Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 27/04/2006 @ 14:19:05, in diario, linkato 1685 volte)
A un certo punto una qualsiasi musica dei tuoi fatidici anni Ottanta e fai la faccia estasiata. E' giorni che dici che non stai bene, che ti pesa tutto, che niente è come dovrebbe. E poi Grass degli XTC o i Prefab Sprout o The Alarm o Patience di Lloyd Cole e fai una faccia distesa. Non è la stessa di ieri? Ti dico "no". Che c'è di diverso? "Se non te ne accorgi da solo non te lo dico". E alla fine la faccia distesa non ce l'hai più. Ho raggiunto il mio scopo? Penso di no ma se a fianco a me ci fosse un matematico con la faccia severa della scienza e un semplice pallottoliere - così tanto per iniziare il calcolo - allora sì che si vedrebbe con chiarezza che il risultato delle mie azioni è l'infelicità. Ma bisogna enucleare le leggi e il matematico dice "il tempo non torna mai davvero e se torna non cambia il tempo, il tempo cambia il tempo solo in quel tempo". E la musica non cambia.
Di Carvelli (del 28/04/2006 @ 15:13:00, in diario, linkato 1451 volte)
Quel tipo di lettura che interrompe i biscotti e i cornetti, fraziona una fetta di torta, distanzia un cucchiaino di yogurth da un sorso di the o caffè e il salato, che so... una frittata. Quel tipo di frasi lette a mozzichi in un libro caro ma per troppo riposto. Quelle parole che ti sembrava di ricordare diverse, la carta ingiallita, la copertina consumata, una dedica non tua e non per te. Quel tipo di letture lì. Illuminanti.
Di Carvelli (del 02/05/2006 @ 10:27:22, in diario, linkato 1088 volte)
Mettete su un motore di ricerca "blobfish" e guardate in cosa vi accade d'imbattervi. E' un pesce? Dove si trova? In quali abissi? A quali profondità? E' incredibile quanto la fantasia del disegno spesso sia superata dalla spiazzante scoperta di un segreto naturalistico. Rivelato. A sopresa.
E' chiaro che alle volte le cose non vanno bene. E' chiaro che ci sono delle delusioni. Forse è proprio inevitabile. Letteralmente. Vedere cose che non ci tornano, leggere idee nostre svolte e sbandierate da altri. Il catalogo delle delusioni è infinito, sterminato. Ma è vero altrettanto che sfogliarlo non conviene a noi. Quindi non conviene punto. Meglio parlare di margherite così come si può parlare di un tempo sempre uguale, di un'inevitabilità del caso. Un caso naturale. Non perfetto ad orologeria ma vicino alla regolarità. Un anno, un altro. Una stagione, un'altra. Più fredda o più calda. Forse piovosa. Ma un prato di margherite sempre più o meno lì dove era l'anno scorso. Fa così. E pure noi conviene che facciamo così.
Era il titolo di un racconto pubblicato qualche anno fa su rivista e a cui sto rimettendo mano. Rielaborato ha trovato (trovato?) una casa nuova (nuova?). Ma questo è comunque futuro. Quindi: silenzio. E tempo. Nel passato c'era stata una piccola ricerca storica.
Esiste un tipo di sedia - tipo per uso non per fattura - che sorprende ogni volta la vista. Le versioni più semplici di questa epifania improvvisa sono: il benzinaio e la salita del garage. Insomma, c'è una sedia incatenata ad un cancello di una aurorimessa o a qualsiasi altro appiglio come in quei film polizieschi in cui l'ammanettato viene assicurato alla prima sbarra o al primo scarico di lavandino o tubo di termosifone (avete presente? che poi quello tira e i tubi cominciano a gettare acqua ovunque?). Insomma, c'è una sedia e spesso non c'è niente intorno come questa che vedo stamane su via Palmiro Togliatti. Chi aspetta? A beneficio di chi è stata abbandonata in questa linea vuota persino di sfasciacarrozze (sono prima), chi la calcherà in questa mattina come in un set dello zero assoluto periferico? Se ci fosse stato un benzinaio avremmo pensato che di giorno ci fosse qualcuno ad attendere tra una macchina e l'altra o di notte una prostituta ad aspettare i clienti (ma di solito le prostitute non attendono in piedi a mostrare la mercanzia?) ma il benzinaio non c'è. E se ci fosse una prostituta del viale: una sola, una sola sedia e magari pochi clienti (per cui la sedia)? E se invece non ci fosse uso ma solo abbandono, marginalità? E se fosse stata rotta? (E se non fosse stata una sedia?) Insomma, c'era una sedia e qui mi fermo. Una sedia abbandonata ad una funzionalità casuale, sbadata. Una sedia fuori contesto. E di questo volevo dire.
Nella dialettica delle forze a noi cara in questi giorni, nella problematica ricerca di coesione tra antipodi, quella parlamentare, quella famigliare, quella associativa, cooperativa...quella, insomma...ecco farsi largo il drammatico coesistere di due specie vertebrate bepedi e quadrupedi (anche se a pedi andrebbe sostituito il suffisso ruote). Diciamo qui della difficile contrapposizione tra rapidi scartatori e mastodontici occupatori. Il bicameralismo non aiuta, la democrazia nulla può...la lotta si va facendo ogni giorno che passa più feroce. Motorino mangia macchina dal punto di vista del traffico ma macchina mangia motorino dal punto di vista dell'ingombro. Questo che era un facile (perché visibile) assioma viene surclassato da un esuberante (e imprevisto) "macchina mangia motorino" dal punto di vista del traffico però. Ed è grave. Vuol dire trovarsi a essere scartati da mammut portapane o portagiornali e dover ingaggiare lotte nel breve (il breve che facilita il motorino) con questi corrazzatissimi detentori di spazio. Insomma una piccola follia biologica in cui il mammut gareggia in velocità con la mosca ma (e lo sa o lo immagina) vince solo se la schiaccia. Questa è la piccola guerra che si consuma ogni giorno senza per ora provocare altro che morti e sfortuna casuale. Non ancora selezione della specie. Non ancora un etos della convivenza. Neppure accordi bilaterali, alleanze, concertazioni. Su questo panno verde lanciamo i dadi di ogni giorno.
Di Carvelli (del 05/05/2006 @ 15:32:10, in diario, linkato 1881 volte)
Da Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters (nella versione Pivano)
Alexander Throckmorton
"Quand'ero giovane, avevo ali instancabili,/ ma non conoscevo le montagne./ Quando fui vecchio, conobbi le montagne/ ma le ali stanche non tenevano più dietro alla visione./ Il genio è saggezza e gioventù."
Erri De Luca oggi. Alla Biblioteca Giordano Bruno in via Giordano Bruno a Roma. Alle ore 18. Una chiacchierata partendo e continuando dall'intervista inclusa in PERDERSI A ROMA.
Una casa non è una nave. Semmai il contrario. Una casa non è un bosco come una donna non è il ricovero della propria sfortuna. Una casa è una casa. O è quello che dovrebbe essere. Non scendere a compromessi è un buon consiglio. Pulirla spesso è un buon consiglio. Liberarla dai fantasmi è una virtù. Ma dipende da chi: dai fantasmi e, certo, da chi li libera. Una casa è solo una casa. Ma "solo" non vuol dire poco. Può voler dire anche "tutto" se quelle mura sono il ricovero di sempre. Una casa è un buon punto da cui partire per iniziare a raccontare una storia.
|