Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Nel reportage su Davos Emmanuel Carrère scrive: "Alle tre del mattino, tuttavia, davanti a un bar un gruppo di giovani banchieri festeggia la decisione di creare insieme un hedge fund - il genere di cose che fanno i giovani banchieri quando sono ubriachi".
Di Carvelli (del 12/02/2013 @ 10:28:09, in diario, linkato 1114 volte)
Sto leggendo il bellissimo Scale d’acqua (Kolibris edizioni) di Inger Christensen e presto ve ne parlerò. Cito una poesia dalla raccolta.
La fontana di piazza Farnese potrebbe essere stata costruita da Girolamo Rainaldi nel 1628. Ma non c’è la certezza.
Piazza Farnese sta dove sta perché Palazzo Farnese sta dove sta. In realtà ci sono due fontane. Sono uguali.
Io vado in giro per la piazza.
Una Jaguar rossa cammina lungo i palazzi in cerca di qualcosa.
Il sole splende. L’acqua e la vernice della Jaguar rossa riflettono la luce.
Traduzione di Bruno Berni
Di Carvelli (del 13/02/2013 @ 10:05:12, in diario, linkato 1047 volte)
Camminare rasente i muri Diventare esperti di rimedi Valutare opportunità da escludere Rimpastare tutto
Un mio amico mi ha prestato un libro (Io e il cibo - Gambero Rosso) di interviste sul mangiare a scrittori - più o meno solo a loro - italiani e stranieri. Interviste poi messe in forma di intervento. In particolare mi piace quella a Erri De Luca che, in queste cose, riesce molto bene. Ha un modo di declinare il tempo personale, la storia e l'intimità - spesso domestica - in una forma compiuta e coinvolgente. C'è meno penna che altrove e giova all'intensità dello scambio col lettore. Nel suo pezzo ispirato all'aglio si mangia qualcosa per averlo visto fare a qualcun altro. Per impararne il sorriso come se nel mangiare fosse contenuto uno scambio simbolico. Si smette di cucinare una cosa o di gustarla per non perdere il ricordo della persona che ce la preparava. Anche bere e bere molto diventa un brutto esercizio per il ricordo di cose brutte. E bisogna ritrovare il modo per farlo ritirando fuori tutto il bello che c'è. Nel pezzo di Giuseppe Pontiggia c'è l'invito al mangiare in luogo dell'insipido degustare. E, in quello di Valerio Magrelli, l'esagerazione rabelaisiana. Quella che non fa ingrassare ma crepitare sotto il peso del troppo e poi caracollare come implodendo.
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