Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 08/11/2005 @ 08:45:54, in diario, linkato 2055 volte)
Una delle più divertenti testimonianze raccolte nel mio libro sulla pornografia LA COMUNITA' POLNO (sono costretto a pronunciarlo alla cinese altrimenti il server al mio lavoro mi inibisce l'ingresso!) raccontava di un attore francese che accompagnava il suo tambureggiante assalto all'attrice di turno con un (onomatopeico?) zinedinzidan zinedinzidan zinedinzidan zinedinzidan. Mi riviene in mente stamane sentendo che l'incosapevole calciatore Zinedine Zidane avrebbe vaticinato con un "purtroppo" il sicuro scudetto della Juventus. Certo le stranezze fanno parte dei set polno (e 2!) ma anche dell'intimità casalinga e mi sono chiesto se ad altri sia capitato di sentirsi guidare da simili unduetré che ricordano il due con del canottaggio. E naturalmente mi è venuto da ridere.
Di Carvelli (del 07/11/2005 @ 09:19:05, in diario, linkato 1007 volte)
Mi è accaduto di pensarci l'altro giorno in relazione a delle cose che mi hanno raccontato. Mi è accaduto di pensare a quanto spesso sia scombianato il nesso, staccato il contatto tra come vorremmo che gli altri ci percepissero, tra come ci diamo da fare affinché ci conoscessero il quelle nostre intenzioni e quanto alal fine tutto si riveli diverso. Un classico di questa schizofrenia è femminile verso i maschi e maschile verso le femmine. L'idea è: fai di me carne da macello, non chiedo di meglio. Ed è un invito, spesso è un invito facile e fruttuoso. Ma a conti fatti, al dopo, a seguire, però, uno strascico di dolore, di delusione, di frustrazione. Spesso ad una presentazione così limpidamente sbarazzina, ad un incontro spumeggiante segue l'invenzione di un innamoramento come se l'effetto mistificasse (o cambiasse) la cause. Come se ci fosse bisogno di pasturare (il verbo della pesca, quello che indica il pecorino in mare come invito ai pesci) l'acqua per poi buttare meglio l'amo. Il nome del dolore successivo e conseguente invece alle premesse da cui si è partiti qual è? Poca sincerità verso se stessi? Autoinganno? O magari è la perversione del proprio sentimento in una certezza, la paura di un vuoto che pure abbiamo desiderato, dichiarato, scelto e vissuto?
Di Carvelli (del 04/11/2005 @ 09:05:55, in diario, linkato 1327 volte)
"Ci vogliono giorni, passano anni":/ Goethe, mio eroe/ e maestro del dire essenziale,/ anche questa volta hai colto nel segno:/ la durata ha a che fare con gli anni,/ con i decenni, con il tempo della nostra vita:/ ecco, la durata è la sensazione di vivere.
Questo è Peter Handke, da CANTO ALLA DURATA uno dei libri che ogni tanto amo e rileggo come in questa mattina di sole alle serrande e silenzio del vicolo. Mattino felice di pensieri di morte e tempo. Di anni e ricordi personali come una piccola cassaforte che non si vuole forzare né aprire.
Un caldo consiglio...
Di Carvelli (del 03/11/2005 @ 09:19:08, in diario, linkato 1102 volte)
Discutendo animatamente di Iran e pace. Animatamente. Troppo animatamente. E senza pace.
Mi incuriosiscono i finestrini delle auto. Dato che la gran parte delle persone viaggiano singole in auto, la curiosità è come ci si relaziona al finestrino di destra. Aperto o chiuso? Scostato, due dita o quattro? E che significa l'una o l'altra cosa? Apertura? Coraggio? Estroversione o introversione? E qual è il rapporto singolo con l'asfissia e il senso di imprigionamento?
Intervista ad Anthony (Hegarty) su l'Espresso. Una delle migliori scoperte di questo mio ultimo anno. La sopresa è il concerto romano il 19 novembre: immancabile.
Ieri ho deciso di recuperare da un cassetto l'orologio da polso che non indosso da tre anni consecutivi. Nell'atto di cambiare la pila dall'orologiaio mi sono trovato a dire più volte "vorrei cambiare la pila al telefonino...cioè...del cellulare...no, scusi..." e sono rimasto in silenzio porgendo l'orologio.
La Bellucci protagonista di "Combien tu m'aimes?" di Blier. "Non è stato difficile recitare. In fondo in ogni donna c'è una puttana". Lo ha detto a Laura Putti di la Repubblica.
E' incredibile quanto la gente si dia da fare per contrastare l'indifferenza. E' persino disposta a cercare di farsi amare da tutti o di farsi odiare da chiunque. E infatti è una delle costanti dei modi di dire. Meglio odiati che indifferenti, tanti nemici tanto onore, meglio... Che vita si fa a caccia di odio o di amore! E' poi così migliore di quella che si fa per sfuggire all'ombra fuori dai riflettori?
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