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la domenica pensavo a dio
la domenica pensavo a dio mentre giravamo la città in autobus. alla pozza per gli incendi sulla strada una cabina elettrica & quaranta & tre cavi correvano dall’aria in quella cabina di compatti mattoni cotti; là nella cabina sulla strada abitava dio. lo vedevo accovacciato nel suo nido di cavi in mezzo ai muri di mattoni senza finestre al fondo nel buio della strada dietro una porta d’acciaio sedeva il buon dio; era infinitamente piccolo & rideva o dormiva
Lutz Seiler - La domenica pensavo a dio - Del Vecchio editore
Una poetessa - che conosco solo per scritto - giorni fa mi scriveva un suo credo/monito: "se sei troppo affezionato a una parola levala". Molti scrittori, si sa, familiarizzano troppo coi loro personaggi e questo è un conflitto di interessi. O questo è un modo per dire che non va bene. Molti sceneggiatori scrivono dei dialoghi che amano senza esserne ricambiati. Che funzionino oppure no diventa in fine accessorio. O credono che lo sia. Molti registi lasciano spazio ad attori che poi ingigantiscono la loro parte. Nel loro personaggio o fuori di esso. E questa è quasi extraterritorialità. Quanto almeno innamorarsi di un luogo o di una location. Del libro da cui si è tratta una sceneggiatura o un testo teatrale. Tutto questo e altro ancora ho pensato ieri. Non perché riguardasse il film che vedevo. Non perché serva a vederlo per chi ci andrà. E comunque ieri ho visto Padroni di casa.
L’uomo di neve
Si deve avere un animo d’inverno Per contemplare questo gelo e i pini Con le rame incrostate dalla neve;
E avere avuto freddo lungo tempo Per guardare i ginepri irti di ghiaccio I rudi abeti nel brillìo remoto
Del sole di gennaio; e non pensare D’alcun duolo nel gemito del vento, O nel suono di queste poche foglie,
Voci di una regione visitata Da quel vento che sempre Sibila sullo stesso nudo luogo
Per chi ascolta, chi ascolta nel nevaio, E nulla in sé medesimo, contempla Là quel nulla che è e che non è.
Traduzione di Renato Poggioli
http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2007/07/23/tradotti-dal-silenzio-4-wallace-stevens-parte-prima/
Appartamento ad Atene è un film girato in Puglia. Il regista (Ruggero Dipaola) è italiano. E' tratto da un libro scritto da un autore americano (Glenway Wescott). Gli attori (tranne uno solo, mi pare) non sono greci. A parte questo è una riuscita opera prima dove Atene sta lì nel titolo come un "greciainminiatura" da mirabilandia. Potenza della fantasia di location a Km0, lontani da sé.
Mi piace il mio corpo quand'è col tuo corpo. È una cosa tanto nuova. Muscoli meglio e nervi di più. Mi piace il tuo corpo. Mi piace quel che fa, e il come. Mi piace sentir la sua spina dorsale, le sue ossa e il tremolante -liscio-sodo che bacerò ancora ancora e ancora di te mi piace baciare questo e quello, mi piace, lentamente accarezzare, il folto elettrico pelo, e quel che viene a carne che si separa... E occhi grandi briciole d'amore,
e forse mi piace il brivido
di sotto me te così nuova
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