Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 06/04/2009 @ 15:09:23, in diario, linkato 2706 volte)
Linko un articolo di Massimo Gramellini che avevo letto qualche tempo fa...
L'uomo che guarda di Massimo Gramellini
Non riesco a togliermi dagli occhi l’immagine di un signore sui quarant’anni che ho incrociato all’ingresso di un centro commerciale. Mi hanno detto che sta lì tutto il giorno, da quando ha perso il lavoro. Arriva la mattina presto e si piazza davanti alle vetrine, ricolme di beni di consumo che non può, o non osa, più comperare e che per lui rappresentano il misuratore della felicità: così gli avevano insegnato. Di solito sono i pensionati quelli che guardano. Si fermano in mezzo alla strada per seguire la manovra di un’auto che tenta un parcheggio in retromarcia, nella segreta speranza di assistere allo scempio di una fiancata. Oppure trascorrono il pomeriggio davanti a un cantiere per controllare i movimenti degli operai. Quel disoccupato si sente già un pensionato. Guarda la vetrina perché non riesce più a vedere il futuro. Quando chiesero a Wayne Gretzky, miglior giocatore di hockey su ghiaccio di tutti i tempi, quale fosse il segreto del suo talento, rispose: «Pattino sempre verso il punto dove finirà il dischetto, invece che verso quello dove si trovava prima». La crisi mondiale è il dischetto che si muove. Ma noi dove stiamo guardando? Si diventa vecchi quando la nostalgia prevale sulla speranza e i rimpianti sui sogni. E sempre più spesso si diventa vecchi da giovani, benché non ci sia niente di più triste. Mi vedo riflesso in uno specchio del centro commerciale: sono un uomo che sta guardando un altro uomo fermo davanti a una vetrina. Mi verrebbe voglia di andarlo ad abbracciare. Per dirgli: il dischetto si è mosso, muoviti anche tu.
www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=603&ID_sezione=56&sezione=
Everything's all right (vedi ieri).
Vorrei essere migliore. Vorrei essere più semplice. Migliore, più semplice. Migliore. Più semplice. Vorrei essere più semplice.
Dice che mi ha sognato. Prima arrivi tu e poi l'anima, dice. Anche G. mi ha sognato. Che vita notturna intensa. Pare che faccia molti viaggi nei sogni altrui. Due vite. In una me ne vado in giro. Grande attività onirica, in altro loco. Anche io ho sognato. Lei. Giorni fa l'ho sognata. Si lamentava. Si disperava. Voleva che l'aiutassi alla fine. E' già successo mi sono detto. Ero io che la sognavo. O era lei che mi sognava, che ricordava. O io, che ricordavo. Ora è tutto giusto. Ognuno sta dove deve stare e sta bene lì. Ora dormi serena.
Più semplice, migliore.
Nel sogno è su una portantina. Nel sogno è bianca, diafana. Nel sogno: soffre, si lamenta ma con la dignità di chi non piange. Di chi non ha più lacrime. Nel sogno mi chiede di finirla qui. Mi prega. Nel sogno le dico di non preoccuparsi. Le dico che andrà tutto bene. Nella realtà mi sembra questa l'ultima volta che ci parliamo. Bocca a orecchio. Dopo parlano le anime. Ecco: arriva il corpo e poi l'anima.
Stanotte ho dormito poco o niente. Prima sì, in poltrona. Poi poco. O forse niente. Volevo dormire, io. Era lui che non voleva. Gli dico: domani sarai stanco. Domani lavoro e tutto il resto ma nulla. Non ne voleva sapere. Quanta autonomia sta conquistando il corpo? Sono io che gliel'avrò concessa. Poco alla volta. Ho iniziato da un po'. Forse senza rendermene conto o forse con un po' di forzatura prendo e gli dico "fai tu". Ma che devo fare. D'altronde è così. Ognuno va dove vuole andare. Non è colpa di nessuno se lui ha un suo disegno. Un imperscrutabile desiderio di vivacità. Sono io che dovrei essere più attento. Non più permissivo. Più collaborativo. Quando decideremo di fare qualcosa insieme? Ora sono io che lo chiedo a te. Mio corpo. ' questa la prova della mia disposizione verso te.
Raymond Carver. L'ho ripreso in mano è Blu Oltremare. Ce l'ho in una vecchia edizione Pironti. Questa
L'ho ripreso in mano e ho letto una poesia (la linko qua sotto ma nella versione di Duranti per minimum fax). Ne trovo anche un'altra di poesia e mi viene un piccolo e curioso sospetto. Ma non da dire oggi o più tardi.
BONNARD'S NUDES His wife. Forty years he painted her. Again and again. The nude in the last painting the same young nude as the first. His wife.
As he remebered her young. As she was young. His wife in her bath. At the dressing table in front of the mirror. Undressed.
His wife with her hands under her breasts looking out on the garden. The sun bestowing warmth and color.
Every living thing in bloom there. She young and tremulous and most desirable. When she died, he painted a while longer.
A few landscapes. Then died. And was put down next to her. His young wife.
I NUDI DI BONNARD Sua moglie. Per quarant'anni l'ha ritratta. Un quadro dopo l'altro. Il nudo dell'ultimo quadro era lo stesso corpo giovanile del primo. Sua moglie.
