Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Non sono sempre facili i bilanci. Tirare un riga e mettere insieme quello che c'è non dà mai risposte solo confortanti. E' più facile scegliere e tenere fuori dalla conta quello che non dà profitto, i dubbi, le cose non risolte. Altrove la terra del riporto, il non conteggiato, fa colline, poi slavine. Ma non subito. Dopo. Per ora poco con poco sommo.
Che tu lo faccia o che non lo faccia guardi il prato come una testa da tosare. Tutto dipende dal tempo che hai. Dalla passione e dalla resistenza. Ma anche l'amore per l'incolto, per il trasandato. Per il lasciare che le cose vadano come sempre sono andate. Tagli o guardi crescere l'erba? Raccogli o non raccogli l'erba? La lasci seccare tra i fili non tagliati? Ti adagi su un tappeto fresco o a un granaio?
Pensa che tu dovresti essere un po' santo e un po' malfattore, che dovresti avere due bei mustacchi e il mantello di zorro. Saltare da un balcone a terra e viceversa. Per lei dovresti essere un amante infaticabile ma anche un sostegno su cui contare. Ogni tanto si dovrebbe capire un disinteresse per le cose materiali. Ogni tanto no. E la sicurezza del semplice fatto reale dovrebbe illuminare ogni cosa. Semplicemente, appunto. Dovresti essere in fila e poi muoverti senza ordine. Concreto ed evanescente. Sollecito e calmo. Attento ma anche un po' distratto. Pronto e paziente. Smanioso e quieto. Come un ossimoro dovresti essere questo e quello. Magari non nella stessa successione temporale che hai pensato tu.
Si mettono nella buca delle lettere per traverso o per dritto. Forse si bagnano se le cose vanno male, se sono ingombranti, se il tempo è brutto e tu sei distante da casa. La busta si apre e c'è da decidere se leggere subito o dopo un po'. E' bello se c'è una frase per te: non è un errore quel libro ma anzi ti stava cercando per raccontarti di dove sono ora le parole di chi hai letto e amato. Così è arrivato il nuovo libro di poesie di Claudio Damiani, prima del mio nuovo indirizzo, prima dell'abbandono. Ed ecco le prime parole che mi dicono:
"Forse non ti dovevo toccare/ non dovevo venire/ a infastidirti./ Dovevo lasciarti come eri/ dieci anni fa, con i capelli corti/ con la tua cinquecentina/ o come sei adesso, donna matura, saggia/ o come sarai fra dieci anni,/ dovevo lasciarti come eri/ come sei, con il tuo mondo nitido/ serio e vero, col tuo coraggio chiaro/ e la tua fede."
Di Carvelli (del 24/05/2006 @ 14:36:21, in diario, linkato 1504 volte)
Come se cercassimo la storia di una ruga. Una sola. Il suo inizio, il suo procedere. Come se volessimo fissare il tracciato di quel tempo nella sua forma fisica dello scavo, del rilievo. Un disegno che ora non intuiamo, un verso. Un separarsi.
Di Carvelli (del 24/05/2006 @ 16:34:01, in diario, linkato 3276 volte)
L'altro giorno camminavo in moto e quindi guardavo la strada (anche se non è un'abitudine di sempre) e sono stato invaso da un odore lattigginoso. Dentro di me mi sono detto "ecco qui intorno c'è l'alianto" (che è come dire il sempre e l'ovunque, l'infestare, la sporadicità, l'ogni angolo di terra) e non mi sbagliavo. Deve essere così per gli altri animali, con fiuti diversi, rapidità diverse. Sapere dove sei per il naso.
Di Carvelli (del 25/05/2006 @ 11:30:42, in diario, linkato 14846 volte)
I
Canto il corpo elettrico, le schiere di quelli che amo mi abbracciano e io li abbraccio, non mi lasceranno sinché non andrà con loro, non risponderà loro, e li purificherà, li caricherà in pieno con il carico dell’anima.
E' mai stato chiesto se quelli che corrompono i propri corpi nascondono se stessi? E se quanti contaminano i viventi sono malvagi come quelli che contaminano i morti? E se il corpo non agisce pienamente come fa l’anima? E se il corpo non fosse l’anima, l’anima cosa sarebbe?
II
L’amore del corpo di un uomo o di una donna è al di là di ogni descrizione, il corpo stesso ne è al di là, quello del maschio è perfetto, perfetto quello della femmina.
L’espressione del volto è aldilà di ogni descrizione, ma l’espressione di un uomo ben fatto non appare soltanto sul suo volto,
è anche nelle membra e nelle giunture, stranamente ènei suoi fianchi, nei suoi polsi, nel suo passo, nel modo di portare il collo, nel flettere la vita e le ginocchia, i vestiti non lo nascondono, la forte buona qualità che possiede erompe da sotto il cotone e il panno nero vederlo passare trasmette quanto la migliore poesia, forse anche di più, ti soffermi a guardare la sua schiena, la sua nuca, le spalle.
