Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 19/03/2007 @ 14:35:10, in diario, linkato 1375 volte)
Ho finito di leggere Mal di pietre (edizioni nottetempo) di Milena Agus e mi ha sopreso come dal capitolo 15 (fino ad allora la scrittura non mi aveva catturato e erano passati giorni dalla prima lettura) la storia prende lo slancio e le pagine si fanno più intense raccogliendo quello che era stato solo esaminato per accenni e per premesse. L'idea è che bisogna andare fino in fondo, arrivare fino alla fine. E che certe storie solo da un certo momento in poi realizzano le premesse o le promesse. La domanda è: quanti libri rimangono interrotti, quanta letteratura non ha la fortuna (davvero mi piace parlare di fortuna perché non so davvero perché ho voluto concludere la lettura) di un ascolto fino alla fine. E quelle pagine emozionanti che esplodono solo da lì in poi e con loro il piacere della lettura non arrivano all'ascolto.
Di Carvelli (del 20/03/2007 @ 14:12:35, in diario, linkato 1286 volte)
"Avevo girato in tondo ed ero tornata al punto di partenza. La stazione era una calamita che mi attirava, era un segno del destino. Bisognava che salissi subito su un treno e che TAGLIASSI TUTTI I PONTI. Queste parole mi erano entrate improvvisamente in testa e non riuscivo più a liberarmene. Mi davano ancora un po' di coraggio. Sì, era arrivato il tempo di TAGLIARE TUTTI I PONTI." (da Bijou di Patrick Modiano)
Di Carvelli (del 21/03/2007 @ 09:17:20, in diario, linkato 1329 volte)
Mi sveglio prima che suoni la sveglia, sfoglio il giornale, poi un libro, mi vesto, scendo dal soppalco, metto il cd dei sigur ros che ho recuperato a sorpresa da uno scatolone, apro la finestra, guardo fuori, guardo dentro, accendo il computer, mi faccio un the, ci inzuppo due biscotti, torno al computer e provo a scrivere, mi siedo sul divano, riprendo un libro e lo leggo, un altro, vado in bagno, mi verso altro the, torno al computer e apri un file nuovo, torno sul divano, guardo fuori, rivado in bagno, infilo una camicia nuova, chiudo il sacchetto della spazzatura e lo metto fuori, esco, guardo i fiori che ho piantato e che stanno mettendo le prime foglioline. Tante azioni e nessuna è quella giusta.
Di Carvelli (del 22/03/2007 @ 09:51:12, in diario, linkato 1405 volte)
Ogni tanto (come oggi) aggiorno i TACCUINI. Oggi ne approfitto per ufficializzare l'uscita de LA RIVOLUZIONE SPIEGATA ALLE COMMESSE (Coniglio editore, 13 €). Sperando che davvero sia uscita. Che cos'è? E' il mio primo libro, un romanzo per racconti, una storia picaresca di una rivoluzione di un gruppo di "semplici" in una borgata Macondo alle porte di Roma. La borgata si chiama Torreverde e il protagonista si chiama Bebo, BadBoyBebo. Rispetto alla prima edizione c'è un po' di editing e ringrazio Daniela D'Angelo (lavora da un po' ai miei libri) per la sua cura anche veloce e festiva alla mia scrittura e Enrico Piscitelli per i suoi suggerimenti. Rispetto alla prima edizione ci sono delle pagine in più, poco meno di cinquanta in una selezione da un corpus maggiore. Il sottotitolo (che era il mio titolo originale) della passata edizione - di cui ringrazierò per sempre il mio primo editore Zenone Sovilla - è ora il titolo. Ringrazio come ovvio Dario Morgante (anche lui è in un certo senso il mio primo editore del piccolo libriccino LETTI prima che approdasse in Voland) che ha tenuto alla ri-uscita (in ogni senso) del libro e mi scuso per i refusi che ti soprendono sempre. Ho deciso di dedicare un post. Perché è giusto fare giustizia della casualità infida e della nostra distrazione. Deve essere una pietra tombale anche se i refusi hanno nove vite. Coem i gatti. Non come noi.
