Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 30/05/2006 @ 08:34:36, in diario, linkato 1490 volte)
Il cappello da cow boy e gli stivali di El Paso. Le mani in tasca. Gli occhiali fumé, da dietro occhi annuiscono di sottecchi. La vita nelle basi militari "che poi ti prendono per strano ma in quei locali lì...beh lì sì, lì nessuno ti dice niente...ché se vai in giro vestito così la gente commenta. Alla gente non piacciono gli americani. Cioè non in queste manifestazioni..." Quei locali in cui si trasporta una mitologia (nel suo caso una nostalgia, anche se breve), quei locali - dicevo - sono un avamposto del Grande Impero. Luoghi in cui si sente la forza, la certezza. "Lì capisci cosa vuol dire essere americano. Lì sai cos'è essere membri di un continente di forza." Un contingente? "Lì capisci cosa vuol dire essere per salvare il mondo dalle dittature..." (l'inflessione veneta) "Ché il mondo ha bisogno degli americani mica viceversa... Ché gli americani già sono il mondo. Anche questo qui è il mondo americano."
Di Carvelli (del 30/05/2006 @ 09:17:42, in diario, linkato 1511 volte)
Un film mi piace o non mi piace. Un film mi stride, mi lascia perplesso. Un film cambio canale, per una frase che non mi torna, un'incongruenza, un'anomalia della storia, cattiva recitazione (come se fosse "cattiva digestione"), cattivo doppiaggio (che si scatena nei film non continentali come qui, per cui sembra che un cinese sia un cletino, un giapponese un automa, un peruviano una statuetta di pancia ventriloqua). Un film qualcosa non mi torna, un film esagerazioni. Ma poi mi seducono dei particolari o mi lascio ammaliare da un piccolo rito ripetuto. Un piano sequenza lungo di un amore circolare che gira i palazzi e ritorna nel giro di un coito per riconoscenza. E il film può non essere tutto bello, tutto interessante, tutto giustificato. Può non avere stellette e premi ma ha avuto un guizzo che rimane. Come il tanto vuoto, i muri screpolati, la bandiera che si alza con una procedura sempre uguale di monomania militare. Un film può essere anche una sequenza che ti servirà a pensare altro o ricordarlo per un click che ti ha fatto scattare. E potresti sospendere il giudizio, non pronunciarti in maniera definitiva ma far valere questo piccolo premio di qualche fotogramma.
Di Carvelli (del 31/05/2006 @ 09:26:56, in diario, linkato 1651 volte)
Un messaggio nel bagno dell'ufficio
LA CARTA DEL COPRITAVOLETTA
NON DEGRADA RAPIDAMENTE
NELL'ACQUA, SI PREGA PERTANTO
PER EVITARE DISSERVIZI A
DISCAPITO DI TUTTI DI NON
GETTARLA NEL WATER.
Normalmente quando ci si trova a dover scrivere questi messaggi, in un ufficio, si crea un capannello di menti improvvisate parolieri. Ogni frase è sbagliata o non è ancora quella. La giusta. Quella che tiene in considerazione i principi basilari delle buone maniere e la fermezza necessaria quando si intimano divieti. L'assembramento - l'accozzarsi di intelligenze artificiali - contiene sensibilità distinte che dissentono le sensibilità altrui. Ragion per cui la scrittura si rivelerà un terribile acclararsi di indecisioni. Il ruolo più ambito e fortunato resta quello dell'estensore del processo verbale (mai titolo sarebbe più appropriato alla mansione) che deve solo avere molta carta, un buon pennarello e necessaria pazienza e scrivere solo quando un ehhh della maggioranza approva d'ufficio. In ufficio è così.
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