Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
E' uno dei miei cinema preferiti. Come si sarà capito vado a vedere i film con una media imbarazzante. Anche se io ci andrei ancora più spesso. E' un fatto vizioso. Ieri VOLEVO SOLO DORMIRLE ADDOSSO . Con il mio amico e compagno di merende D. Dunque. Funziona così: mentre il film avanza, procede, la pellicola si svolge si capisce tutto dal grado di attenzione che conserviamo Io e D. Magari ci si guarda o si cambia continuamente posizione. Poi scappa una parola. Un assenso. Un dissenso. Insomma se un film ti piace oppure no si capisce. Il Quattro Fontane è bello c'ha i libri e li puoi sfogliare. E' bello avere qualcosa da fare prima di entrare in sala specie se sei solo (e capita) e lì c'è un'ottima selezione anche se poi spesso non compro perché ho gli sconti altrove e penso: lo compro senza sconti? NO, rispondo. Ma è bello. Per esempio ho pensato che andrebeb comprata la bio di Truffaut anche se costa 30euri. E l'ho capito prima di entrare. Forse se fosse stata aperta ancora la libreria un libro lo avrei comprato. Ma era tardi e avevano smobilitato. Così sono andato a letto. Punito.
Perdersi a Roma
Roberto Carvelli
Edizioni Interculturali
“Quello che segue è una specie di Best of Roma. Un Best of personale. Una guida sbilenca, un percorso di paesaggi che non trova posto nell'ufficialità delle guide. Ma anche il tentativo di un libro-viaggio, come ti sarebbe piaciuto. L'avvicendarsi dei toni, dal confidenziale al giornalistico, dall'autobiografico all'introspettivo, è un procedere per tentativi inseguendo una definizione che non esiste se non nella perdita”
pubblicato il 18-Oct-2004 a cura di Luigi La Rosa
Non esiste una sola Roma. Ce ne sono cento, mille, infinite. Ci sono infiniti volti che si sovrappongono e tracciano stratigrafie dell’anima. Roma è questo e insieme qualcos’altro di diverso, di non ancora scoperto. Roma non la trovi, non la conquisti, non la domini mai del tutto. Mentre è qui, Roma è già altrove, e l’altrove che non raggiungerai mai. E’ la città che t’irretisce, che ti perde nei suoi poetici profili. Non sei tu a scegliere Roma, ma è la città a volerti, il labirinto a vincerti. Ed è proprio questa intuizione a dominare le pagine di Perdersi a Roma, di Roberto Carvelli (edizioni Interculturali, pp. 293, euro 12.00). Un testo bellissimo, struggente, che si presta a differenti letture sociologiche e a più livelli d’indagine ermeneutica. Uno studio che parte dalla città, dalla sua toponomastica, dalle sue strade, dai suoi quartieri, dalle sue chiese, dai suoi monumenti. Un testo che parte dalla pietra, dalla polvere, dall’acqua, dal fuoco in qualche caso. Un testo che approda alla parola, la parola che sempre detiene il primato delle cose e che al tempo stesso ne incarna il simbolo, l’abaco primigenio. Alla parola Carvelli affida il compito di recuperare, di ritrarre Roma, dove lui stesso vive e che ogni giorno cerca di scoprire sotto una luce differente. Ad accompagnarci in questo itinerario pittorico intinto nella tavolozza cromatica della più mediorientale delle capitali europee (ma anche nella più drammaticamente vera, umanamente nuda e profeticamente spietatamente) i racconti dei grandi artisti, le testimonianze dei massimi scrittori viventi, ma anche di quelli che hanno semplicemente scelto Roma come patria d’elezione. Roma sembra fuoriuscire, d’improvviso, dalla sontuosa cornice architettonica dei secoli e dei millenni, per ritrovarci all’angolo di un baretto, nella luce declinante di un tardo pomeriggio, nella densità rosa di un cielo che sfiora le algebre dei terrazzi. Roma è questo ed è anche la culla del pensiero, del cinema, della cultura contemporanea. Roma è il nido che ciascuno di noi si porta dentro, l’architrave magica che ci consente di accedere alle leggi dell’eterno ritorno, l’Itaca che la scrittura misurata di Roberto Carvelli elegge a rifugio del vivere, del sentire, qualche volta del morire. Un libro interessante per capire Roma e per lasciarsi capire da Roma. Anche gli scrittori che si raccontano nei vari capitoli danno più l’impressione di un delizioso mettersi a nudo che di cercare di analizzare realmente l’animus romano. E’ Roma che opera il miracolo e regala a questo libro il gusto di una ricerca raffinata e intelligente. Leggetelo, vi catturerà. |
www.pickwick.it
Ieri ho visto questo spettacolo e mi sono commosso. Prima mani piedi voce come tamburo poi una storia che piove pensieri e li svuota e alla fine rimane questa leggerezza serena, svuotata. Un po' è Kureishi che ha questa abilità di toccare corde profonde parlando come una religione universale ai bisogni. Bello. Alberi che crescono e pensieri che scendono. A terra. E fanno il vuoto della mente lasciando pace. Un po' è l'India.
