Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Sabato ho preparato un po' di marmellata d'uva bianca. Ho meglio del mosto cotto. Barattoli totali 4 ma grandi. Ecco le mie piccole fortune della casa con giardino (e alberi). E non finisce qui. Farò altra marmellata appena troverò delle mani in più per sbucciare acino acino, buccia buccia, seme seme. Poi ho letto molto e le due cose mi sono sembrate collegate. Uno il libro di Scharpf di cui già detto (e altro dirò ancora) e Kazantzakis (Zorba) che rimando a domani. Anche se avevo due uscite in predicato mi è piaciuto rimanere a fare queste cose di casa. In particolare il libro si è rivelato un compagno prossimo. Come quei libri che ti satnno al fianco in amicizia. Qualcosa che mi ha ricordato i libri per ragazzi o i libri-esperienza come Walden.
Uppercut n. 38
giù sotto nella stazione duomo verso la linea 3 un ragazzino suona una cantata di bach con un piano-flauto giocattolo da due lire. e allora so che il mondo sta in piedi grazie a lui a quest'esile melodia che ora sento alle spalle a quelli che sentendola qualcosa allo sguardo gli sale ben su mica di certo per gli applausi dopo un'opera diretta da muti agli arcimboldi o cos'altro
POSTILLA EDITORIALE: Sharpf è bravo in questi Uppercuts 1 e 2 (meglio l'1). Fulmineo, graffiante o lapidario. Mette a tasselli delle immagini interiori, esteriori, ricordi, con grazia e facilità. Ironia e sentimento. Il titolo (non Uppercuts, d'accordo, per distinguersi dal primo, ok) però non rende. Perché La durata del viaggio dell'oliva dal martini cocktail spezza un verso male. L'editore - uno degli indiscutibilmente più meritori del talentaggio italiano, la Pequod - pecca però nella lettura delle bozze lasciando troppi refusi per troppe poche pagine. Troppe soprattutto in relazione alla poesia che, si sà, è fatta di poche lettere e molto bianco. In quel poco errare è davvero diabolico. Almeno quanto il perseverare.
Ieri ho finalmente consegnato le mie due schede con la raccolta punti di un supermercato. Ieri ho scoperto che il ritiro terminava sabato. Ho ripreso le mie due shede e...
il tempo. il denaro. e, quel che è peggio, la vita. sprecare, senza poter riciclare, è grave almeno come uccidere. è presuntuoso, ne convengo, ma se stava a me lasciare dei comandamenti ce lo mettevo sicuro. non sprecare.
Di Carvelli (del 29/09/2011 @ 08:55:55, in diario, linkato 1202 volte)
"Perché anche la tua signoria è come me, ma non lo sa; anche tu hai un diavolo dentro di te, ma non sai ancora come si chiama. E poiché non sai come si chiama, ti senti soffocare; battezzalo, padrone, e ti sentirai meglio".
Così Zorba al suo "padrone". Sto leggendo Zorba il greco di Nikos Kazantzakis (nella meritoria prima traduzione dal greco di Nicola Crocetti che ne è anche editore). Non so se avete l'idea della grandezza di questo autore che ora Crocetti si appresta a consegnarci in traduzione pescando nel bacino immenso della sua grandiosità multilingue e multioperosa. Una statura intellettuale e morale di larghezza insospettabile qui da noi che lo conosciamo anche per mezzo del film, bello (il regista Cacoyannis è morto purtroppo questa estate). Io aspetto con brama Ascetica.
Fatevela. http://it.wikipedia.org/wiki/Nikos_Kazantzakis
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