Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
E' un talento. Un giovane drammaturgo (www.drammaturgia.it/recensioni/recensione1.php?id=1901) che ha esordito presto e bene (e bene è poco). Ieri ho visto nella meravigliosa essenzialità di Tor Tre Teste, sotto la chiesa di Meier un suo testo generosamente interpretato da due bravi attori (Silvia Frasson e Lorenzo Bartoli). Il testo di intitola Natura morta in un fosso. Un giallo o un poliziesco a più voci. Straniato e ironico, ossessivo e frustrante.
Per tutti i lettori di Repubblica (nella pagina dei Giochi di Bartezzaghi) Duccio Battistrada - che è uno che ci segue lengo questo diario - ci delizierà con le sue rime nonsense e oggi inizia così...in onore di chi ama o non ama l'inverno...
Fior di Marudo
se il genio va dicendo: "Io non sudo!"
non gli credete: è perché gira nudo.
Il senso della misura. Meglio l'autocontrollo. L'essere presenti a se stessi. Tre come uno: mi sembra questa una delle caratteristiche più importanti di un essere umano senziente. Clonato o no che sia. Non intendo che uno non possa fare le cazzate che vuole. No no. Ma che abbia il senso del giusto. Direte voi...hai pensato tutto ciò in rilievo a quella povera mano di marmo amputata a Firenze? Dirò di no. L'ho pensato ieri sera osservando un tipo che intervistava un altro tipo dal vivo. Imbarazzato io, fischiati loro. Irritati tutti. Il perché era nell'ovvio ma chi appunto non ha il suddetto senso del limite, avvertimento di sé, rimane stupito, interdetto. Farsi qualche domanda in certi casi può servire invece di farle agli altri.
Tutti i discorsi di questi giorni (amici, bar, ufficio echipiùnehapiùnemetta) vertono su una domanda precisa: dove vai in vacanza? Ma non finisce lì. C'è un seguito: con chi vai? Ma soprattutto: fino a quando? Al che interiezioni di ogni sorta...e uno (maschio adulto) che ha avuto il coraggio di dire "quest'anno solo tre settimane" e non aveva un'aria felice.
Le mode iniziano in un certo modo. Un passaparola e si diffondono. Non so perché ma sono attratto dalla fase2. Quella in cui la stessa moda è fatta propria da chiunque. Per esempio il piercing o il tatuaggio o l'ombellico scoperto. Chi inizia ha tutti i requisiti a posto. Per esempio ventre piatto. E fin lì tutto bene. Per me il bello inizia quando tutto si corrompe e scadono le regole, le inibizioni, la prassi, i divieti, i "sarebbe meglio". Solo allora le mode si democratizzano e si corrompono. Solo allora sono interessanti.
Come si dice se uno lavora anche se poi ha piacere di lavorare ma comunque non lo fa sulla spiaggia o in montagna ma nella sua casa? Ma la sera esce e in parte si diverte ma è lì per lavoro. E torna a casa e lavora. Come si dice? La parola giusta non è vacanza. Ma sei riposato e non sei invidioso delle vacanze altrui. la parola giusta non è nemmeno riposo (che chi riposa dorme). Ma anche se manca la parola è stata una bella estate.
La forma dell'estate è il caldo, il calco di sudore, l'incapacità di pensare a lungo e in profondità. La forma dell'estate è il vuoto, l'economia dei movimenti, una stasi obbligatoria, la voce più bassa, il non contare, il non ricordare. La forma dell'estate è tutte le estati di prima, che non ricordi e tutte le estati dopo che non sai pensare. Forse per avere più pace dentro bisognerebbe avere più estati fuori. Caldo sudore e altre smemoratezze.
E' una poesia... di questo bel tipo qua...un maestro: Samuel Beckett (Ho detto Beckett non Bekham)
I. cascando
I.
perché no semplicemente la deprecata occasione della effusione verbale?
non è meglio abortire che essere sterili? le ore dopo la tua partenza sono così plumbee cominciano sempre troppo presto a trascinare i rampini a artigliare ciecamente il letto della mancanza svellendo le ossa i vecchi amori orbite già riempite di occhi come i tuoi tutto sempre è meglio troppo presto che mai il nero bisogno spruzzato sulle loro facce di nuovo dicendo nove giorni mai fecero galleggiare l'amato né nove mesi né nove vite
2.
di nuovo dicendo se non mi insegni non imparerò di nuovo dicendo anche per le ultime volte c'è un'ultima volta ultime volte di mendicare ultime volte di amare di sapere di non sapere di fingere un'ultima anche per le ultime volte di dire se non mi ami non sarò amato se non ti amo non amerò il battiburro di parole stantie di nuovo nel cuore amore amore amore tonfo del vecchio pistone che pesta l'inalterabile siero di parole
di nuovo atterrito di non amare di amare e non te di essere amato e non da te di sapere di non sapere di fingere fingere
io e tutti gli altri che ti ameranno se ti amano
3.
a meno che ti amino
1936.
Non so come si possa definire quella sensazione. Dovrebbe essere una parola tipo "ostacoli". Tu stai tutto concentrato a finire qualcosa o a sviluppare qualcos'altro e, all'improvviso, qualcosa si mette a congiurare contro te. Nella scrittura spesso. Per esempio il mio primo libro ha patito (come si legge nei ringraziamenti) una vicenda di carambole negative (dal file al cartaceo) che rischiavano di cancellarlo. La vicenda di ripete ora via USB. Che dire?! Che forse, proprio quando stai facendo qualcosa che è importante o bello o meraviglioso per te (e tu pensi che dato che sta succedendo qualcosa che è importante o bello o meraviglioso per te tutto deve andare per il verso giusto, di diritto e per definizione) qualcosa congiura contro. E allora che fai? Se ti spaventi crolli (se crolli vuol dire che ti sei fatto spaventare) se no rilanci, ti fai la punta come una matitae prosegui. Anche a matita.
Sharm el Sheikh, Santo Domingo, Santo Stefano, Santa Maria di Leuca, Santorini (e altri santini)... Pregate per noi. Noi noi. Noi che non siamo andati in vacanza. Gli altri... ma sì, pure per loro. I marciapiedi in questi giori, i bar, i tavoli d'ufficio, sono tutti un rosario di località turistiche. Provo a pensare a un santo mio ma non ce l'ho. Eppure, mai come quest'estate, mi sento in vaso di religiosità. Sarà il mare. Quello che non ho visto. Sarà la mia colonna romana da cenobita...
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