Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
"Non si sa chi ha vinto ma chi ha perso per cosa ha perso sì eppure si continua a cercare i vincitori e i perdenti". Questo dovrebbe essere il titolo un po' lungo del post di oggi. Nel balletto di proposte e solleciti o solletichi si dimentica che il tema di questo post voto non è il leader che ha vinto né chi ha perso. (E di conseguenza a chi tocchi fare il premier o quale debba essere l'asse del nuovo potere: tutto sommato un modo di pensare anacronistico e illuso visto il momento). Ma quali le istanze principali (visto che molti di quelli che hanno votato non conoscono né si sono premurati di leggere i programmi dettagliati di quelli che hanno votato) che hanno sollecitato il voto. Chi ha dato il suo consenso - quello che ha spostato, diciamo così, l'orizzonte delle probabilità (anche sondaggistiche) delle elezioni - lo ha dato fondamentalmente contro due sistemi che non ha condiviso. L'austerità comandata dai dettati europei e/o la corruzione politica, gli sprechi sociali, i sovrapprezzi sistemici, le differenze, il tema delle caste (ormai non più un discorso di nicchia ma ampiamente sviscerato da pensatori non laterali). Indipendentemente dalla condivisione dei leader che li hanno propugnati e dei modi in cui lo hanno fatto. Sull'austerità forse poco possiamo pensano molti (ma non si interrogano abbastanza sulla gradualità e lo specifico delle possibili richieste di risparmio; altri la condividono ma nimby). Insomma: i temi della politica, di questa bella e nuova stagione (per la quale io mi sento di spostare il mio consueto pessimismo o la prudenza verso il più) che si apre con un voto apparentemente confuso, contraddittorio e che spaventa molti dovrebbero essere quelli di alcune risposte non più eludibili. Per la coesione sociale non si può pensare di avanzare una legislatura fondata su richieste di contrazione senza prima rispondere a dei temi pressanti. Come voteremo la prossima volta? Come eserciteremo la giustizia nei prossimi anni? Si può pensare di essere ancora assoggettati a crisi sistemiche senza prima aver creato una combinazione sana e virtuosa di interesse al bene pubblico e impegno politico pagato? Quale può essere il modo migliore per declinare le forme della rappresentanza senza finire per creare la rappresentanza migliore delle forme? Nessuno ad oggi sa se questo possa coincidere con l'azzeramento di qualcosa di preciso (i partiti? il loro modo di funzionare e finanziarsi?). Ma certo tutti capiscono che quello che negli anni si è cristallizzato (cristallizzando anche sprechi e interessi) non può più essere tenuto in piedi. La strada per sciogliere queste forme di indurimento di quello che dovrebbe essere in movimento e per la gente non la sa nessuno. Né è detto che debba essere esplosiva. Ma deve essere. E da qui si deve partire.
Se durassimo in eterno
Se durassimo in eterno Tutto cambierebbe Dato che siamo mortali Molto rimane come prima
Sul numero di marzo in edicola di Paese Sera ho scritto "A passo di libro. Guida d'autore per scoprire Roma". Inizia così:
Qualche anno fa parlare di città e di nuovi attraversamenti urbani era un tema nell’aria. Uno spiritello che girava, fluttuava e, infine, vorticò. Era stato annunciato, per rimanere a Roma, dalle pagine cittadine de la Repubblica e dal lavoro di Accattone. Ma laboratori di scrittura sul racconto si erano diffusi anche prima e in tutto lo stivale. In quel giro di anni (più o meno dieci anni fa) sono usciti tanti libri che concretizzavano quel sentimento e trasformavano in viaggi le vecchie passeggiate urbane. Gli scrittori di viaggio – e non più i giornalisti di settore – che le officiavano sembravano dire che, così come il superamento del genere era ormai conclamato (ma da noi era successo ben prima con la fantascienza di Landolfi e il poliziesco di Gadda e comunque ben dopo che il feuilleton assurgesse alla letteratura tout court), era tempo di affrancare quello “letteratura di viaggio” ancorandolo al raggio ristretto di una promenade cittadina. Eccoli allora deporre le armi più o meno affilate delle storie e dei personaggi per raccontare gli sfondi, facendo diventare i luoghi gli oggetti primari delle loro narrazioni sostituendoli al primo piano molto umano che prima le colonizzava. Anche questa era letteratura e non più letteratura dei luoghi.
www.paesesera.it/Header/Il-mensile/Movimento-lento
Limpido, lento il passo verso il vero fa di una strada aggrovigliata di arbusti un sentiero. Poi dirai che sono servite lame. Dirai che è stato faticoso. Che era meglio cercare una via già segnata. Ma è la stanchezza, la stessa che ti ha portato dove sei ora, che ha fatto tutto il lavoro. Non tu. Che ero la riposi, quella stanchezza. Placido, sazio. Quanto prima eri gravido di tensione e confusione.
Credere nell'uomo - Nazim Hikmet
Non vivere come un inquilino o come un villeggiante nella natura. Vivi in questo mondo come se fosse la casa di tuo padre. credi al grano alla terra, al mare, ma prima di tutto credi all'uomo. Ama la nube, la macchina, il libro ma prima di tutto ama l'uomo. senti la tristezza del ramo che secca, del pianeta che si spegne, della bestia che è inferma, ma prima di tutto la tristezza dell'uomo. Che tutti i beni terrestri ti diano a piene mani la gioia, che l'ombra e la luce ti diano a piene mani la gioia, ma prima di tutto che l'uomo ti dia a piene mani la gioia.
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