Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Gli auguri della mia amica Etain Addey per il solstizio invernale come ogni Natale sono versi meravigliosi, sorprendenti, nuovi, diversi. Ma quest'anno lo sono di più. Sono di Robyn da La nascita dell'aringa, del 2009 (di cui nulla so). Ma sono belli e ve li riporto in un invito all'amore universale e alla procreazione assistita da tutta la Natura.
Quando il Sole
vide Oceania per la prima volta il cuore gli si riempì. E lei rispose scintillando con delle ondulazioni di gioia così dorate e argentate che lui capì
che per lei era lo stesso. Fece l’amore con lei quella mattina
e di nuovo alla fine
della giornata.
Più tardi, tornò in veste da donna
e le versò addosso
un chiaro di luna
così soffice e ricco
che le portò estasi e conforto
al tempo stesso.
Non passò molto tempo che Oceania aprì le sue gambe e partorì diecimila aringhe.
Ecco com’è quando fai l’amore con me.
Tutti quei pesci che girano e si rimescolano nel mio oceano di qua e di là
aspettando solo di rovesciarsi nei mari.
Di Carvelli (del 27/12/2010 @ 12:31:51, in diario, linkato 1025 volte)
Ognuno di noi ha una sua frontiera. Una linea che non varchi. Una linea davanti alla quale ti fermi. Ma che si sposta anche. Una linea che adesso per esempio è un po' più in là e non riesci più all'abbraccio. O che si avvicina anche se è solo per poco. Una mano che riesce a starti nella mano pochi secondi e poi basta. Eccolo il suo tempo infinito, la cosa che le è costata anni è ora tre secondi. I tre secondi più lunghi della tua vita, pensi perché sai in regime di economia a cosa corrispondono, come l'estrazione di un minerale prezioso. Ognuno ha una sua frontiera, ti dici. A volte per distrazione non la sorveglia. E tutto da tutto questo deriva.
Qualcuno di voi mi ha consigliato di leggere Nudi e crudi di Alan Bennett. Lo scriveva a proposito della mia contrarietà su un libro che mi era stato molto consigliato ma che mi aveva molto deluso. Ed era La cerimonia del massaggio. Devo dire che il consiglio (il libro giaceva a metà prezzo in una libreria col reparto usato) era azzeccato e che il libriccino (perché così poche pagine tradotte da due traduttrici? Perché non lasciare il titolo originale The Clothes They Stood Up In?) è divertente, arguto ben ritmato a tratti spassoso. Ho riso da solo in metro alle riflessioni sui ricordini lasciati dai ladri nelle case svaligiate. Qualcosa mi avrebbe dovuto suggerire che il tema escrementi sarebbe stato per me molto epifanico ma stendo un velo pietoso e soprattutto mi tappo il naso. Lo sviluppo è interessante anche se ho trovato il finale debole, e un po' pietoso, quasi irritante e...moralista? forzato? fasullo? facilmente astruso? Ma ne è valsa la pena.
Vi capita mai di guardare fuori dal finestrino del treno e l'occhio vi cade su una scena inattesa? E vi viene da pensare che è proprio un caso particolare, una specie di epifania? Vi viene mai, poi, il pensiero che sia stato quel qualcosa che vi abbia chiamato così forte da così lontano e così in corsa?
Ecco cosa ho visto ieri dal finestrino del treno che da Londra portava a Stansted: UNA VOLPE, NELLA NEVE, MANGIATA DA DUE CORVI.
E ho pensato a quei quadri tipo di Durer o di Bruegel. Avete presente? Mi sono chiesto in quanti dal treno abbiamo colto questo rapido fotogramma, a cosa ci accomunasse e tante altre inutili domande. Una volpe giaceva morta in mezzo alla neve razziata da due corvi. Tutto qui.
Prendo in prestito dal blog di un amico scrittore, Federico Platania, questo giudizio su un libro di Forest (Tutti i bambini tranne uno) che lessi l'anno scorso.
Leggendo ho anche pensato che la morte è classista. Forest è un uomo estremamente colto (si capisce anche che è mediamente facoltoso: può permettersi di abbandonare il lavoro per lunghi periodi, un po’ come il personaggio di Nanni Moretti de La stanza del figlio protagonista di una vicenda pressoché identica). Se Forest fosse stato meno colto e più povero non sarebbe riuscito a elaborare il lutto in un modo così vittorioso. Ed ecco allora queste centinaia di pagine limpide, vere, perfettamente controllate. Si sfiora il patetico solo in alcuni punti ma Forest ti ci porta con una grazia che lo rende immediatamente perdonabile.
Il resto qui http://platania.wordpress.com/2010/12/12/tutti-i-bambini-tranne-uno/#more-518
La morte è classista?
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