Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Non ci sentiamo da un po'. Un bel po'. Non ricordo bene. E da quando non ci vediamo? Anche lì è un pezzo. Anzi sì, lo ricordo. E' un po', in effetti. Mi chiama. Ciao ciao. Dice che quel giorno, quello che ho scritto nel sito... ce l'avevi con me? Parlavi di me? No, dico. Non credo che parlassi di nessuno in particolare. A me sembrava che parlassi per me. No, le dico. Se devo dire una cosa la dico in faccia. Se la scrivo la scrivo, se la metto nel sito è solo perché mi sembra che vada al di là di me, di chi conosco, di tutto. Qualcosa che mi chiama fuori (fuori da me, da quello che vivo). Forse solo quello metto. E lo stesso vale per i libri. A me sembrava che avessi scritto per farmi capire qualcosa (e mi ripete il testo del post). No le dico. Te lo giuro, no. Non credo che l'ho convinta. O forse mi ha convinto lei. Forse la verità è che scriviamo davvero a qualcuno. Senza saperlo.
Mi hai detto "adesso non posso", "un giorno lo faremo", "per adesso no". Hai detto che ci sarebbe stato un altro tempo per quello che ora non c'era. Parlavi di "tempo". A me dicevi "tempo"? Mi avevi mai visto guardare l'ora? Avevi mai visto un orologio al mio polso? Eppure "non adesso" hai detto. Poi sono morto. Come tante altre volte. Come si muore di solito, hai presente? Come tante che ancora morirò senza dirlo a nessuno. E senza che nessuno versi una lacrima. Senza sapere se c'è o ci sarà quel tempo di cui hai detto.
Uno di quei film che tutti ti hanno detto che è inutile, che non serve se non a celebrare un mito di cui tutti sanno di dover dire ma non sanno cosa. Neppure chi scrive, alla somma, non sa che cosa bisognerebbe dire di Coco Chanel. Eppure il film Coco Avant Chanel dedicato alla stilista che ho visto ieri sera un po' per caso e per regalo mi ha sorpreso per la sua misura equa di celebrazione e narrazione. L'agiografia era il passo semplice che il regista ha evitato. C'è una coppia di attori bravissimi. La Tautou è innamorante oltre che all'altezza del ruolo (non agiografico, ripeto, titanico, santificante) che sceglie il regista. Benoît Poelvoorde è ancora più bravo, un vero concentrato di buona recitazione, di gamma espressiva, di buona salute attoriale. Mi rendo conto che di questi tempi, visto il film, ci sarebbe da parlare quasi solo di CORALINE ma possiamo pure darci appuntamento a un'altra volta. D'altronde quello è un successo annunciato (anche se di debole scrittura pure se di Neil Gaiman non si può che dire bene).
|