Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il mio cuore è un cuscino. Mi ci appoggio ed è sonno. Un tutt'uno. Si sgonfia. Mi alzo, deluso e lo guardo. E' gonfio. Mi riabbasso e si riappiattisce. Mi alzo e si rigonfia. Mi riadagio e si abbassa. Il mio cuore è un cuscino. Se fosse un pinguino non sarebbe mai una lingua ma sempre una collina come la testa su una pancia o su una spalla di chi ami o ti ha amato. Il mio cuore è un cuscino, l'imperfetto distribuirsi delle piume o della lana o del trinciato di gommapiuma. Il peso umano della nuca sull'inanimato schiacciarsi della materia. Il mio cuore è un piumino, certe volte, il largo abbracciare di una stoffa, in una stanza, in un letto. Il mio cuore è un andare e un venire della rigidità e della morbidezza. Un andamento incostante o costante ma morbido sempre. Come una risacca di quiete. Come l'alzarsi e abbassarsi delle maree in un bicchiere che fa le bolle della notte. Il mio cuore è un cuscino. Sia che lo si guardi piatto e usato che morbido e desiderato. Una speranza, un piacere. Che ora diciamo sempre e ora diciamo mai. Che ci delude e si affossa ma si rigonfia. Come le fasi della vita, della luna, le stagioni. Che non puoi mai dire "ancora" o "mai più". Ma che dici "sempre" o "sarà".
Di Carvelli (del 19/12/2005 @ 14:31:35, in diario, linkato 1041 volte)
AUTORE: Roberto Carvelli
FOTOGRAFIE: Mimmo Frassineti
PAGINE: 320
ILLUSTRAZIONI: 150
PREZZO: 35 euro
EDITORE: Electa
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2005
IN LIBRERIA: dicembre
"Una città respira, è allegra o triste, una città ha un ritmo e un colore, ha un carattere e un'anima, qualcosa che può abbracciare o dividere, irritare o unificare, provocare o sorprendere".
Un atto di amore nei confronti della città più bella del mondo, narrata e fotografata in modo davvero originale. AmoRomaPerché è un percorso nella Roma che ha ritrovato lo smalto del passato e la nuova luce del futuro. Nelle fotografie di Mimmo Frassineti e nei testi di Roberto Carvelli si scopre quello che c’è di nuovo e di rinnovato nella Capitale. I nuovi scavi, i ritrovamenti, le riaperture dei musei, le iniziative, le piazze tornate a gremirsi di gente ed eventi, i monumenti che sono tornati a brillare. Un viaggio metropolitano, con sconfinamenti periferici, che disegna la mappa culturale di una Roma che da anni non conosceva tanta sistematicità e tanta cura, raccontato in chiave personale e ricco di informazioni e curiosità. Alla ricerca “del dietro le quinte” di questa fortunata sinergia che ha reso l’Urbe uno dei luoghi di maggior prestigio internazionale recuperando lo stallo degli anni passati e risalendo le classifiche del gradimento turistico. Il volume, edito da Electa, si apre con una presentazione di Walter Veltroni, e contiene un’intervista di Miriam Mafai e Gianni Borgna, assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma.
La città inizia così
Il miraggio dell’assuefazione
Lo spirito dei luoghi
Tra il Partenone e Costantinopoli
La hit-parade dei monumenti
Roma città di città
Più di uno, più di due, più di tutto
Il Monopoli della cultura
Il nomadismo delle mostre
Culture del contemporaneo
La storia a una cifra
La contestata incursione del nuovo
Luna, pignatte, champignon
Ricalcare le scene
Shakespeare nel verde
Loggioni
Il passato come sistema. Mura, acqua, ponti
Beati gli antichi
Il principio primo
Camminando su macchine e case
A.C. Antichità
Di acqua sotto e sopra i ponti
La Fontana “torno subito”
La Fontana dell’eterno ritorno
L’invenzione del tempo
Loro sotto i piedi
Vie, piazze e città
Le terribili sorti
La storia come cura del presente
Storia di un inerte e clonazioni
La fantasia all’intonaco
Resuscitare tesori
Preparare un futuro al passato
Lottare contro le sofisticazioni
Roma segreta
Lontano dagli occhi è il segreto del nostro passato
Magazzini Montemartini
La provvisorietà definitiva
La bellezza celata
Sette, nove Sale
Zanne, zolle, nani
Scolpire la voce
L’impero dei cocci
Roma tra pagine, schermi e palcoscenico
Tu che abiti nel cuore della folgore
Essere senza avere
Roma due punti
I libri in mostra
Un segno che trasforma
In pellicola
