Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Dicono che sono sempre la stessa ma non mi va bene. Si dovrebbe sempre riuscire a cambiare. vero o falso o
Nessuno può salvare nessuno. Ognuno si perde e si salva da solo. vero o falso o
Non discriminare vuol dire apprezzare sempre le differenze degli altri. vero o falso o
Quattro parole che userò
LENTICCHIE SCIVOLARE PIANO ORA
Quattro parole che non userò
SUGNA VALLETTA MALINCONIA BALERA
Mi accorgo che c'è un tratto che mi è particolarmente caro nei libri che leggo ed è quello che Jean Rousset chiama suite a una voce. E così la spiega: "La suite a una voce: una sola persona scrive, di solito a un solo destinatario". Come dovremmo chiamarlo? Romanzo confessionale? Romanzo confidenziale? Non so. So invece che non è importante se quell'io coincide con l'io di chi scrive. Ma chi siamo? Siamo io? Siamo noi (tanti)? Siamo quello che vorremmo essere? Vi/mi sto facendo troppe domande.
Nel libro di Forest di cui negli ultimi giorni il racconto ultimo è dedicato al fotografo post-atomica di Nagasaki, Yamahata Yosuke. E vi segnalo che a breve uscirà un'intervista da me fatta a una esperta di icone, L'intervista uscirà nel prossimo numero di Buddismo e Società. Ne riparleremo.
Finito di leggere Sarinagara di Forest (Alet). Mi commuove un punto molto bello in cui si parla del grande romanziere giapponese Soseki. Lo scrittore, come Forest, ha perso un figlio e assiste al comprensibile (si può davvero comprendere?) deliquio della moglie. La donna distrutta dal dolore (che si rinnoverà ad ogni successivo parto) si abbandona a pensieri di follia e di audistruzione. E allora - ecco la cosa che mi ha commosso - Soseki che fa? Lega la fascia del kimono alla fascia del kimono della moglie quando va a dormire, per essere sicuro di un avere un avvertimento qualora la donna si fosse alzata in preda al suo dolore durante la notte.
Potevamo essere felici. Potevamo fare un bel po' di cose insieme: andare al cinema, fare tardi, dormire a lungo, svegliarci presto per partire, comprare il quotidiano di sera quando ormai è tardi, andare al cinema al primo spettacolo, fare due volte la macchina del caffè, controllare le offerte sui depliant e poi comprare le cose più costose. Potevamo andare alla stazione senza dover partire. Potevamo leggere lo stesso libro in due. Potevamo sentire la stessa stazione radio in due stanze diverse. Potevamo fare tante cose. Possiamo farlo ancora.
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