http://www.romaeuropa.net/festival/schede_compagnie2004/extensions_comp/07khan.htm
Uno degli ultimi segni della moderna comunicazione è l'avviso sul tuo cellulare TI HA CHIAMATO IL ... e il numero... Ebbene io questa suimpatica innovazione non ce l'ho. L'ho avuta due giorni poi mi sono perso il cellulare sotto la ruota di un autobus e da allora non l'ho più avuta. Traumatizzata. L'alterigia comunicativa spesso mi ha insegnato che la gente pensa: l'ho chiamato...losaiditim lo avrà avvisato. E invece no. Quindi...tornato da Creta non vorrei aver perso amicizie immolate alla presunzione. Se mi chiamate e il telefono è spento non lo saprò mai. Ebbene sì. Quindi bando a congetture!
"C'è un'isola, Creta, in mezzo al livido mare,
bella e ricca, cinta dall'onde; e là uomini
innumerevoli senza fine e novanta città..."
(Omero, Odissea XIX,172-174).
Di Carvelli (del 13/10/2004 @ 09:15:31, in diario, linkato 1000 volte)
Ieri poesia all'Auditorium. C'era Aldo Nove (il mio autore di culto secondo altri secondo me uno dei più geniali autori italiani) bravissimo in una inedita credo Odissea (tanto per non far rimpiangere alla divina struttura di Renzo Piano Baricco). F a n t a s t i c a. Ma non per tutti. Davanti a me qualcuno protesta alle frasi spezzate alle simonetorrette e simonepari, ulissi, bushi, ecc. Io lo trovo geniale e struggenti le altre poesie. Bravo e collaborativo Raiz che poi si spende anche per il grande Jalal Nuriddin, The granfather of rap che però svuota la sala: troppo tardi e ostico (anche se pregevole) il verseggiare a ritmo di congas in inglese e senza traduzione. Nel buio la gente abbandona anche perché è mezzanotte ed è un peccato. La lettura di da Carver non mi fa molto bravissimi Rava e Di Gennaro ma Cederna sbaglia toni secondo me. Ma Carver è Carver. Anzi Carver is not dead.
Risvolti umani e considerazioni a seguire. A sono simpatici alle volte i fidanzati delle tue amiche. Vorresti dir loro "oh mi raccomando trattala bene" ma sta male e così fai qualche domanda per avere lo stesso risultato e guardi con molta attenzione. B sono simpatiche le ragazze dell'auditorium, quelle che non si prendono sul serio. Una ci dice "non vi sedete lì che fa sciatto" ed è il suo modo di interpretare le sollecitazioni della direzione preoccupata di cotanto vuoto in sala.
