Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Dieses WC wird nach jedem gebrauch automatish desinfiziert
C'è scritto così davanti ai miei occhi ogni volta che entro nel cubicolo del bagno. Non riesco a non guardare questa scritta. Non quella francese, non quella inglese. Neppure quella italiana. Devo assolutamente guardare questa dicitura tedesca. La guardo con l'aria un po' sofferta di chi si sente osservato, giudicato, condannato se non... Forse a qualcosa servono le parole. Forse servono parole dure alle volte. la guardo e faccio quello che devo fare. In fretta. Senza fare storie.
Oggi mi sento fortunato. Con il fuso orario. In realtà mi sono sentito davvero fortunato domenica mattina. Ehi mi dico, gli dico, che abbiamo combinato stanotte. Ce l'ho con Google, il mio gatto. Ha mezzo stracciato il telo che copre la moto. Ma lui non c'è in giro. E' la sua vita. Ma il telo è la mia vita. Bisogna che glielo dico. Esco, entro: niente, sparito. Colazione e cose così. Eccolo che ricompare che mi bussa la vetro e poi sospeso sulla serranda che guarda con occhi spiritati e un miagolio festoso, gaudente, selvaggio ed estasiato. Boh. Caffè numero2. Riesco in giardino e... in un angolo il suo (di Google) piccolo regalo. Un topo di una trentina di centimetri con una coda di almeno il doppio. Il topo in sé non è brutto. ha fatto una morte serena come fu il passerotto, il pettirosso. La piccola eutanasia di Google non lascia segni turbinosi, violenti. Google è arrivato in questa casa come un animale da caccia più che da compagnia. Doveva saperlo. Già nei cromosomi: poche smancerie, poche richieste di affetto, poche fusa. Google è un gatto cacciatore. Un cercatopi. Un animale da guardia in questa Roma topica (ieri una milanese a Roma rivelava il suo stupore nell'aver visto mai come qui tanti topi). I topi sono tipici di Roma, ci diciamo, come i gatti. Oggi mi sento fortunato. Per Google.
Di Carvelli (del 30/10/2009 @ 14:24:51, in diario, linkato 1062 volte)
Di Carvelli (del 30/10/2009 @ 11:50:11, in diario, linkato 1015 volte)
Di Carvelli (del 30/10/2009 @ 09:44:12, in diario, linkato 1038 volte)
Ogni tanto mi chiama - lui è mio fratello - e inizia col dirmi le cose due volte. Esempi: "come stai come stai?", "come va come va?", "tutto bene tutto bene?", "che fai che fai?", "dove sei dove sei?". Forse è un rafforzativo e basta, una specie di artificio retorico. Forse pensa che vivo due volte. Forse dovrei rispondere due volte io. Non so davvero. E' sempre tutto troppo nella mia vita: i conti ce l'ho già fatti. Se oso chiedere come sta lui, taglia corto (ma per due) "bene bene!" o "non c'è male non c'è male!". Non so perché ripeta tutto due volte. Forse non è sicuro che abbia capito. L'altro giorno come in una specie di eco ho accettato il gioco del x2. Gli dicevo: "e tu e tu?", "quando vieni quando vieni?". E lui: "venerdì venerdì". Che poi è oggi oggi.
Di Carvelli (del 29/10/2009 @ 12:44:03, in diario, linkato 1092 volte)
Di Carvelli (del 29/10/2009 @ 08:49:40, in diario, linkato 1005 volte)
Visto Lo spazio bianco (ho mancato di dire che avevo visto giorni fa Viola di mare e ancor prima Tarantino). Ho visto Lo spazio bianco. Mi ha colpito una battuta dei dialoghi. La protagonista rimprovera ai medici di usare linguaggi non propri, impropri, inadatti. Dice (cito a memoria): se usate il vostro linguaggio non rischiate di essere ridicoli. parole come "sperare", "odiare" non dovrebbero secondo la protagonista finire nella bocca di medici, di specialisti. Il "fate il vostro mestiere" con cui bolla la nuvola bianca in cui si muove una vita in transito quale risulta essere quella dei prematuri, bianca anche per i medici, mi ha fatto riflettere oltre. Sui linguaggi specialistici vs le parole dell'anima. A chi e quando spettano le une o le altre? Nel lavoro per esempio: quanto spazio ci dovrebbe (non) essere per le parole del cuore, dell'amicizia, del valore? E nell'amicizia: possono essere completamente bandite le parole esatte se non quelle tecniche? Insomma: oggi ho in mente delle parole. Parole che non ho detto. Parole che direi. Parole che non riesco a dire. Tecniche e no.
Di Carvelli (del 28/10/2009 @ 16:10:33, in diario, linkato 1205 volte)
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