Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Tu non mi ami come io ti amo Tu mi ami se io ti amo Mi riami e non è sano Non mi ami tu da solo Tu mi ami in controsterzo C'è bisogno del mio sforzo Ed è per questo che ti sferzo
Con bella scrittura, piuttosto in alto, a destra, ha scritto i loro due nomi "A Irene e Gigi," e poi sotto la sua firma. Due iniziali non troppo maiuscole come chi sa la proporzione delle cose. Pur non essendo un grafologo mi viene da tentare un'analisi e mi rammarico delle mie volute enormi iniziali e poi i caratteri sproporzionatamente piccoli come di un'espansione di io che subito intimidisce, come un fuoco di paglia. Ho incontrato questo libro all'usato. E' un libro di cui sapevo. Sapevo che mi sarebbe piaciuto o così ho pensato dopo aver letto un'anticipazione su un quotidiano ma poi pochi soldi e nulla. Ora è mio. Alla metà. Metà dei soldi e metà del possesso perché in testa al librino smilzo rimane una traccia di possesso. Irene e Gigi. Chi saranno? Perché avranno venduto questo libro? Ci sarà un atto d'amore e un successivo atto di disamore dietro a dedica e vendita? O forse nulla, un mero calcolo, un affare. E sarò il secondo il terzo o più ad aver letto queste pagine (il libro mostra tracce di piegatura)? Mi piacciono i libri usati. C'è sempre qualcosa che ne arricchisce la lettura come il casuale abbandono di una foto bellissima e giovane di Valeria Golino completamente nuda (chissà perché lasciata lì in mezzo), una foto di una foto (poco ufficiale come quelle dei divi anni Ottanta che i ragazzi compravano nei negozi di fan). Come immaginavo il libro mi piace e si candida a diventare una di quelle letture fortunate, casuali e durevoli. Precedute da una sola sensazione positiva che poi la lettura conferma (I primi racconti di Marco Drago e quelli di Silvia Magi, Cirlè di Vito Bruno, due su tre sono libri Feltrinelli). Il libro della Lisa Ginzburg Colpi d'ala (è anche questo un Feltrinelli, uno di quelli garantiti al limone come era una volta, talvolta succede ancora ed è felicità, talvolta) si apre con un esergo da Rilke. Che è bello ed è questo: "Perché, se c'è una colpa, è questa: non accrescere/ la libertà della persona amata offrendole/ tutta la libertà che in noi matura". Ed è una massima da passeggio, da asporto. Nel libro ci sono almeno due racconti perfetti: Cucciolo Argo e Occhi gialli. Due racconti che hanno una grande grazia e una loro perfezione. Ma la grazia è ovunque...forse ho incontrato una sola parola che avrei cambiato ma è un'acqua in cui mi sono tuffato spesso quella di questo libro proprio come ci si immerge in una vasca calda d'inverno (lì è stato letto il primo racconto) o al lago d'estate (lì si immergono i protagonisti del primo racconto). Vorrei dire molto di più. Vorrei. Invece dico solo che un libro a volte a questo serve: a far maturare in noi più libertà nella speranza di poterla far fluire verso gli altri con quello stesso flusso che ci ha rinfrancato. Un colpo d'ala.
"Il più delle volte scrittori non si nasce. Non potrebbe essere altrimenti. La scelta di passare ore immobili, costretti in una sedia, accumulando parole su fogli di carta, cercando di far combaciare fatti che non sono mai accaduti, entrando nella testa di persone che non esistono, ha qualcosa di innaturale". Così Tommaso Pincio iniziando la recensione de "l'uomo del banco dei pegni" di Wallant (Baldini&Castoldi)
Di Carvelli (del 16/02/2007 @ 10:24:33, in diario, linkato 1397 volte)
Due raccolte di racconti. Tutt'e due belle. Tutt'e due scritte da autrici donne. Tutt'e due esplosive nel racconto del reale. Del nuovo felice ritorno alla narrativa di Carola Susani non avevo parlato per distrazione e mancanza di tempo. Ho letto questo libro in giorni dolorosi e affaccendati e quindi è finito in una sacca del cuore un po' triste e lì è finito per rimanere. Anche se con amicizia. Anche se con ammirazione. Mi piace ora leggendo il racconto che dà il titolo alla raccolta (Pecore vive) che era l'unico rimasto indietro nella lettura che si parla di quello che ho vissuto in quei giorni in cui lo leggevo. Corsie, ospedali, portantini, pigiami. E mi piace scoprire che di tutti è forse il racconto migliore. Anche se mi era piaciuto pure Cinderella. Che tipo di scrittrice è Carola Susani non so dire. Lascio ai critici la complessità e il giudizio. Per me tengo la bellezza di questa lettura e l'idea di costruire un percorso di letture, tematico. La prossima volta che vado in ospedale me lo rileggo questo racconto e lo stesso faccio se cambio orientamento sessuale avendo pensato che Appartamenti della Lisa Ginzburg sia uno dei racconti letti sull'omosessualità più profondi e intensi. Anche se parlo da estraneo, anche se sto lì di lato. Anche se in fondo (e ritorno a Pecore vive di Carola Susani) spero di non avere mai un tumore e di rendere felici i miei e - per quanto posso - i vostri giorni. Ciao.
Di Carvelli (del 16/02/2007 @ 13:03:02, in diario, linkato 2790 volte)
Traduttese
Dall'intervista a Giuseppe Antonelli, italianista e autore di Lingua ipermedia. La parola di scrittore oggi in Italia, Manni Editori 2006, pubblicata su Stilos e riportata sul sito della casa editrice:
l consolidamento di un italiano che lei definisce «neo-standard» va anche nella direzione di una maggiore volontà, da parte degli autori, di essere traducibili? Che ragioni ha?
