Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Giorni fa sul New Yorker ho trovato una vignetta. C'era Superman o giù di lì (su di lì). C'era un Supereroe, comunque, seduto sulla chaise longue di un anziano psicanalista dall'aria austera. La frase sotto diceva più o meno (cito a memoria e traduco come posso) "Io sono reale ma non posso dire la stessa cosa di lei". Mi risulta molto difficile di questi tempi sia in esterna che in interna capire cosa è reale e cosa no. Cosa è straordinario. Ci provo ora. E' reale sentire i cattivi odori, mangiare, sudare, lavarsi i denti, sanguinare, sentire l'acqua troppo fredda o troppo calda sulla pelle sotto la doccia, bruciarsi al sole E' irreale il dolore, il vento, il caldo, parlare, ascoltare, pensare che è tutto finito, che non puoi fare più nulla E' straordinario piangere, ridere a crepapelle, pensare che stai pensando (ma non saperlo dire né saper dire a cosa), scoprire che stai sentendo qualcosa che non sai dire, provare a dirlo, rinunciare, essere guardati in un certo modo (già...quale modo?), asciugarsi al sole
Concerto molto suggestivo ieri al Circolo degli artisti di Bobo Rondelli. Sudore e risate. Sudore soprattutto. Malinconia, struggimento avanti a tutto. Rimango sempre colpito quando nelle versone trovo parti più o meno (più o meno) equilibrate di ironia e malinconia. Di ironia e autoironia, pure, come una specie di attitudine al tiro, un tiro a segno non doloroso o mortale che è capace di più bersagli.
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Di Carvelli (del 09/06/2010 @ 08:32:57, in diario, linkato 1210 volte)
Due sogni.
1 Un omaccione barbuto pota un mio cedro sfilando delle foglie con un coltellino. L'albero è nano. Lui è enorme. Il ramo si fonde con il frutto come se ne fosse un'escrescenza.
2 Una regista famosa (che non conosco personalmente) mi telefona per avvisarmi che il suo documentario su un regista molto famoso, un vero mostro sacro del nostro cinema, non potrà essere programmato in una serata a cui anche io dovevo andare perché lui versa in pessime condizioni per il suo solito problema con la schiena. Non faccio nomi ma tutto è molto realistico.
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RAGAZZO PRODIGIO
Sono cresciuto ricurvo
su una scacchiera.
Mi piaceva la parola scaccomatto.
I miei cugini avevano un'aria preoccupata.
Era una piccola casa
vicino a un cimitero romano.
Caccia e carri
scuotevano i suoi vetri.
Un professore di astronomia in pensione
mi insegnò a giocare.
Doveva essere il 1944.
Quasi tutto lo smalto era saltato via
dai pezzi neri.
Mancava il Re bianco
e dovette essere sostituito.
Mi hanno detto ma non ci credo
che quell'estate ho visto
uomini impiccati ai pali del telefono.
Ricordo mia madre
che mi bendava spesso.
Aveva un modo spiccio d'infilarmi
la testa sotto il suo soprabito.
Anche negli scacchi, mi disse il professore,
i maestri giocano bendati,
i grandi su diverse scacchiere
contemporaneamente.
Di Carvelli (del 04/06/2010 @ 15:42:03, in diario , linkato 621 volte)
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