Di Carvelli (del 23/03/2007 @ 09:44:53, in diario, linkato 1394 volte)
“Ahimè! Ignoravo, mai avrei potuto crederlo, che si rinasce dalle proprie ceneri, che la morte del cuore può essere uno stimolo per lo spirito, una forza creativa, e che se si è stati capaci un giorno di crearsi un universo lo si abita come Dio per l’eternità perché la creazione è indistruttibile. L’errore è di far gravare il peso della creazione sulla creatura, o di farglielo sentire, o di schiacciarla sotto il suo stesso peso. Si sarebbe dovuto provvederla di un paio d’ali perché si crea soltanto nella gioia e anche la creatura deve partecipare a questa gioia e danzare nella luce. Dio ride forse? Si stenta a immaginarlo. Allora, tanto peggio per la dottrina o il dogma. Io, rido; perché oggi so. So che creare è bello. Nella prigione in cui vivo oggi e da cui non posso uscire – ora so cosa intendeva la Madre annunciandomi la mia prigione – so di essere felice. Non c’è niente da perdonare perché non c’è niente di male nella felicità e solo l’azione dà la libertà. Ma l’assuefarsi è stato duro, perché quel clima era disumano. Io so che porto me, la mia creazione, e mi libro nell’aria. E’ ciò che si chiama essere soli. Ma librarsi è descrivere un cerchio a spirale e la spirale è l’immagine di una caduta. Ora, si cade da qualche parte verso qualche parte. Dunque non si è soli. E’ il colpo di fulmine. Ti ritroverò nell’abisso della luce. Ma non anticipiamo. La Bibbia, il libro dei libri, è da riscrivere. ?In principio lo Spirito Santo si librava sulle acque....’. No, in principio era il Sesso. Il sesso non è un attributo. E, alla fine, ci sarà ancora il Sesso... Ma ho già detto troppo. Amen”.
Da Rapsodie gitane di Blaise Cendrars (Adelphi)
Di Carvelli (del 26/03/2007 @ 10:04:01, in diario, linkato 1412 volte)
Sto leggendo Istanbul di Orhan Pamuk. Cerco di riunire nella mia mente il ricordo dei giorni a Istanbul, del capodanno davanti ad Aya Sofia. Il giallo dei taxi che copriva l'orizzonte. Il tramonto splendido e il sole opaco del mattino che segue. Mi rende all'improvviso felice l'idea che posso rivedere le immagini del suk, uno sguardo silenzioso che aleggia sulle cose. La mia faccia tormentata di quei giorni e che sono ancora qui, nonostante quell'acume di dolore. Nel libro di Pamuk c'è una vita. Una vita raccontata attraverso le immagini della città (ma anche le immagini che raccontano una vita, lo studio della rappresentazione ecc). E' un rifle(sso)ttere su sé come luogo. E' un rispecchiamento con cui (forse soprattutto con esso) i luoghi hanno più da dire che da soli.
PS Mi segnalano questo articolo www.ilfoglio.it/pdfdwl/11406000_2.pdf che risegnalo. Tutto quello che riesco a recuperare (recensioni e segnalazioni) cerco di metterlo nella sezione libri.
Di Carvelli (del 27/03/2007 @ 13:51:03, in diario, linkato 1397 volte)
Copio dal sempre prezioso blog www.luxuslinguae.com
Quanto basta/Enough di Marianne Moore
Se sono una fanatica? Al contrario. E dove mai mi piacerebbe stare? Sotto l'olivo di Platone, a terra o appoggiata al suo vecchio, sodo tronco,
lontana da polemiche o persone colleriche,
Se vuoi le pietre al posto giusto, indenni da calce (il muratore dice «malta»). squadrate e lisce, devi rispettarle, come disse Ben Jonson, o intendeva.
In Discoveries egli disse ancora: «Sii per la verità. È quanto basta».
****
Am I a fanatic? The opposite. And where would I like to be? Sitting under Plato's olive tree or propped againt its thick old trunk,
away from controversy or anyone choleric.
If you would see stones set right, unthreatened by mortar (masons say «mud»), squared and smooth, let them rise as they should, Ben Jonson said, or he implied.
In Discoveries he then said, «Stand for truth. It's enough».
M. Moore, Le poesie, Adelphi, Milano 1991, p.457
Di Carvelli (del 30/03/2007 @ 14:34:20, in diario, linkato 1396 volte)
"Saggezza dei miei rapporti umani in questo viaggio, che non portano il peso dell'intimità e dell'attaccamento; pur non essendo insignificanti, non sono che segni. Bastano le cose viste e udite perché il giorno abbia malitia sua, le simpatie superficiali a rallegrarlo: una profondità umana è subito molestia, poi a poco a poco dolore. Non voglio offrire il corpo nudo, senza riparo, ai chiodi che volano per l'aria smaniosi di conficcarsi".
Guido Ceronetti - Un viaggio in Italia
|