterai te stesso arrivato alla tua porta, nel tuo proprio specchio, e ognuno sorriderà al benvenuto dell'altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia. Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io. Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la vita, che hai ignorato per un altro e che ti sa a memoria. Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,
le fotografie, le note disperate, sbuccia via dallo specchio la tua immagine. Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.
da Mappa del nuovo mondo
Di una pena segreta vivi. Di una pena segreta muori. Tanto valeva dirla. E non era più segreta. e, forse, non era più pena.
L'ultimo ricordo è la tua voce prima che tutto si confonda e poi sbiadisca, in controluce; dopo c'è stato un volo nella notte, un tuffo dentro l'acqua più profonda, lo scivolare netto dove l'ombra inghiotte l'aria, e l'onda è un vortice che spiomba... Mentre ogni cosa rimbomba per voi che rimanete, a custodire il corpo inerme chiuso nel silenzio e nell'assenza, ormai slacciato da ogni appartenenza...
C'era la neve i cani latrati gli uccelli caduti i topi perduti le pecore beeee. Tu hai detto sarà l'ultima volta. C'era la neve, non ricordo altro.
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