Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ho dimenticato di dirvi che domenica scorsa sono stato all'evento di cui vi scrissi. Tra l'altro la foto che mi era toccata in sorte per la scrittura del racconto era quella scelta per il manifesto. Il racconto, letto da un'attrice, si intitolava Una verità diversa dei numeri. E, per chi non mi conosce, tirava uno dei fili dal mio La rivoluzione spiegata alle commesse (Coniglio editore). Quello del BarLibano e di Carlo.
Di fronte a campane a morto sulla nostra cinematografia mi preme dirvi quello che un critico non vi direbbe. Perché paludato o coscienziosamente concentrato su un prontuario d'arte e impegno (spesso viceversa). Ma io sono un consumatore. E un semplice cosumatore critico (per quanto laureato...nella materia o quasi). Non viceversa. E quindi mi posso permettere di dire (da consumatore critico, solo quello) che il nostro cinema gode di buona salute ma il merito non è spiccatamente di quelli che ci vengono venduti come capolavori, come nuovi o novelli Antonioni, Fellini. Per quanto qualcuno si distingua e ora mi vine da pensare ai travolgenti esordi e seguiti di Mereu e Diritti. Dicevo: il merito è della commedia. Di quella schiera di registi e soprattutto sceneggiatori come Brizzi, Genovese, Miniero, Bruno. Sono loro gli eroi di questa reinassance (qui sì c'è un filo comune, una scuola per quanto non un'università, una corrente vitale) e dispiace che ciò passi inosservato, pur preceduto dai dovuti distinguo, ai nostri corsivisti ed esperti e pluridecorati critici cinematografici.
Di Carvelli (del 29/03/2011 @ 16:35:35, in diario, linkato 1638 volte)
D'accordo, non è precisamente un'attività faticosa, problematica, onerosa. Dissalare il baccalà non si può definire una fatica ma necessita di una sua sciapa (mi viene da dire) efficienza. E' una delle attività di questi giorni: non so a quale cena votata. Baccalà: chissà perché è sinonimo di stoltezza. Forse viene proprio da questo essere destinato a questo via vai passivo nell'acqua. Dall'acqua all'acqua come dalla padella alla brace.
Sempre più difficile
vederti una volta sola e poi mai più
dev’essere più facile che vederti ancora una volta e poi mai più
Vederti ancora una volta e poi mai più dev’essere più facile che vederti ancora due volte e poi mai più
Vederti ancora due volte e poi mai più dev’essere più facile che vederti ancora tre volte e poi mai più
Ma io sono uno sciocco e voglio vederti ancora molte volte prima di non poterti vedere mai più.
Erich Fried
Charles Simic qui è di casa. Ve lo ho anticipato venerdì per rendervi conto oggi di un articolo (che avevo già visto venerdì) su Internazionale. Recensisce un libro di Robert K. Elder dal titolo Last words of the executed. Quali parole dicono i condannati prima di morire? Pancho Villa: "Non lasciate che finisca così. Dite alla gente che ho detto qualcosa". Nathan Hale: "Rimpiango solo di avere una sola vita da dare al mio paese". Oggi, in attesa di uan burrascosa mattinata, direi "un uragano, non solo d'acqua, ci sommergerà".
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