Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ho rivisto NON COMMETTERE ATTI IMPURI, episodio del Decalogo di Kieslowski. E' incredibile alle volte quanto in questo regista polacco apprezzi quello che non sembra invitato ad essere apprezzato. In genere non ne amo i finali né le premesse. Motivo per cui ho amato più Film Bianco di Film Rosso e Film Blu. Motivo per cui spesso non amo i film a tesi. Atti impuri (che forse vorrebbe essere una stigmatizzazione dell'amore autoreferenziale...la prendo come una metafora alla lontana ma alla fine è forse proprio questa, la metafora e non quello che ha da dire, il centro della questione) è la storia di una ragazzo che fissa una donna - decisamente non parca di incontri amorosi - dal suo (della madre di un amico che partendo gli ha lasciato le consegne) appartamento con un cannocchiale. Poi si decide con tanta timidezza a conoscerla. Viene preso in giro. Quando la donna accetta il corteggiamento e ricambia come sa il ragazzo scappa spaventato. Si taglia le vene. Scompare (sì vi ho raccontato tutto il film!). Mentre si compie questa tragedia personale la donna compie la sua: sapere di non essere guardata, aver perso uno sguardo su di sé, la spiazza. Forse è innamorata. Forse non può più fare a meno di sapersi ammirata. (Qual è l'atto impuro? Può forse essere anche quello della donna? Può essere il chiamare l'amore senza ragione, come un pretesto inultile, disturbarlo per nulla?) Torna il ragazzo nell'ufficio postale in cui lavora. Lei lo fissa. Lui, con molta semplicità, senza rispondere a nessuna domanda, dopo un lungo silenzio le dice "Ho smesso di guardarla". Ho ripensato a una parte poco citata de Il piccolo principe di Saint Exupery. E' quando il principe gira tra i pianeti. Ricordate? Il bevitore che dice di bere per dimenticare la vergogna di non riuscire a smettere (che sunto perfetto delle dipendenze), il re con l'ingombrante ermellino che occupa per intero il suo pianeta e - quasi collegato - il pianeta del vanitoso che (espiazione dantesca - come forse vuole essere il ciclo visivo dello scrittore) è condannato a essere solo nel suo mondo. Al passante principe chiede ammirazione e quello si domanda ma cosa se ne farà. Ecco. Ho ripensato a quanto è spiazzante il vuoto della vanità. La vanità svuotata. La vanità da sola.
E' bello che hai cinque anni e puoi mettere le dita nel naso. Non una volta ma cento. Mettere e levare. E, soprattutto, lasciare. E' bello. Fallo finché puoi, dopo non sarà più così bello. E non so dirti se è perché sei grande o alla società non piace. Dopo non potrai più. Fallo adesso, ora che sei in tempo. Ora che non è un piacere privato, una colpa da nascondere in una stanza chiusa, una macchina in corsa. Ora che non è utilitaristico. Ora che le metti così per metterle e basta. Ora che hai cinque anni. Il mondo è buono con chi ha cinque anni. Finché hai cinque anni tutto è meraviglioso. Anche dopo, in verità, continuerà a esserlo. Ma a quasi tutti non piacerà che metti le dita nel naso. E tante altre cose che, adesso, nessuno ti direbbe "non lo fare". Tutto cambia dopo. Un sistema di regole, bene e male, fare e non fare, giudicare ed essere giudicato. E, prima di ogni cosa, quello che ci riguarda adesso: niente più dita nel naso.
Sms. Ti ho visto strano stamattina a lavoro. Rispondo che no, che non sono strano, che ci sono un sacco di cose che succedono e di cui non so parlare. Cose che continuano a succedere. Succede, ad esempio, che sogno del vomito di un animale fuori nel giardino. Mi sveglio. Do la pappa a Google che mangia e subito dopo vomita, cosa che non accade quasi mai. Succedono cose di cui non so parlare. Cose che investono tutta la mia persona. Come se stessi vivendo un po' al di sopra e al di sotto delle mie possibilità. Incidenti sfiorati. Tutto un tramestio di robe intorno. Comunque cose di cui non so parlare e non parlo.
La prima cosa bella di stamattina e una delle riuscite del film della Coppola.
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Mesi fa Valerio Magrelli (sua la traduzione, sotto) ha dedicato un libro alle riscritture di questo sonetto di Baudelaire, Recuillement. Il libro si intitola Nero sonetto solubile.
Fa’ la brava, o mia Pena, e sta’ più tranquilla. Tu invocavi la Sera; essa scende; eccola: Un’atmosfera oscura avvolge la città, Agli uni portando pace, agli altri affanno.
Mentre dei mortali la moltitudine vile, Sotto la sferza del Piacere, questo boia senza pietà, Va a cogliere rimorsi nella festa servile, Mia Pena, dammi la mano; vieni qui,
Lontano da loro. Guarda affacciarsi i defunti Anni, Dai balconi del cielo, in vesti antiquate; Sorgere dal fondo delle acque il Rimpianto sorridente;
Il Sole moribondo addormentarsi sotto un’arcata, E, come un lungo sudario trascinato verso Oriente, Ascolta, mia cara, ascolta la dolce Notte che cammina.
Leggete il pezzo dedicato al libro di Magrelli da Linnio Accorroni qui. www.minimaetmoralia.it/?tag=valerio-magrelli
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