La permanenza del paesaggio
Roma sua maestà e i cimeli di Napoleone
Foscolo al Verano
Ville, verde, viva
La Tor Tre Teste Cup
E’ scientifico
Nell’anno del sudoku
C’è e ci sarà
Ferragosto con il muflone
La tassidermia non è una malattia
L’orizzonte degli eventi
Finché l’alba non ci separi
Un’antologia per la città
A caccia di vento, 2005
Io, la mia storia
Crescere a Roma
Il taoismo dei genitori e il Capodanno dei bambini
Un chilometro al futuro
Album di altrui famiglie
Al futuro di Roma
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Il volume AMOROMAPERCHE' sarà presentato in anteprima
Mercoledì 21 dicembre 2005 ore 18
Complesso del Vittoriano - Roma
via San Pietro in Carcere
saranno presenti
l'Assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma Gianni Borgna
gli autori Roberto Carvelli e Mimmo Frassineti
intervengono
Vittorio Emiliani, Franco Ferrarotti e Melania Mazzucco
La ricchezza artistica, monumentale e umana di Roma come "volano" di crescita culturale e di promozione economica in un libro che ripercorre gli ultimi dodici anni di vita della città. Dal centro alle periferie "AmoRomaPerché" illustra attraverso i racconti di Roberto Carvelli, le strutture e gli eventi che hanno determinato il "nuovo Rinascimento romano". Foto inedite, scatti di Mimmo Frassineti, conducono il lettore dall'antico basolato dell'Appia Antica all'ex Mattatoio di Testaccio, una delle sedi di Macro, il Museo di Arte Contemporanea di Roma, dai Mercati di Traiano alla Centrale Montemartini, dal Parco archeologico di Centocelle al Galleria Lapidaria dei Musei Capitolini. Nel libro appare "l'altra Roma", volti e colori delle persone e di una città immersi nella loro vita culturale che è poi la vita di ogni giorno, flash di luoghi e di eventi come l'Estate Romana e la Notte Bianca che, negli ultimi anni, hanno reso questa città una "fabbrica di cultura", riconosciuta da tutto il mondo.
Che è una promessa velata di pianto in mezzo agli ostensori, all’incenso e alla mirra, che tu non sai cos’è e neppure lui. Non fai il presepio e neppure il presepe e neppure l’albero e neppure le lucette. Anche quest’anno. Di domenica stai a casa. Di lunedì vai a lavoro. Oggi stai male e ti fai un brodo caldo e ci metti un formaggino che è come tornare bambino. Che l’amore, l’amore… l’amore passa, l’amore si ferma. Che c’è la guerra ma non qui. Qui ci sono le conseguenze. Che come l’amore. Anche lì, altre conseguenze. Il tamburellare delle dita, un fioco rantolo di dolore nel sonno. Una parola forse alac, una cosa così. O forse alat o calat. Ma su quale vocabolario cercare. Una carta dei tarocchi ma quale? La coincidenza delle scacchiere: basta dire una volta una parola e compare ovunque. Perché? C’è un destino fattivo che ha la nostra lingua? Una gestualità? Uno scaturire e un creare? Scacchiera. Ed è ovunque. E non sai mai quando finisce una partita. E non hai mai vinto fino alla fine. Fino all’ultima pedina. Le facce che fai per dire “è buono”, le cose che dici per dire “sono triste”. Amico mio. Amica mia. Che vi possiamo fare da mangiare? Quanto vi trattenete? Sei mio ospite. E ti siedi. Allarghi le braccia per dire “fosse per me” per dire “io vorrei ma” per dire “non dipende da me”. Ed è brutto che tu faccia così, ed è triste ma come allarghi le braccia tu… Un cristo pari. E ti si perdona tutto. E poi oggi c’è il sole. E ti ricordi come pioveva ieri? Una pizza. Non sarà una cosa lunga. Eppure pare infinita. Eppure pare il massimo del niente, del poco. È una pizza ma è la migliore che esista. Te lo avevo detto no? Michele a Forcella. Due tipi e basta ma è la migliore e basta. Che anche mio nonno anni fa... Se vai a Napoli… questo e quello…se vai a Napoli questo e quello. E quando torni?
Di Carvelli (del 16/12/2005 @ 14:31:16, in diario, linkato 1065 volte)
Voglio dire che, se dietro ad ogni spavento ci sta un dio, noi non possiamo sempre bestemmiare curandoci dallo spavento.
(Parlando di UNA QUESTIONE PRIVATA di Beppe Fenoglio) Emanuele Trevi da ISTRUZIONI PER L'USO DEL LUPO (LETTERA SULLA CRITICA) Castelvecchi
PS Cosa fate voi quando vi regalano una nuova edizione di un libro che già avete?
