Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ora, se mi segui nel discorso, ti faccio vedere come si precipita. Ora, se mi segui, ti faccio vedere come si cade in una buca senza riuscire a rialzarsi. Ora, se vieni con me, ti faccio vedere come si sopravvive dormendo 11 ore in 3 giorni. Ora, se ti fidi, ti faccio stare male di un male che dopo starai meglio. Ora.
Altre vite insieme a te.
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Ieri ho visto il film di Ozpetek e non mi è dispiaciuto. Dopo due o tre film ampollosi e iper-retorici il regista italoturco sembra essere ritornato (pur nelle mosse di film di sentimenti e quindi al brivido del sentimentalismo) alla misura più moderata di Fate Ignoranti. A proposito del quale domenica la mia casa sembrava l'appartamento fluttuante di quel film e non c'è dubbio che fossi io la più fata e il meno ignorante. E questo la dice lunga sul resto. In un viavai in crescendo di bisogni e generosità abbiamo messo alla storia piante e persone e le parole che non passano. Neanche quelle che non diciamo. E sono tante quelle che non diciamo. E' strano (ed è casuale) che in questi giorni una delle espressioni che ho usato di più è stata proprio "mina vagante". Per quel che riguarda il test propostovi giorni fa non ho le soluzioni né i punteggi, né i profili e questo rientra nella mia sfrenata necessità d'inganno. Di cui, qui, mi pento. per quel che serve.
E comunque il film di Ozpetek, Mine vaganti, finiva così, con questa canzone di Patty Pravo, Sogno.
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Di Carvelli (del 30/03/2010 @ 12:10:16, in diario, linkato 1071 volte)
Voci del verbo "bere". Del verbo "bere bene". Non troppo, non troppo poco. Buono. Scegliere una buona bottiglia e raggiungerla tutte le volte che senti. Come la statua di un santo, come una foto di famiglia, di una figlia. Ma senza adorazioni inutili. Senza essere baciapile. E poi. Poi quello che ci pare. Quello che ho bevuto ultimamente.
Di Carvelli (del 30/03/2010 @ 12:35:18, in diario, linkato 1006 volte)
Ha sessant'anni. Ieri parlava con una signora di una settantina d'anni ma non ho fatto il calcolo preciso. Era una signora dall'aria triste che aveva iniziato a raccontare di una vita incentrata sul marito. Conosciuto a 12 anni, spostato a 16. Poi a 23 anni già 2 figli. Mi sono perso nei numeri. Ma era in nero e scontava la morte del marito. La vita si è fermata, mi è sembrato di sentire. La signora, quella da cui sono partito, non ha detto una parola. Hanno parlato delle donne. Del fatto che prima era difficile vedere alcunché e ha citato la frase di un vecchio in televisione che aveva detto (testuale) "che vedere una coscia una volta era un'emozione". Loro concordano io...Bah. Ritorno alla signora, dunque. Oggi me la trovo davanti. Mi guarda. Sorride. Io sorrido. Vuole parlare, lo capisco. Ma ormai ho contezza (vi piace la parola?) delle matinee fisioterapiche e così mi preparo alla disamina ortopedica. Che infatti inizia. Poi si perde nel racconto delle difficoltà della casa, del fatto che perde mezza mattina "qui dentro" che torna e il marito che "ora sta dormendo" vuole il pranzo pronto. Le operazioni, il gesso, la casa che era un disastro e lui non le offriva neppure la consolazione di una donna di servizio. Poi piange mi si avvicina e mi chiede di abbracciarla. Lo faccio. Ma sono costernato. La donna è dimessa, vestita all'antica con pantaloni larghi e scarpe fuorimoda. Tutto è fuorimoda, invero. Il taglio dei capelli, gli occhiali. Tutto. Tutto splende su di lei l'idea di una moglie innamorata e legata al marito. E invece: "solo il conforto della religione mi rimane" e mi abbraccia e piange. Ed è come un finale a sorpresa e un po' tragico. Che finisce con un sorriso. Tanto basta. Stanotte è morto Nicola Arigliano.
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Di Carvelli (del 31/03/2010 @ 14:14:26, in diario, linkato 2409 volte)
“Ascolta. Più sono gli uomini che hai avuto e più ti amo. Capisci quel che voglio dire?” “Perfettamente”.
“Odio la purezza, odio la bontà! Voglio che la virtù non esista in nessun luogo, e che tutti siano corrotti fino al midollo”.
“E allora, caro, dovrei essere proprio il tipo che fa per te, perché io sono corrotta fino al midollo”.
“Ma ti piace? Non sto solo dicendo se ti piaccio io, voglio sapere se ti piace fare l’amore in quanto tale”.
“L’adoro”.
Era soprattutto questo che voleva sentirle dire. Non il semplice amore per una persona, ma l’istinto animale, il desiderio indifferenziato, nudo e crudo.
Sto leggendo 1984 di Orwell.
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