Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 04/05/2009 @ 09:03:45, in diario, linkato 2556 volte)
L'autunno
Che succede di te, della tua vita, mio solo amico, mia pallida sposa? La tua bellezza si fa dolorosa, e più non assomigli a Carmencita.
Dici:"E' l'autunno, è la stagione in vista sì ridente che fa male al mio cuore". Dici - e ad un noto incanto mi conquista la tua voce - :"Non vedi là in giardino quell'albero che tutto ancor non muore, dove ogni foglia che resta è un rubino? Per una donna, amico mio, che schianto l'autunno! Ad ogni suo ritorno sai che sempre, fin da bambina, ho pianto". Altro non dici a chi ti vive accanto, a chi vive di te, del tuo dolore Che gli ascondi; e si chiede se più mai,
anima, a dove e a che, rifiorirai.
"In ogni storia a un certo punto arriva una grande svolta. Uno sviluppo imprevisto. La felicità è sempre uguale, ma l'infelicità può avere infinite variazioni, come ha detto anche Tolstoj. La felicità è una fiaba, l'infelicità un romanzo". (Murakami Haruki - Kafka sulla spiaggia - Einaudi p. 173)
E ora un po' di felicità (da Miyazaki - Laputa, il castello nel cielo che ho visto ieri)
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Largo O lasciate lasciate che io sia una cosa di nessuno per queste vecchie strade in cui la sera affonda -
O lasciate lasciate ch'io mi perda ombra nell'ombra - gli occhi due coppe alzate verso l'ultima luce -
E non chiedetemi - non chiedetemi quello che voglio e quello che sono se per me nella folla è il vuoto e nel vuoto l'arcana folla dei miei fantasmi - e non cercate - non cercate quello ch'io cerco se l'estremo pallore del cielo m'illumina la porta di una chiesa e mi sospinge a entrare - Non domandatemi se prego e chi prego e perché prego -
Io entro soltanto per avere un po' di tregua e una panca e il silenzio in cui parlino le cose sorelle - Poi ch'io sono una cosa - una cosa di nessuno che va per le vecchie vie del suo mondo - gli occhi due coppe alzate verso l'ultima luce -
Cose di cui vorrei parlare (Una lista)
Due per me. Due di tutto. La morte fortuita di un piccione. Il mondo alla fine del mondo. Cose da dire (a chi e cosa). Imparare a tirare la sfoglia. Come se ne esce se non si sa (o non si ricorda) come si è entrati. Ringraziare e uscire. Dire basta. Dire non domani (dire adesso). Imparare le facce che non so fare (fare una scuola?). Imparare una una nuova tecnica di abbraccio (e che duri). Saper fare il bollito, lo spezzatino, l'arrosto (senza fare una scuola). Fare i compiti (anche se non fai scuola). Ritornare a scuola (il tema è la vendetta o la rivolta?). Un'altra volta ancora prima di morire lei che dice "mi fai la treccia?" (sarà facile?). Pettinare una bambola (visto che si dice tanto in modo denigratorio). Fare un giro su una ruota del luna park. Bere fino...appena un passo prima di stare male. Due per te. Due di tutto.
www.youtube.com/watch?v=7QF01ypaF4o
My Shoes by Charles Simic
Shoes, secret face of my inner life: Two gaping toothless mouths, Two partly decomposed animal skins Smelling of mice-nests.
My brother and sister who died at birth Continuing their existence in you, Guiding my life Toward their incomprehensible innocence.
What use are books to me When in you it is possible to read The Gospel of my life on earth And still beyond, of things to come?
I want to proclaim the religion I have devised for your perfect humility And the strange church I am building With you as the altar.
Ascetic and maternal, you endure: Kin to oxen, to Saints, to condemned men, With your mute patience, forming The only true likeness of myself.
Che succederà nei Caraibi? Vado a rivedere il diario di Viviana di cui già in parte ho parlato. Ed eccola al ritorno dal viaggio brasiliano. Una pagina lontana. O siamo noi lontani alla pagina. A voi (la sentenza e la lettura).