Il corpo morbido e pieno dei neonati, il petto e il capo delle donne, le pieghe delle loro vesti, il loro stile mentre attraversiamo la strada, la loro sagoma dall’alto in basso, il nuotatore nudo in piscina, visto mentre nuota attraverso il trasparente verde brillo, o fa il morto e dondola silenziosamente avanti e indietro sul sollevarsi dell’acqua, il piegarsi ritmico dei rematori sulle barche, il cavaliere sulla sua sella, ragazze, madri, massaie che fanno le loro faccende, il gruppo dei manovali seduti a mezzogiorno con le loro gamelle aperte, e le mogli che aspettano, la donna che calma un bambino, la figlia del fattore nel giardino o nel prato, il giovane che sarchia il granoturco, il cocchiere che guida i sei cavalli della sua slitta tra la folla, la lotta dei lottatori, due apprendisti, sviluppati, vigorosi, di buona indole, nati lì, su uno spiazzo vuoto al tramonto dopo il lavoro, gettati a terra giacche e cappelli, l’abbraccio di amore e di resistenza, la presa sopra la vita e sotto la vita, i capelli scompigliati che scendono sugli occhi e li accecano;
la marcia dei pompieri nella loro uniforme, il gioco dei muscoli mascolini attraverso i pantaloni puliti e le cinture, il lento ritorno dall’incendio, la pausa quando la campana riprende all’improvviso a suonare, il loro tendere l’orecchio all’allarme, le naturali perfette varie attitudini, la testa piegata, il collo curvo e il contare; cose simili io amo - io mi abbandono, passo liberamente, sono al seno della madre con il neonato, nuoto con i nuotatori, lotto con i lottatori, marcio in fila con i pompieri, e mi fermo, ascolto, conto.
(...)
V
Questa è la forma femminile, un nembo divino ne esala dal capo ai piedi, attrae con una fiera irresistibile attrazione, io sono spinto dal suo respiro come se non fossi Mente più che un vapore indifeso, tutto scompare fuorché noi due, libri, arte, religione, tempo, la terra solida e visibile, e ciò che ci si aspettava dal cielo o si temeva dall’inferno, ora sono consumati, folli filamenti, ingovernabii germogli che ne promanano, altrettanto ingovernabile la reazione, capelli, petto, fianchi, gambe che si piegano, mani che cadono in negligente abbandono, come le mie, riflusso colpito dal flusso e flusso colpito dal riflusso, carne d’amore che inturgidisce e fa dolcemente male, getti d’amore senza limiti caldi ed enormi, tremante gelatina d’amore, biancofiorito, delirante succo, notte d’amore dello sposo che dura sicura e dolce sino all’alba prostrata che ondeggia sino al giorno compiacente e docile, perduta nella fessura del giorno che abbraccia ed ha tenera la carne.
Questo è il nucleo - dopo che il bambino è nato di donna, l’uomo è nato di donna, questo è il bagno della nascita, questo il fondersi di piccolo e grande, e lo sbocco di nuovo.
Non vergognatevi, donne, il vostro privilegio racchiude il resto ed è l’esito del resto, voi siete i cancelli del corpo, voi siete i cancelli dell’anima.
La femmina contiene tutte le qualità e le tempera, è al suo posto e si muove con perfetto equilibrio, e tutte le cose debitamente velate, è insieme passiva e attiva è fatta per concepire figlie e figli, allo stesso modo.
Come vedo la mia anima riflessa nella Natura, come vedo traverso la nebbia, un Essere dalla inesprimibile completezza, salute, bellezza, vedo il capo ricurvo e le braccia piegate sul petto, la Donna vedo.
VI
Il maschio non è né più né meno che anima, anche lui è al suo posto, anche lui ha tutte le qualità, è azione e potere, il traboccare dell’universo conosciuto è in lui, il disprezzo gli si addice, il desiderio e la sfida gli si addicono, le più vaste selvagge passioni, l’estrema felicità, l’estrema pena gli si addicono, l’orgoglio è per lui, l’orgoglio profuso dell’uomo calma l’anima, è ottimo per lei, la conoscenza gli si addice, lui l’ama sempre, sottopone ogni cosa alla prova di se stesso, qualunque sia la ricerca, qualunque il mare e la vela lui lancia i suoi scandagli alla fine soltanto qui, (dove potrebbe gettare scandagli, se non qui?)
Il corpo dell’uomo è sacro e il corpo della donna è sacro, non importa chi sia, è sacro - è il più umile nella squadra dei manovali? È uno degli immigrati dal volto inespressivo appena sbarcati sul molo? Ciascuno appartiene a questo luogo o a ogni luogo come i benestanti, come te, ciascuno ha il suo posto nella processione.
(Tutto è una processione, l’universo è una processione dal movimento regolato, perfetto.)
Di Carvelli (del 26/05/2006 @ 09:03:20, in diario, linkato 1509 volte)
FRANCA MANCINELLI
Camminare di notte fra la terra in collina è come tornare agli inizi del mondo.
(Il piede va senza sapere se precipita o ascende nell’abisso di terra e di cielo eppure come spirito avanzo leggera e non so nemmeno se avanzo). Ogni volta la terra è un miracolo.
Di Carvelli (del 26/05/2006 @ 09:04:51, in diario, linkato 1538 volte)
Ci guardiamo le suole per vedere come sono consumate. Le tue, dici, non hanno più tallone e ti fa male il piede. Sarebbe inutile ma bello prenderti a cavalcioni e fare la strada insieme, impilati. Abbiamo dimenticato tanti gesti servili che forse funzionavano, avevano una loro utilità, un loro decoro, una ragione più assoluta. E invece no: andiamo piano: arrancando al fianco. Io ti mostro la sagoma dei miei piedi arcuati che scava gli esterni. Come fossi un fantino o un calciatore. E sono invece un libero pensatore. Uno che le cose non se le fa dire. Uno che cammina a memoria. Uno comune.
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