Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
OCCHIROSSI, COMITATO NOMORTI SUL LAVORO e COMITATO DI QUARTIERE PIGNETO-PRENESTINO presentano: "RACCONTARE LA CRISI COMINCIA DA UNO SGUARDO" mostra fotografica dedicata ad Antonio Salerno Piccinino
Domenica 27 marzo 2011 CASA DEL QUARTIERE Via del Pigneto, 22 (Ex Serono)
Se l'unica lente per leggere il presente è la visione dei media su collasso finanziario, crack, crisi dei mercati, licenziamenti, cassa integrazione, esuberi, disoccupazione, noi abbiamo voluto coinvolgere tutte e tutti in una narrazione diversa della crisi in cui siamo immersi. Lo abbiamo fatto attraverso il linguaggio della fotografia e del video, allargando poi l'invito anche a scrittori e scrittrici. Attraverso il blog narratingcrisis.org stiamo raccogliendo le foto e gli scritti di chi vuole raccontare le proprie esperienze di vita in costante equilibrio precario. Dentro e oltre la "crisi", un modo per incrociare sguardi diversi su una condizione di vita che ci accomuna. Il 27 marzo 2011, presso la CASA DEL QUARTIERE, via del Pigneto 22, presenteremo le foto raccolte sul blog, un reading di testi inediti ispirati alle fotografie e "IN-PrecaVideo: interviste precarie in tempi di crisi".
ROVESCIA LA CRISI, ALLARGA IL TUO SGUARDO! Invia la tua foto al blog: http://narratingcrisis.org
Prime adesioni al contest di scrittura: giulia alberico, cristina ali farah, ivan arillotta, giosuè calaciura, lanfranco caminiti, roberto carvelli, giuseppe casa, elisa davoglio, anton de guglielmo, erri de luca, duka, tommaso giagni, luigi lorusso, marco mantello, monica mazzitelli, giusi palomba, marco philopat, christian raimo, giovanna paola soriga, carola susani. ----------------------
PROGRAMMA DELLA GIORNATA dalle ore 11:00 apertura della mostra dalle ore 17:00 presentazione del progetto, reading degli scritti, proiezione di “IN-PrecaVideo: interviste precarie in tempo di crisi”, incursioni musicali e aperitivo.
INGRESSO LIBERO
Nei miei post sempre tanti refusi. Velocità, poco tempo, disattenzione: le possibile cause. Ma anche tanti vuoti. per cui prciso a proposito del film della Coixet di cui già nei giorni passati. C'è una scena molto bella che è quella in cui lei inizia a raccontare in terza persona (attribuendo a un'altra con lei l'episodio delle ferite subite dai soldati) e contemporaneamente si toglie la camicetta e noi (lui accecato non può) vediamo che la persona di cui parla è lei (vediamo le cicatrici) e prende la mano di lui e la passa su quei segni di coltello. E lui scoppia piangere. E' una scena bellissima. Davvero ben costruita. L'altra cosa che volevo dire è che quello che rende possibile l'incontro di queste due persone diversamente ferite (lui non si perdona di aver tradito un amico corteggiando la moglie ed è reso invalido dall'incidente/ lei porta il segreto delle ferite di guerra e della sua sordità) è appunto il fatto di trovarsi al cospetto dlle ferite altrui. Come se si riconoscessero attraverso un comune destino fatto di dolore e di segreti. Oltre al vantaggio di sapere di non essere vista e quindi giudicata (lei), e la diversa diminuzione di lui (non vedere e quindi nascondere il suo dolore a se stesso, cancellarlo, rimuoverlo).
Le persone a me più care sanno di questo curioso aneddoto che qui sussumo. Il mio capo ci invita a pranzo e ci chiede quale sia il libro che abbiamo sul comodino. E io ho questo sopra (prestito della persona che allora mi voleva bene). E attendo, trepidante ma incerto, il mio turno cercando di capire quale libro dire. E me ne vengono in mente cento ma con un problema: nessuno di essi è sul mio comodino. E allora: che fare? Dire una bugia? Non è da me e così... giunto il mio turno dico "edizioni e/o in cu1o oggi no" con somma ilarità degli astanti. Il libro è bellissimo (un prosimetro non voluto o una raccolta di cose varie di Jana Cerna). Bellissima la poesia che ripubblico qui in versione censurata (la pagina corrispondente del mio blog alcuni server la oscurano). Buona lettura.
In cu1o oggi no mi fa male E poi vorrei prima chiacchierare un po' con te perché ho stima del tuo intelletto Si può supporre che sia sufficiente per çhiavare in direzione della stratosfera
La cosa dovrebbe essere bella. A rigore è un fatto bello ricevere una telefonata così. Per molti dovrebbe essere bello se la persona che te la fa è bella e bella sta per tante cose. Ma lui è preso dall'angoscia. Pur non dovendo dire nulla. Pur non essendo chiamato a dover approvare o altro. E così chiama una persona che conosce appena per raccontaglielo perché dice "sei alta 1e78 che è come dire 1e80 con un po' di pudore, perché vivi in un'altra città e non ti rivedrò mai più". Ma non cambia granché e l'angoscia permane.
Sentendo questa storia ho ripensato al film La vita segreta delle parole (senza entrare nel merito artistico del film che comunque è bello anche se la Coixet che è quella de La mia vita senza me è brava ma rasenta spesso la retorica). Nel film due persone si trovano vicine grazie a uno scollamento. Lei ha un dolore addosso ed è sorda. Lui ha perso la vista in un incidente su una base petrolifera. Lei accudisce lui e il gradino sensoriale tra i due crea l'occasione più facile per l'incontro. Come se solo questa debolezza fosse il passaggio possibile per il travaso delle loro emozioni. Coem se l'amore necessitasse di una diminuzione alm,eno da una parte. Poi ho ripensato a una frase letta di recente sulle domande di repubblica donne: siete pronti per l'uso?
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