Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Nasce una nuova casa editrice. Fili d'Aquilone www.efilidaquilone.it di Alessio Brandolini. E inizia la sua attività da un'antologia di Poeti del Quebec (a cura di Viviane Ciampi) da cui questa poesia di Paul Bélanger.
sui guai della mia vita poco racconterò piccola preghiera serale raccolta delle fragole ghiaccioli di febbraio appesi alla punta del naso morsicatura del vento ricordo d’aver sofferto quando la sonda frugava il mio ventre - nonostante le apparenze ricomponevo un nuovo corpo nel mio corpo distrutto malgrado banale sia l’incidente la prova che manca ci vincola alla fuga degli istanti ecco che sento scaturire nella penombra qualche risata è vero mi dico le cose cadono e rinascono
Di Carvelli (del 11/07/2011 @ 10:14:56, in diario, linkato 2161 volte)
Dice Penelope
Non tessevo, non lavoravo a maglia, cominciavo uno scritto, lo cancellavo sotto il peso della parola perché l’espressione perfetta è ostacolata quando dentro sei oppressa dalla pena. E se l’assenza è il tema della mia vita – l’assenza dalla vita – sulla carta viene fuori il pianto e il dolore naturale del corpo che sa la privazione.
Cancello, strappo, soffoco le urla vive: “dove sei, vieni, ti aspetto questa primavera è diversa dalle altre” e al mattino ricomincio con nuovi uccelli e lenzuoli bianchi che si asciugano al sole. Tu non sarai mai qui ad annaffiare i fiori con la canna e i vecchi soffitti che gocciolano impregnati di pioggia e la mia personalità ch’è dissolta nella tua quietamente, autunnalmente... Il tuo cuore eletto – eletto perché io l’ho scelto – sarà sempre altrove e io taglierò con le parole i fili che mi legano a quest’uomo particolare del quale ho nostalgia finché Ulisse diventi simbolo di nostalgia e navighi per i mari nella mente di ognuno. Ogni giorno ti scordo con passione perché ti lavi dai peccati del profumo e della dolcezza e così purificato entri nell’immortalità. È un lavoro duro e ingrato. Unica ricompensa, se alla fine capirò cosa sia la presenza umana, cosa sia l’assenza o come funziona l’io in tanta desolazione, in tanto tempo come nulla fermi il domani il corpo continua a rigenerarsi si alza e si corica sul letto quasi abbattuto a colpi d’ascia a volte infermo a volte innamorato sempre con la speranza che quanto perde in tatto lo guadagni in sostanza.
Katerina Anghelaki-Rooke
Traduzione di Nicola Crocetti
da Poeti greci del Novecento a cura di Nicola Crocetti e Filippomaria Pontani Arnoldo Mondadori Editore 2010
Di Carvelli (del 08/07/2011 @ 11:35:47, in diario, linkato 1649 volte)
Vento e albero
Come la gran parte del vento accade là dove ci sono alberi,
così la gran parte del mondo è centrato su noi stessi.
Spesso là dove il vento ha radunato insieme gli alberi,
un albero ne prenderà un altro tra le braccia e lo stringerà.
I loro rami che si strofinano insieme follemente tra loro,
non è un vero fuoco, Si stanno spezzando l’uno con l’altro.
Spesso penso che dovrei essere come l’albero solitario, che non va da nessuna parte,
perché il mio braccio non potrebbe e non vorrebbe rompere l’altrui. Eppure con le mie ossa rotte
sento che il tempo sta per cambiare.
Paul Muldoon - Poesie - Mondadori
Ci preoccupano le morti ingiuste, gli omicidi non scoperti, le guerre senza vincitore e quelle con un vincitore che ci è nemico.
Cos'era Era impossibile da immaginare, impossibile da non immaginare; la sua azzurrezza, l'ombra che lasciava, che cadeva, riempiva l'oscurità del proprio freddo, il suo freddo che cadeva fuori da se stesso, fuori da qualsiasi idea di sé descrivesse nel cadere; un qualcosa, una minuzia, una macchia, un punto, un punto in un punto, un abisso infinito di minuzia; una canzone, ma meno di una canzone, qualcosa che affoga in sé, qualcosa che va, un'alluvione di suono, ma meno di un suono; la sua fine, il suo vuoto, il suo tenero, piccolo vuoto che colma la sua eco, e cade, e si alza, inavvertito, e cade ancora, e così sempre, e sempre perché, e solo perché, essendo stato, era...
Era l'inizio di una sedia; era il divano grigio; era i muri, il giardino, la strada di ghiaia; era il modo in cui i ruderi di luna le crollavano sulla chioma. Era quello, ed era altro ancora; era il vento che azzannava gli alberi; era la congerie confusa di nubi, la bava di stelle sulla riva. Era l'ora che pareva dire che se sapevi in che punto esatto del tempo si era, non avresti mai più chiesto nulla. Era quello. Senz'altro era quello. Era anche l'evento mai avvenuto – un momento tanto pieno che quando se ne andò, come doveva, nessun dolore riusciva a contenerlo. Era la stanza che pareva la stessa dopo tanti anni. Era quello. Era il cappello dimenticato da lei, la penna che lei lasciò sul tavolo. Era il sole sulla mia mano. Era il caldo del sole. Era come sedevo, come attendevo per ore, per giorni. Era quello. Solo quello.
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