C'è una caratteristica somatica che rende riconoscibile a vista un poliziotto o un commissario? Come si fa a riavere sedici anni ma felici? Perché si deve tifare la squadra della propria città? Da dove a dove è amore e da dove a dove non è più? Perché, pur la carta essendo molto delicata, non si trovano in giro banconote troppo lise? Come mai, pur tanta gente tagliandosi o ferendosi, non si vede per terra mai un cerotto accartocciato? Come si fa a capire le intenzioni degli altri? E quelle nostre? E a cosa serve capirle?
Di Carvelli (del 15/12/2005 @ 16:56:38, in diario, linkato 1502 volte)
Mentre leggo Alicia Erian BEDUINA (Adelphi) che recensirò per BLUE voglio qui declinare la mia debolezza visiva per volti e forme mediorientali...
Di Carvelli (del 15/12/2005 @ 11:41:40, in diario, linkato 1074 volte)
Dal Corriere della Sera Magazine. Una foto di Jeff Wall
Di Carvelli (del 15/12/2005 @ 09:19:32, in diario, linkato 1066 volte)
Vi comunico che a casa mia è scoppiata la primavera. Non sono io che parlo ma una fila sterminata di formiche. Hanno fatto la loro tana nel gradino della scala che porta al terrazzo soprastante. Sentito il calore dei termosifoni si sono fatte due calcoli (sbagliati) e sono uscite a caccia di cibo. Il cibo si divide in 1 molliche (le hanno trovate) 2 rimasugli (c'erano) 3 zuccheriera (eccola!) 4 frigorifero (ci hanno girato intorno a giostra estasiate ma fallimentari). Non vorrei dare una troppo buona impressione della mia casa - né dal punto di vista alimentare né da quello climatico - ma casa mia saluta la primavera con un degno anticipo di tempo e festeggia con la Natura (madre e non matrigna) il rifiorire di tutte le specie. Precorre, insomma, i tempi e le stagioni e saluta la vita. Io meno.
PS Perché si dice in fila indiana e non in fila di formiche?
Di Carvelli (del 14/12/2005 @ 14:11:33, in diario, linkato 1776 volte)
Spero di ricordare bene ma c'è un racconto di Cechov che si intitola CHIRURGIA in cui viene raccontata una dolorosa e incompiuta estrazione dentaria ad opera di un medico in seconda. Dottorino... si dice a Roma per indicare l'inesperta gioventù dei neo-laureati. In Cechov siamo davanti ad un "secondo" invece e il risultato non cambia. Mi viene da pensare alla mia disavventura ortodontistica al Fatebenefratelli di Roma (di cui ampiamente in Perdersi A Roma) in cui l'eroico, violento, spocchioso chirurgo chiamavasi come un panettone. Per anni ho conservato la testa del dente che non mi ha estratto, che mi ha lasciato dentro e ricucito. Per anni ho conservato la traccia della scarsa titolarità di quel luminare. Ancora è lì (lo spirito è evaporato) in un contenitore di plastica che suona come un giocattolo per infanti. Certe volte le cose vanno lasciate andare, evaporare. Conservare le tracce della propria scarsa fortuna è la ferita mal remarginata di altre future sventure. Bisogna saper glorificare le proprie sconfitte invece che portarsele dietro come un album di rancori. La chirurgia deve essere estrattiva, se non lo è non è. Anche il tempo incide (come se indicasse il male, come una freccia su quel che non serve o non va) ma se non toglie forse sta a noi levare quel che non serve o non va prima che si rimargini quel taglio. Alle volte il dolore dell'incisione ottunde e si preferisce vederla chiusa presto più che pulita la ferita.
Di Carvelli (del 14/12/2005 @ 09:08:11, in diario, linkato 1034 volte)
Ecco Doctor avere il tempo vorrei... di vedere andare le palline al posto loro, i pezzi al quadrato, le pedine alla meta della linea di fondo che delimita una fine. Una fine allegra da cui ripartire e andare verso una nuova fine. Avere il tempo di tanti "fine". Avere il tempo di tanti ri-cominciamenti. Ecco cosa vorrei. Ora che le forze mi abbandonano e ritornano per quel breve tratto di una strada, quei passi che mi separano dalla toppa della porta. Come in quelle corse disperate al bagno e quelle promesse fatte con la vescica gonfia o... Avere il tempo. E vedere le cose che cambiano e sapere che le cose si sistemerannoe cambieranno e non avremo tentennamenti e sapremo cosa è giusto, cosa è bene, cosa è meglio. Vorrei guardare alle nuvole con la certezza del sole, anche di un sole futuro, un sole fra giorni, o fra settimane. Avere il tempo di aspettare un'altra stagione, un altro paio di scarpe, un pantalone non più liso, una ruga che ora è bella, un pensiero che ora è sereno e tenero e felice. Avere il tempo di vedere come va a finire. Senza ansia. Così. Come un orologio.
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