Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Dialogheremo sul pensiero buddista sull'ambiente che è condensato nel principio di esho funi. Molto semplicemente: l'io è l'ambiente sono due ma non due. Ovvero sembrano essere duali nella sostanza fenomenica, per come si presentano, ma sono più profondamente uniti, correlati, per quello che sono. Da qui discendono ovviamente un insieme di comportamenti interdipendenti.
Il mio benzinaio di riferimento si chiama Alcesti. In realtà è più di un benzinaio. Mettere i miei dieci euro di benzina diventa più che un abbeveraggio, un vero e proprio scambio di punti di vista sulla vita. La visione di Alcesti è decisamente open mind. Oltre la pompa. Oltre il recinto del suo gabbiotto. Oltre il via vai di macchine che attraversano il suo spazio. Penso a quanto si impara dallo stare fermi un posto. Guardare al mondo che passa. Anche io oggi sarei voluto stare fermo a un angolo della strada a vedere passare il mondo. Entrare e uscire dal gabbiotto. Scambiare due parole con qualcuno. Dire la mia. Ascoltare la loro. Tutto qua.
Elena ha chiesto una tavola da stiro. Che pretese! Ho pensato che questo voglia dire qualcosa in una casa. Sì ma cosa? Che è più casa? E' un tocco femminile? La prova di un'efficienza? La tavola da stiro deve essere per la casa come l'attrezzistica per un bodybuilder. Un'articolazione, una specializzazione. Tutte cose che con la mia vita hanno poco a che vedere. Con la mia vita hanno a che vedere: l'imperfezione, l'approssimazione, la disorganizzazione e l'amore. L'amore soprattutto. L'amore in senso lato. Perché c'è un senso lato dell'amore. Almeno per come la vedo io, la vita. E l'amore.
Letti disfatti
Amano le stanze ombreggiate, le carte da parati consunte, le crepe nel soffitto, le mosche sul cuscino.
Se ti viene la tentazione di allungarti, non essere sorpreso, non farai caso alle lenzuola sporche, al raschio delle molle arrugginite mentre ti metti comodo. La stanza è un cinema buio dove si proietta una pellicola sgranata in bianco e nero.
Un'immagine sfuocata di corpi svestiti nel momento della dolce indolenza che segue all'amore, quando il più malvagio dei cuori arriva a credere che la felicità può durare per sempre.
Charles Simic
Venerdì pomeriggio. Qualcosa mi suggerisce di incontrare per un the una mia amica. In realtà è una persona che ho visto forse una decina di volte in tutto e con cui ho parlato tre. Ma recentemente lei mi ha detto delle cose, io ho sentito di dovergliene dire altre, lei lo stesso finché siamo arrivati a questo the. Un the (verde) anche buono, un the acquistato da poco sfuso. Al di là del the resta una domanda. Ma quest'impulso a "chiarirsi" si può definire sensato? Ha un perché pensare di riuscire attraverso i propri parlamenti a cambiare il punto di vista di un altro? O solo a farlo rivedere, a influenzarlo? E perché poi? Per affermare una propria (propria) verità? Oggi penso che chiarirsi è un verbo che pecca di ottimismo o manca di reciprocità. Delle due l'una. Non è pessimismo quello che mi spinge né critica altrui. Anzi da ora in poi quando sentirò l'impulso tutto mio a "chiarire" me ne guarderò bene. Almeno con gli altri. In definitiva le cose rimangono sempre come sono. Per ognuno. E forse non ci siamo neanche chiariti noi.
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