Appena arrivata. Avevo voglia di un roti. E' tanto che non lo mangio, un mese e mezzo o piu'. Era il primo desiderio alimentare arrivando a Trinidad. K ha riso. "Un roti? Di domenica? Ma sei pazza!" Come sono pazza? Che male c'e'? Da quando il cibo e' legato ai giorni della settimana? Lui ha sorriso e ha detto va bene. Proviamoci. E infatti ci abbiamo provato, ma effettivamente tutti i roti shops sono chiusi di domenica. Chissa' come mai, a nessuno verrebbe mai in mente di mangiare un roti di domenica. Sarebbe una follia.
Io ero delusa, e incredula. Uno dei cibi piu' consumati delpaese, inaccessibile. Ma poi ripensandoci ho realizzato che qui e' cosi'. Nessuno mangia curry la domenica. Come a nessuno verrebbe in mente di mangiare un bake and shark se non in spiaggia. O le doubles se non di notte. O la corn soup se non la sera, dalle 6 in poi. Impossibile.
La regola magica del capitalismo secondo cui parte integrante della vendibilita' e del successo di un prodotto sta nella sua capillare distribuzione, qui non funziona. E' un po' la regola della cocacola. Parte del suo successo e' dovuto al fatto che la si puo' trovare ovunque. Hai voglia di una coca, dopo meno di cinque minuti ne hai una in mano. Ovunque tu sia.
Qui gli unici che hanno capito questo trucco sono gli agenti del marketing di KFC. Sempre aperto, sempre pronto. E infatti, miracolosamente, ha un enorme successo. Ma chissa' come,mai , ho la netta sensazione che se aprissi un negozietto di roti, bake and shark, corn soup e doubles "sempre aperto e sempre pronto" a Porto of Spain, i Trinidini storcerebbero il naso. "E perche' mai dovrei aver voglia di mangiarmi un roti di domenica?"
Ho mancato di menzionare un bel racconto scoperto settimane fa su un numero interessante di Specchio de La Stampa...è un po' che è tornato interessante. Con ampi spazi letterari curati da Cortellessa. Ma torniamo al racconto. E' di Antonio Franchini che già anni fa recensii per i suoi bei libri "sportivo-iniziatici". Il racconto aveva un bel ritmo e una bella corrispondenza fra tempi (quelli del ricordo, quelli interni, quelli de racconto - nel racconto). Al centro c'è il mangiare. Al centro c'è la morte. Al centro c'è la notizia di una morte. La freccia viene scoccata per analogia della vita (e la freccia è la notizia della morte) mentre il protagonista mangia prelibatezze in un villone. Il cellulare è il mezzo di questa dissonanza. Costruito con grande sapienza il racconto alternava piani diversi di presente-passato. Con gusto, sarebbe fa dire se non ci fosse in mezzo tutto quel ben di dio gastronomico.
Mi è capitato tra le mani e ho letto anche il romanzo La persecuzione del rigorista di Luca Ricci
di cui anni fa credo proprio di aver letto delle storie uscite per addictions (esiste ancora?). Giorni fa citavo Casa d'altri la cui ineguagliabile bellezza rimane tra le pagine-maestro di tanta letteratura che fa esplodere tanto con poco. Ci ripenso.
Murakami quasi agli sgoccioli. Ho mancato di ridire di Sillitoe. Migliori sono i racconti successivi al primo che titola il tutto. Cito a memoria e quindi con beneficio d'inesattezze mnemoniche...d'altronde sono sempre io quello che ha perso un buono regalo di ben 50euri...Zio Ernst, Il quadro del peeschereccio, L'insegnante. Mi ha impressionato di meno la title track.
Vorrei dire altre due cose che non sono però letture ma visioni e quindi le rimando al capitolo di competenza. Visti Muriel (Resnais) e Melinda e Melinda (Allen). A presto o meglio a fra un po'.
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