Come la ricordava da giovane. Com'era quando era giovane. Sua moglie che si fa il bagno. Alla toeletta davanti allo specchio. Spogliata.
Sua moglie con le mani sotto i seni che guarda fuori in giardino. Il sole le dona tepore e colore.
Lì ogni cosa viva è in boccio. Lei, giovane e tremula e desiderabilissima. Quando lei morì, lui dipinse ancora per un po'.
Qualche paesaggio. Poi morì anche lui. E fu messo a riposare accanto a lei. Alla sua giovane moglie.
Di Carvelli (del 14/04/2009 @ 12:24:04, in diario, linkato 1264 volte)
"Waking before sunrise, in a house not my own,/ I hear a radio playing in the kitchen."
Così inizia Mesopotamia di Raymond Carver, una poesia della raccolta di cui dicevo. E così inizia La rivoluzione spiegata alle commesse che esce nel 2002 (nonluoghi) col titolo Bebo e altri ribelli. Questo libro di Carver lo compro e lo recensisco nel 1992. Quindi credo di aver letto questi versi prima di aver scritto quello o sono coevi. Poi ricodo che sono nella redazione di un piccolo giornale giovanile, satirico, una ragazza mi guarda e mi chiede "lo hai scritto tu?". Forse sapeva il mio cognome, di certo doveva saperlo e aver pensato che chi scrive sotto pseudonimo cambia un po' ma non tanto da rendersi irriconoscibile: un piccolo taglio, una semplice indolore caduta sillabica. Chissà, davvero, se ho scritto prima quell'inizio (il libro risale in realtà agli anni universitari, quindi siamo lì) o ho letto prima i versi di Carver. Lì come qui una voce lontana che arriva da una cucina. Ma la casa è una casa familiare a chi scrive nei versi nel mio libro è davvero una casa a sopresa dopo un capodanno alcolico. Una di quelle case dove si finisce per sbaglio, così accade al mio young hero Bebo. Anche lì il risveglio è abbatuffolato nei rumori di piatti al risciacquo ma si parla di cose nella cucina di Carver e il protagonista corre a sentire. Nella cucina de La rivoluzione no. Dopo ci sarà il nulla. Prima c'era ancora più niente.
Di Carvelli (del 16/04/2009 @ 09:52:53, in diario, linkato 1165 volte)
Complice l'insonnia finisco di leggere Richard Yates (due notti fa, stanotte si è dormito).
A pagina 388 leggo: "L'unico vero errore, l'unica cosa falsa e disonesta, era stata semmai quella di aver scambiato Frank per qualcosa di molto più importante. Oh, per un mese o due, tanto per divertirsi un po', poteva anche andar benissimo un giochetto del genere con un ragazzo; ma tutti quegli anni! E tutto perché, in un momento di solitudine sentimentale, tanto tempo fa, aveva trovato facile e piacevole credere a tutto ciò che quel particolare ragazzo saltava in testa di dire, e ripagarlo di quel piacere dicendo a sua volta facili, piacevoli bugie, finché ciascuno aveva finito per dire soltanto ciò che l'altro desiderava sentire - finché lui aveva detto: "Ti amo"; lei: "Davvero, credimi, sei la persona più interessante che abbia mai conosciuto".
Spengo la luce e provo a dormire. Nulla. Forse sono queste parole agghiaccianti. Forse è il tormento delle bugie. Date e prese. Forse è che so come va a finire questa storia e come ne andranno a finire altre. Forse è solo l'idea un po' devastante di quella doppia commisurata bugia. La lusinga per lei, la lusinga per lui. A ognuno i suoi punti deboli.
Di Carvelli (del 16/04/2009 @ 14:50:26, in diario, linkato 1364 volte)
Un passo dell'intervento di ieri di Daniele Del Giudice che rinuncia a concorrere allo Strega.
E poi desidero che il mio libro "Orizzonte mobile" percorra la strada che deve percorrere con le proprie forze, nel lavoro di chi scrive questo è sempre prioritario. Il libro stampato non ci appartiene più, e il nostro accompagnarlo è un po' ridicolo, come se uno pretendesse di spingere avanti ciò che è stato prima. Un premio non riconosce l'autore, serve piuttosto a far conoscere un libro che va comunque per il mondo per suo conto. E nessuno scrittore dotato di un minimo di consapevolezza affiderebbe le proprie certezze, per poco importanti che siano, al risultato di un concorso letterario; il vero riconoscimento (e il riconoscersi) si vive da sé giorno dopo giorno mentre si scrive il libro: è lì che incontriamo gli altri attraverso le parole, lì stanno le nostre vittorie e le sconfitte, ed è abbastanza facile coglierle all'istante. Allo stesso tempo desidero che quanti hanno parlato di Orizzonte mobile a proposito dello Strega, attribuendo la certa vittoria a Tizio o a Caio, trovino il tempo di leggerlo nelle brevi pause dai loro impegni. Da parte mia, auguro al Premio Strega di scegliere bene, cosa non facile nella baraonda di chiacchiere da cui è circondato; e a me stesso auguro di lavorare tranquillamente alla stesura del nuovo libro, in compagnia dei miei lettori vecchi e nuovi.
L'intervento completo qui www.repubblica.it/2009/04/sezioni/spettacoli_e_cultura/strega-del-giudice/strega-del-giudice/strega-del-giudice.html
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