Oggi la stagione della lingua ipermedia è già finita. Casi editoriali –prima che critici– come Non ti muovere, Vita o, da ultimo, Con le peggiori intenzioni sembrano preludere a un ritorno all’ordine: romanzo benfatto, intreccio, personaggi e lingua tradizionale. Se si guarda alle classifiche, la sensazione è che il punto di riferimento stia diventando la lingua corretta, scorrevole, pacatamente brillante o moderatamente letterata delle traduzioni. Oggi la narrativa italiana vende di più, ma sempre più spesso la sua scrittura somiglia a quella dei libri stranieri così come li conosce il pubblico. Gli editori l’hanno capito e mi sembra di avvertire –nell’editing e prima ancora nella selezione dei testi– una forte spinta all’omologazione sul «traduttese».
Di Carvelli (del 19/02/2007 @ 09:33:20, in diario, linkato 1481 volte)
Così.
Inizia così. Con questa canzone di Bobby Womack - Across the 110th street. Per chi l'ha visto e per chi non l'ha visto inizia così il film di Tarantino, Jackie Brown. Che anche se... per me è uno dei suoi film più perfetti. Anche se, dicevo, ci sono Pulp fiction e Le iene alle spalle e un doppio Kill Bill all'orizzonte è uno dei suoi migliori film. Con un'ottima Pam Grier (oggi siamo un po' in un'atmosfera afro power) in uno dei ruoli femminili più sfaccettati che il genere ricordi anche se a Tarantino dare ruoli sfaccettati alle sue attrici sta a cuore. E che è un film noir ok lo so eppure mi è venuto da pensare a certe atmosfere di un libro che giorni fa ho mancato di citare tra i libri (di racconti) d'affezione: L'amore degli adulti di Claudio Piersanti. C'è come l'aria di qualcosa che deve cambiare al fianco all'aria di qualcosa che forse non può cambiare ed è un'elettricità bella se uno la vive bene. E a me interessa pensarla. Quali sono le tue fantasie? (è la domanda che vorrei evitare sempre come se annullasse il fatto stesso di possederle, il dirle). Senza dirlo/e è quest'atmosfera che mi fa provare una scossa. L'età, la ripartenza, la fine e il cominciamento.
Di Carvelli (del 20/02/2007 @ 08:50:59, in diario, linkato 1664 volte)
Di Carvelli (del 20/02/2007 @ 15:15:45, in diario, linkato 1441 volte)
Lo so che è un po' scorretto. Che è come ascoltare uno standard o un pezzo a effetto della produzione di un autore di evergreen o un hit... che, insomma, è come giocare sporco, essere troppo assertivi, dare ragione senza pensarci a chi vuoi favorire, essere adulatore di chi vorresti amare o riconquistare, cose così...Lo so, ma è come quando alle volte ti prende la voglia di risentire quel motivetto che fa così...
AMORE A PRIMA VISTA (di Wislawa Szymborska)
Sono entrambi convinti che un sentimento improvviso li unì. E’ bella una tale certezza ma l’incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono che non sia mai successo nulla fra loro. Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi dove da molto tempo potevano incrociarsi ?
Vorrei chiedere loro se non ricordano- una volta un faccia a faccia forse in una porta girevole ? uno “scusi” nella ressa ? un “ha sbagliato numero” nella cornetta ? - ma conosco la risposta. No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere che già da parecchio il caso stava giocando con loro. Non ancora del tutto pronto a mutarsi per loro in destino, li avvicinava e allontanava, tagliava loro la strada e soffocando un risolino si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali, che importa se indecifrabili. Forse tre anni fa o il martedì scorso una fogliolina volò via da una spalla a un’altra ? Qualcosa fu perduto e qualcosa fu raccolto. Chissà, forse già la palla tra i cespugli dell’infanzia ?
Vi furono maniglie e campanelli su cui anzitempo un tocco si posava su un tocco. Valigie accostate nel deposito bagagli. Una notte, forse, lo stesso sogno, Subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti è solo un seguito e il libro degli eventi è sempre aperto a metà.
Di Carvelli (del 22/02/2007 @ 09:38:18, in diario, linkato 1341 volte)
Milioni di insetti ci fissano, piccole tarme rosicchiano silenziosamente il legno su cui mangiamo, mosche e zanzare volteggiano nelle nostre stanze, formiche fanno gallerie sotto di noi, uccelli ci volano sulla testa, gatti si acquattano in attesa della nostra uscita, topi scorrazzano liberamente intorno ai nostri sonni ignari.
Di Carvelli (del 23/02/2007 @ 09:59:58, in diario, linkato 1392 volte)
"Navigo in pessime acque, Utterson; mi trovo in una posizione penosa, sì, una posizione strana, molto strana. Una di quelle che non si raddrizzano a parole". Leggo questa frase da Stevenson IL DOTTOR JECKYLL E MR. HYDE (lo leggo nella versione di Barbara Lanati, edizione Feltrinelli). Leggo questa frase e mi si salda perfettamente in un unico pensiero. Penso a come è detto bene quel "una di quelle che non si raddrizzano a parole". Chissà in inglese. Controllerò. E' vero che esistono situazioni su cui le parole non possono nulla. Non possono campire le tristezze o le penurie. Non possono disegnare futuro. Né raccontarlo, sia pure con doti fantastiche. Non possono anticipare soluzioni. Né conclusioni. Ci sono cose che non si raddrizzano a parole.
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