Mi sembra un'ottima recensione (di Rocco Caliandro) e un'ottima rivista bolognese che si trova nelle librerie con contributi notevoli sulla cultura dell'EST. L'ho vista al volo quindi ne parlerò meglio poi appena l'avrò comprata per ora www.daemonmagazine.it
Di Carvelli (del 12/10/2004 @ 09:00:01, in diario, linkato 1037 volte)
Quasi ogni mattina il codice della strada mi consiglia una deviazione. E' il giro di un isolato di piazza Vittorio, prospiciente a. Via Mamiani e ti ritrovi subito d'angolo un fruttivendolo, poi a sinistra (Principe Amedeo?) poi a sinistra verso via Rattazzi. E' una deviazione, se volete anche una rottura di palle urbana, uno di quei divieti che uno (soprattutto in moto) se ne vorrebbe fottere. E invece tocca farlo. Per civismo. Per codice. ma è una deviazione allegra. A occhi a mandorla. A pelli scure nel cuore china dell'esquilino. C'è una specie di felicità operosa, fatta di carrelli che spostano merce, negozi aperti all'alba, passaggi di mani. Di soldi e passi, già tanti sul marciapiede verso il lavoro.
1 Che "gioca con i fanti lascia stare i fanti" è un detto molto moderno e che il bel film di Pedro Almodovar LA MALA EDUCACION deve essere un gran film. Ma scomodo. E lo dico avendo dormito per buon tratto dello stesso ma che questo non inficia il mio giudizio e che anzi il regista spagnolo si conferma un mio tranquillante efficacissimo.
2 Che forse chi ti accompagna al cinema e ti vede assopirti penserà di essere non abbastanza motivante. Forse no. Ma che spesso sono i letti più improvvisati i latori del sonno migliore.
3 Che alla fine non è la morte altrui ma la paura della morte altrui a fare più danni.
4 Che gli appassionati di fumetti hanno spesso delle belle ragazze dall'aria annoiata che sono costrette a girare tra gli stand pur non avendo l'aria del menomo interesse. E questo l'ho capito al
5 Che i giochi di ruolo forse sono fatti per facce adolescenziali e pustole...ma lo stesso ROMICS mi ha contraddetto e mi ha insegnato che anche la discrepanza tra il coraggio e la sua rappresentazione, la sensualità e la sua rappresentazione possono diventare delle pericolose (ma ovvie) tautologie.
6 Che (ed è un pensiero di D) un tempo i ragazzi (noi ragazzi) avevamo il coraggio di chiedere le 1000 lire di pizza e che ora nessuno si sogna di scartocciare una banconotina (bisognerebbe dire una monetina ma di sti tempi!!) precisa precisa.
7 Che spesso i film tutti di azione come THE BOURNE SUPREMACY sono ben fatti e vale la pena vederli ma sei seduto vicino al pubblico tipo di questi film te la rischi grosso. Il pubblico tipo infatti è composto di gente casuale che è riuscita a mettersi d'accordo sul che fare e sono andati al cinema come sarebbero andati in pizzeria al teatro in una casa a giocare a risiko. Insomma un pretesto per stare insieme: una bassa motivazione per gli amanti delle sale.
8 Che delle volte per vedere un bello spettacolo non bisogna spendere soldi e che bisognerebbe controllare quello che succede nei centri sociali e che c'è gente che fa arte di strada che non ha nulla da invidiare (a parte i soldi) a chi fa arte di televsione o di teatro o di cinema (che più di talvolta non la fanno) e ciò mi è venuto in mente dopo il festival del circo autogestito del CSOA ex SNIA Viscosa.
Di Carvelli (del 11/10/2004 @ 09:06:20, in diario, linkato 1025 volte)
Mi sbilancio. Kamasutra in smart - già il titolo di uno dei LETTI - sarà la mia prossima storia in libreria (da febbraio). Uscirà per Coniglio Editore (già LA COMUNITA' PORNO) è sarà un racconto di 64 pagine per al collana LEMMING. Lo scrivo oggi dopo l'ufficialità dei copertinari (ovvero le schede che servono alla distribuzione per avere gli ordini dei libri...le cui cifre si chiamano ORDINI ca va sans dire). E lo scrivo oggi dopo l'ennessima mattina di scrittura (ovviamente sono in corso d'opera... diciamo così). E dopo un tentato omicidio di un tipo all'incrocio che mi stava schiacciando con la sua...indovinate? Mi pregio di dire che ci saranno dialoghi, racconti di emozioni. Insomma uan vera e propria storia. Sembra incredibile no? Dopo tanti non-libri un libro. Ma sarò sincero? O meglio, non sarà solo una mia impressione?
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